Buongiorno amici. Oggi riflessione su Il fallimento…non esiste.
Il fallimento
Quante volte ho sentito purtroppo, genitori lamentarsi perché “Mio figlio/a è un/a fallito/a…non farà mai nulla nella vita”. Il fallimento.
Mamma mia, che brutto sentire queste cose da un genitore nei confronti di un figlio.
Ma siete poi sicuri che è davvero come dite voi?
Allora rispondete a queste domande. Chiedetevi…
Domande
Vostro figlio fa davvero quello che Lui desidera e lo fa solo per compiacervi?
Quello che fa è, in realtà, quello che avresti voluto fare TU alla sua età?
Se hai risposto sì a entrambe…,beh, cambia..tu.
Aspettative-il fallimento
I genitori non comprendono, in realtà, le abilità dei loro figli che, per la maggior parte dei casi, sono completamente diverse dalle loro. E quindi si creano aspettative sbagliate…soprattutto qu la sua vita.
Pensate di sapere che scuola vuole fare, che lavoro vuol fare solo perché, secondo voi, è il meglio per lui.
Ma vi siete mai chiesti quali sono le sue reali abilità? Ecco, quello che deve fare il buon genitore è accettare le inclinazioni de figli e insegnar loro a dare anima e corpo per quello che vogliono realizzare.
Ma vi lascio al piccolo video. Scaricatelo pure, senza nessun problema e guardatelo, ogni giorno se serve.
Cosa significa essere vincenti a come allenare le risorse dei ragazzi
Buongiorno amici. Oggi vediamo il perché la forza di volontà da sola non basta!
Se vogliamo davvero comprendere cosa significhi costruire una mentalità vincente e, dunque, acquisire gli strumenti più giusti per aiutare anche i più giovani, sin da piccoli, a farlo, dobbiamo partire da una premessa: non basta la sola forza di volontà! Frasi come “credi in te stesso e vincerai”, “volere è potere” e cose simili rischiano di farci sentire, o di far sentire i figli, ancora più perdenti: se davvero bastasse volere per ottenere qualcosa, chi non riesce rischia automaticamente di sentirsi inadeguato, incapace, non portato.
Non esistono strumenti magici, ma strategie che necessitano di essere comprese, costruire e allenate!
Obiettivi
Per raggiungere obiettivi e risultati servono le conoscenze e gli strumenti adeguati, impegno, perseveranza e allenamento costante.
Per sviluppare una mentalità vincente, per imparare a vincere, bisogna avere le idee chiare su quello che si deve fare e che si può realmente e concretamente fare ed essere anche disposti a lottare.
Quando lotto per ottenere le cose nel modo giusto, mi attivo e genero energia per il corpo e la mente, si verifica un’attivazione chimica che mi permette di focalizzarmi su ciò che sto facendo e sul processo, su ciò che è necessario fare per arrivare a determinati risultati. Significa essere consapevoli che non basta uno schiocco di dita, che non è immediato il raggiungimento di un determinato tipo di prestazione.
Sentirsi vincenti
Sentirsi vincenti significa attivare una chimica interna positiva che permette di essere concentrati e presenti nella situazione e che fornisce una sensazione di gratificazione, associata non solo al risultato ma all’intero processo che è stato messo in atto, all’intero percorso che è stato compiuto. Significa anche affrontare e superare le proprie paure, acquisire consapevolezza e fiducia in se stessi, essere costanti e perseveranti.
I grandi obiettivi si raggiungono passo dopo passo, si costruiscono, non si può puntare direttamente a funzionare in maniera diversa. Avere chiaro nella nostra mente cosa fare e come farlo è uno strumento: il tempismo nello sport, come nella vita, è fondamentale. E questa è una lezione importante che dobbiamo trasmettere anche a bambini e ragazzi, sin da piccoli, a scuola, in famiglia, nelle relazioni, nello sport.
Mettersi in gioco
Vale la pena lasciare che i figli si mettano in gioco senza intervenire immediatamente, per costruire anche un modo nuovo di affrontare le cose e di funzionare. Agevolarli troppo, lottare per loro, fare le cose per loro o al posto loro significa renderli più fragili perché non possono sviluppare quelle competenze che la società invece richiede. Significa anche dirgli che non ci fidiamo di loro, perché nel momento in cui io ti permetto di farlo ti sto dicendo che tu sei in grado di farlo.
Per sviluppare una mentalità forte, di successo e vincente è fondamentale la fiducia che si acquisisce solo facendo, lotta dopo lotta, successo dopo successo. Dargli la possibilità di farlo, quindi, significa fargli capire che lo possono fare e dargli degli strumenti importanti per vivere e farli crescere.
Buongiorno amici. Oggi parliamo del concetto che giudicare definisce se stessi.
Siamo persone, tutte diverse e uniche. Per questo ognuno presenta determinate condotte, una personalità specifica e un significativo mondo interiore che mostra la sua natura. Ma proprio questa unicità ci porta a giudicare gli altri.
Tuttavia, la persona che giudica dice più su se stessa rispetto a quello che intende dire sull’altro. In altre parole, se giudico qualcuno perché è ipocrita, forse dovremmo osservare in quali aspetti della propria vita si è ipocriti. Potrebbe anche essere necessario imparare a essere più flessibili e rispettare gli altri così come sono.
Rispetto come sei e non ti giudico
È difficile sfuggire alla semplicità con cui capita di giudicare gli altri. La varietà di persone che possiamo incontrare è grande alla pari dei danni che possiamo arrecare parlando di loro senza conoscerli. Lo stesso succede anche quando li conosciamo e non li ascoltiamo.
I gusti non sono uguali, sicuramente ciascuno di noi si comporta in maniera diversa e, molto probabilmente, anche il coinvolgimento dei vari eventi risulta diverso per ogni individui.
Rispetto
Ecco perché un rapporto sano si basa sul rispetto e sulla tolleranza, anche se strettamente cordiale. Condividiamo la nostra vita con le persone che apprezziamo, con i loro pregi e difetti, e vorremmo che non cambiassero mai.
Se qualcuno ti ha detto che sei speciale, non si sbagliava. La tua personalità dipende dal tuo particolare modo di vedere il mondo e di stare in esso.
Giudicare gli altri equivale a non capire perché quelle persone sono in un dato modo. Non sappiamo quali esperienza ha vissuto l’altra persona, cosa l’ha resa com’è o quanto possano ferirle le critiche prive di un motivo giustificato.
Mi piace come sono e non voglio che tu mi giudichi
Giudicare gli altri è come lanciare una moneta in aria e vedere cosa esce: il bersaglio può essere un’altra persona oppure noi stessi.
Se siamo noi, non ci piacerà affatto che parlino di noi alla leggera. Per capire qualcuno, bisogna mettersi nei suoi panni e quando si giudica non lo si fa.
“Conosci il mio nome, ma non la mia storia. Hai sentito quello che ho fatto, ma non hai passato quello che ho passato io. Sai dove sono, ma non da dove vengo. Mi vedi ridere, ma non sai cosa ho passato. Smettila di giudicarmi.”
-Anonimo-
Ci sentiamo quindi incompresi, scoraggiati e talvolta la nostra autostima può risentirne. Ci piace che gli altri abbiano un’idea positiva di noi, che ci prendano in considerazione e ci accettino.
Non importa i difetti o le diverse prospettive degli altri. Ci rende felici essere, agire e vivere in un dato modo. Pertanto, abbiamo bisogno che le persone che ci amano apprezzino questo più di ogni altra cosa.
Giudicare gli altri ci definisce
Abbiamo già detto che lo stesso danno che possiamo arrecare agli altri può essere arrecato a noi, dunque
è altrettanto importante conoscere ed essere conosciuti.
Riconosciamo noi stessi attraverso le nostre azioni. In altre parole, se abbiamo l’abitudine di giudicare gli altri, saremo conosciuti per questo e quindi giudicati a nostra volta. Ma può anche succedere che non sia così e che ci si senta giudicati senza meritarlo.
Se è questo il caso, pensate che non c’è motivo per cui le parole altrui debbano ferirvi. Non lasciatevi influenzare da che quello che dice di voi qualcuno che non sta nemmeno cercando di capirvi. Non tutti viviamo o proviamo le esperienze allo stesso modo.
La persona che oggi ci giudica probabilmente sta dicendo più di sé che di noi, quindi dobbiamo essere forti e lasciarci solo consigliare, non giudicare a nostra volta. E se stiamo male per questo, ricordiamo che quando qualcuno ci giudica, possiamo invitarlo a mettersi nei nostri panni.
Io spero che vi abbia fatto riflettere. Ci ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di persone tossiche e di come influenzano, e rovinano, la nostra vita.
Anche se non ci crediamo, siamo circondati da gente dalla personalità tossica. Persone che ci fanno stare male anche se non abbiamo alcuna colpa, che ci usano senza che in apparenza sia possibile evitarlo, che ci tengono alla loro mercé senza che ce ne rendiamo conto. Molte di queste personalità ci sono note, ma non siamo consapevoli del loro influsso negativo.
Ecco i sette tipi di personalità tossiche più comuni nella vita quotidiana, che ci circondano di continuo. In questo modo, sarà possibile identificarle e provare a porre alcuni limiti e strategie per non rimanerne feriti.
“Molte volte permettiamo di entrare nella nostra cerchia più intima i pettegoli, gli invidiosi, gli autoritari, gli psicopatici, gli orgogliosi, i mediocri, ovvero gente tossica, persone sbagliate che giudicano continuamente quello che diciamo e facciamo o quello che non diciamo e non facciamo”.
-Bernardo Stamateas-
7 personalità tossiche
L’invidioso
Una persona invidiosa cercherà sempre di cercare alleati. Questo gli garantirà di avvelenare gli altri con le sue parole ed i suoi pensieri maligni. Una persona del genere non è felice. Desidera sempre quello che gli altri possiedono o conquistano e cerca di boicottarli.
Invidiosi. Si vedono arrivare. L’importante è sapersi allontanare da loro, non lasciare che ci influiscano con i loro pensieri tossici. Se siamo le vittime, dobbiamo cercare di ignorarli. Se ci trasformiamo in un loro probabile alleato, non dobbiamo lasciare che guidino i nostri pensieri nei confronti di un’altra persona.
Nessuno pensa allo stesso modo su qualcuno e dobbiamo averlo ben chiaro. Non permettete a nessuno di cambiare quello che pensate né che vi metta contro un’altra persona per via dei suoi pensieri tossici.
L’autoritario
La persona autoritaria di solito è un capo. Qualcuno che tiene al suo giogo gli altri. Spesso si tratta di persone molto insicure di sé e, per questo, intimoriscono i propri subordinati per mantenere il controllo ed il potere che hanno. Ma non finisce qui. Una persona autoritaria arriva ad umiliare, minacciare e gode nell’imporre la propria volontà. Si approfitta della necessità delle persone di mantenere il proprio posto di lavoro.
Nessuno dovrebbe tollerare questa situazione. Al giorno d’oggi godiamo di una legge per difenderci dal mobbing. Se vi trovate in un caso come questo, non temete ed adottate le misure necessarie. Andare al lavoro può divenire una vera tortura.
Il manipolatore
Una persona manipolatrice è difficile da individuare. Il manipolatore è una personalità tossica che può passare inosservata durante molto tempo. Si mostra gentile e compiacente, ha una grande capacità empatica. Tuttavia, quando la si conosce meglio, ci sono certi fattori che bisogna evitare nei suoi confronti.
Innanzitutto, non siate mai sinceri con una persona manipolatrice perché rigirerà la frittata; si sentirà attaccata e riuscirà a farvi sentire in colpa per la vostra sincerità. Sarete voi, dunque, gli unici colpevoli ed è così che vi farà sentire. Anche se sapete di avere ragione, finirete per controllare quello che dite per non stare poi male.
I manipolatori giocano sporco e spesso mentono. Se avete un problema, il loro sarà peggiore. Infine, hanno il dono di contaminare chi sta intorno a loro. Se sono tristi, chi li circonda si rattristerà.
Il pessimista
Come indica il nome stesso, il pessimista vede tutto in modo negativo. Sono persone che si risentono di tutto e che si arrendono con grande facilità. Questo pessimismo in cui vivono attrae ulteriore negatività, dunque si trasforma in un circolo vizioso. Si mostrano come vittime indifese dinanzi al mondo. Si lamentano sempre del proprio passato, del proprio presente e, probabilmente, del proprio futuro.
È necessario allontanarsi da persone di questo tipo. Per quanto cerchiate di fargli vedere che le cose non sono così negative come credono, vi contraddiranno e riusciranno ad alimentarsi del vostro positivismo per stare bene. La conseguenza è che voi, però, non vi sentirete altrettanto bene. Questi soggetti vengono chiamati anche vampiri emotivi.
Il sociopsicopata
È una delle personalità tossiche più pericolose. Ci incontriamo dinanzi a persone impulsive che non stabiliscono limiti affettivi e non provano rimorsi quando feriscono gli altri. Sono persone ambizione che raggiungono i propri obiettivi senza curarsi di chi distruggono lungo il cammino. Sono incapaci di dire “scusa”.
I sociopsicopati sono persone che appaiono incantevoli, vi diranno tutto quello che vorreste sentire dire. Di solito si interessano molto alla persona che hanno di fronte facendole molte domande per ottenere informazioni che ricorderà per utilizzarle, in un secondo momento, contro di lei. Mentirà ed ingannerà per ottenere quello che desidera. Fingerà sentimenti che non prova; è l’opposto di una persona empatica.
Come possiamo riconoscere un sociopsicopata? Dobbiamo essere abili osservatori. Dato che non provano emozioni, bisogna osservarne il viso, lo sguardo e i muscoli facciali. Se vi fissano negli occhi e non muovono un solo muscolo del viso, fate attenzione, probabilmente stanno cercando di manipolarvi.
Il critico
Il critico gode nel disprezzare, nel manipolare e nel destabilizzare emotivamente gli altri. Questo porta l’altra persona a mostrarsi insicura e a dipendere dalle sue opinioni.
Si mostrerà come un grande amico, ma utilizzerà tutto il possibile per, nel momento adatto, sminuirvi davanti agli altri. In questo modo, finge di mostrarsi interessato a quello che gli viene raccontato. Gioca con il fattore sorpresa.
Il nevrotico
La persona nevrotica è di solito insicura. Per questo motivo, riuscirà ad ottenere una buona posizione sociale anche se si prefisserà obiettivi che non potrà raggiungere a causa dei suoi sentimenti di inferiorità che la bloccano. Non sopporta che nessuno sappia più di lui/lei riguardo un tema, per questo
cercherà sempre di attirare l’attenzione.
Per via di queste insicurezze che soffre sin da piccolo e che non è riuscito a risolvere, il nevrotico sviluppa una condotta perfezionista, conflittuale, egoistica ed infantile. Questo lo induce a controllare le altre persone. I suoi sbalzi d’umore, inoltre, rendono impossibile la convivenza con loro.
Ognuna di queste personalità tossiche contamina chi sta loro intorno tramite le sue energie negative. Rendersi conto della natura delle persone con cui ci relazioniamo è altrettanto importante per la nostra salute.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sull’ossessione dei ragazzini per l’estetica.
L’estetica
L’estetica, le modificazioni, l’uso e la strumentalizzazione del corpo, come mezzo per ottenere approvazione social, e quindi sociale, e per incrementare anche l’autostima e il senso di sicurezza personale, sono già al centro della vita di troppi ragazzi. Anche i più piccoli, già in tenera età, mettono ai primi posti della scala personale dei valori l’estetica intesa come bellezza, come apparire, come ricerca di perfezione.
Un processo messo in atto per eliminare quelli che vengono ritenuti “difetti”, per rispecchiare dei modelli di bellezza (ideali) con i quali si confrontano anche quotidianamente. I ragazzi e le ragazze che ricorrono a trattamenti estetici o alla chirurgia per correggere i loro “difetti”, quando i genitori sono d’accordo, sono in crescita e sono più numerosi di quanto possiamo pensare. Sento molto spesso i più giovani esprimere la volontà di volersi modificare le labbra, gli zigomi, le cosce, gli addominali, i pettorali.
E non parlo di cura estetica, ma di interventi più invasivi, tali da modificare il proprio corpo in una fase della crescita in cui stanno ancora strutturando l’identità, c’è una stabilizzazione dei tratti di personalità e stanno definendo ancora un’immagine in fase di cambiamento. Un corpo che sta diventando adulto: vanno a modificare un qualcosa che si sta già modificando per diventare come qualcos’altro.
L’ossessione
Sono immersi in questo mare di estetica. Non dobbiamo ragionare in termini di giusto e sbagliato, non dobbiamo fare una crociata contro la chirurgia estetica o a favore, dobbiamo inserire la questione all’interno del contesto in cui vivono e si muovono i ragazzi, per evitare inutili generalizzazioni. È un contesto dove il corpo e l’estetica hanno ancora il sopravvento su altri aspetti.
Dovremmo equilibrare questo sbilanciamento e trasmettere ai ragazzi un concetto importante: quello di cura. Quando si parla di cura si parla di cura di sé stessi, ed è fondamentale attivare questo processo fin dall’infanzia. Cura di sé stessi intesa anche come cura del corpo, perché non si può scindere la mente dal corpo.
Anche l’estetica in questo senso è importante perché significa valorizzare sé stessi, prendersi cura del proprio corpo. È il modo con il quale decidiamo di rappresentare noi stessi, il modo in cui ci vediamo, viviamo, come vogliamo che ci vedano.
La cura
Insito nel concetto di cura c’è anche quello di igiene e di prevenzione. È fondamentale insegnare ai più giovani a curare la propria pelle, come pulirla a fondo, come mantenerla sana ed elastica, perché nel concetto di cura c’è anche il sano. In parallelo, dobbiamo parlare anche di come curare la propria postura, visto che oggi hanno tanti problemi legati a questo aspetto, anche a causa delle famose “posture da smartphone”.
Un altro concetto fondamentale è la cura della respirazione che garantisce l’equilibrio mente-corpo. Va, inoltre, fatto capire come curare l’alimentazione: ci sono troppi bambini e adolescenti che mangiano male senza sapere che una corretta alimentazione non è sinonimo di magrezza e bellezza, significa nutrirsi in modo adeguato e garantire un funzionamento ottimale. Se stiamo bene, funzioniamo bene. Nell’intestino c’è quello che viene definito il nostro secondo cervello, collegato direttamente al primo cervello.
Dobbiamo inoltre porre particolare attenzione all’attività sportiva. La cura del fisico, sì, ma legata a tutti i benefici dello sport, compresa la biochimica cerebrale, la respirazione, l’ossigenazione e tutte quelle condizioni che garantiscono un benessere in termini di star bene, vedersi bene, “essere bene”.
star bene
È proprio questo il concetto che dobbiamo far arrivare forte e chiaro. Ovviamente ci sono tante situazioni specifiche da analizzare però, prima di modificare un fiore che sta ancora sbocciando, aspetterei di vederlo sbocciare e lo curerei per fare in modo che sbocci al meglio, per far si che possa imparare anche ad accettarsi e a vedersi allo specchio senza inseguire un’immagine ideale.
Tante volte si rincorre quello che non si ha, pensando che sia più accettato e dimenticando che siamo tutti diversi e che le bambole sono uguali perché prodotte artificialmente. Quando c’è qualcosa che si vuole migliorare, si può migliorare con l’alimentazione e lo sport.
Oggi i ragazzi si basano troppo sul “non mi piace”, vado da un chirurgo, lo cambio, divento altro, taglio, cucio come se si potesse cambiare con un semplice e rapido click.
Buongiorno amici. Oggi una riflessione: fatti bella per te stessa, non per compiacere gli altri.
La verità è che molte di noi faticano a ritagliarsi il proprio spazio nel mondo finendo finanche per vivere ai margini della vita degli altri. Troppo spesso, infatti, affidiamo agli altri non solo la nostra felicità ma anche l’idea che abbiamo di noi stesse! Affidiamo agli occhi altrui la nostra identità (letteralmente, ci guardiamo con gli occhi degli altri e non con i nostri) dimenticandoci che siamo persone complete, degne di stima e meritevoli d’amore, dimenticandoci soprattutto che se imparassimo a guardarci davvero con i nostri occhi, non sentiremmo più il bisogno di ricercare sicurezza nell’altro, andremmo avanti con l’intima consapevolezza di non dover dimostrare nulla a nessuno.
Perché questa è una questione tipicamente femminile?
La questione dell’affermazione di sé non conosce identità di genere. Questo discorso potrebbe riguardare anche alcuni uomini ma certamente parla di tantissime donne! Basta guardare le statistiche sugli interventi di chirurgia estetica: l’86% dei clienti è di sesso femminile. Eppure di uomini con il naso storto, il sedere piatto e la pancia tondeggiante, ce ne sono parecchi… ma non necessariamente ne risentono.
Non hanno bisogno di “essere perfetti” per stare bene con se stessi, e questo è un bel vantaggio dato che la perfezione non esiste! Gli uomini sono sicuramente esposti a un giudizio sociale differente ma in un periodo storico in cui tutto cambia in fretta, la vera evoluzione può partire da noi, dal rapporto che abbiamo con il nostro corpo e con la nostra identità.
Due essenziali conquiste
Il corpo che abbiamo, non è nostro fin dalla nascita. Quella corporea è una conquista che facciamo tutti -un po’ a fatica e, ahimé, una conquista che qualcuno non riesce mai a compiere-.
Ora potresti obiettare: “il corpo non è affatto una conquista, è qualcosa che ci appartiene fin dalla nascita”. Questo è errato. Quando veniamo al mondo, la gestione del nostro corpo è affidata alle cure genitoriale. Vestiti, igiene, nutrizione, movimento… tutto è affidato a qualcun altro. Solo crescendo iniziamo a conquistarci e il rapporto che abbiamo con il nostro corpo dipende in gran parte da come ci viene “restituito”.
Se controvoglia (tipico dei genitori chioccia che non vorrebbero mai separarsi, mai veder crescere i propri bambini), se frettolosamente (tipico dei genitori distratti), se in modo ambivalente (tipico dei genitori che hanno vissuti contrastanti), se in modo oppressivo (tipico dei genitori irrisolti che vedono nel figlio un’estensione di sé)… Le esperienze che possiamo fare nel legame genitoriale sono numerosissime e tutte hanno riscontri corporei. Tutte mediano la nostra futura accettazione o non accettazione di sé, di tratti somatici così come personali.
Allora, se sentiamo il bisogno di essere perfetti, se sentiamo il bisogno disperato di dimostrare il nostro valore, è perché qualcosa -nei nostri primi anni di vita- è andato storto. Insieme alla conquista corporea, i nostri genitori dovrebbero consentirci un ulteriore conquista: quella dell’autonomia emotiva.
Esatto, insieme all’autonomia corporea (con la quale impariamo ad accogliere il nostro corpo e autogestirci, quindi a scegliere cosa indossare, pettinarci, lavarci i denti…) dovremmo conquistare anche una certa autonomia emotiva (con la quale impariamo ad accogliere le nostre emozioni, anche in questo caso, impariamo ad autogestirci, apprezzarci da sole per ciò che siamo, autoconsolarci, contare le nostre emozioni e pian piano impariamo a comprenderle…).
Se queste due conquiste non avvengono in modo armonioso, finiremo per spostare sull’altro ogni nostro onere, deprivandoci della più immensa possibilità che abbiamo: essere noi stesse, esprimerci e accettarci in modo incondizionato! L’altro sarà sempre la nostra bussola, la persona che dovrà dirci “
sì, tu vai bene così”
, l’altro sarà sempre la persona che dovrà contenere i nostri affetti, garantirci -per noi- emozioni positive e appagamento. Ci sfugge una realtà in cui noi possiamo appagarci, consolarci e soddisfarci da sole. Quindi se siamo tristi, è necessario che qualcuno dall’esterno ci consoli, da sole non ci bastiamo! Non ci bastiamo mai! L’errore più grande che commettiamo è quello di sottostimarci, allora, per compensare, fissiamo standard elevatissimi (irraggiungibili), pretendiamo il massimo e, anche così, sembra quasi che non sia mai abbastanza. Ancora una volta, aspetttiamo che l’altro ci dica
“sì, tu vai bene così”.
Circa un anno fa ero all’inizio di una frequentazione amorosa. Lei mi invitò a cena a casa sua. Quando arrivai, notai che non solo aveva preparato la cena (deliziosa) ma era anche tutta in tiro, come se fino a pochi minuti prima non fosse ai fornelli, come se non fosse nella sua comfort zone. Aveva un make-up perfetto, lenti a contatto, strati di fondo tinta, cipria, ombretto… wow, lì per lì ne rimasi lusingata. Sapevo che lo aveva fatto per me. Da donna, però, so benissimo che quando sei truccata non puoi grattarti il viso, non puoi strofinarti gli occhi, ne’ tantomeno rinfrescarti la faccia. Volevo che fosse serena, comoda, allora le posi delicatamente alcune domande per riflettere insieme e alla fine lei fu molto più rilassata, si struccò e si mise comoda. Trascorremmo una bellissima serata.
Il lusso di sentirsi liberi, sempre
In qualsiasi ambiente, dovremmo concederci sempre il lusso di sentirci a nostro agio. Certo, il make-up, le griffe, in un corpo in forma, possono essere fonte di sicurezza, ma dobbiamo ricordarci che in nessun caso dovrebbero essere l’unica fonte di sicurezza. In nessun caso dovremmo apprezzare noi stessi in base a quanto riteniamo di essere apprezzabili dagli altri! Ognuno di noi, uomo o donna che sia, ha un suo valore intrinseco, è unico, speciale, irripetibile. Dovrebbe bastarci questa consapevolezza a farci stare bene con noi stessi.
Se non ci accettiamo, non significa che siamo inaccettabili! Significa solo che non abbiamo avuto la possibilità di completato quel processo di autonomia emotiva che avremmo dovuto attraversare durante l’infanzia. I nostri genitori, per un motivo o un altro, non hanno saputo/potuto sostenerci nelle nostre conquiste. Anzi, alcuni genitori ci hanno reso le cose davvero difficili. Ora che siamo adulti, però, sta a noi emanciparci, sta a noi affermare la nostra identità di persone complete.
buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul fatto che “gli adolescenti si allontanano dai genitori?“
Quando i figli oltrepassano la soglia dell’adolescenza, non cambiano solo da un punto di vista fisico, ma iniziano anche a mettere in discussione i genitori e a cercare maggiore autonomia e indipendenza.
Nuovo equilibrio
Per i genitori può essere faticoso trovare un nuovo equilibrio perché spesso hanno la sensazione di avere di fronte degli sconosciuti! Non riconoscono più i loro “bambini” e trovare le giuste modalità per mantenere con loro un dialogo e un confronto positivo può diventare una vera e propria sfida. I figli cambiano e, necessariamente, anche alcune modalità della relazione devono modificarsi.
In una fase ricca di novità e di fatiche, anche quando sembrano respingere ogni consiglio o aiuto, per i ragazzi sentire che i propri genitori sono presenti e pronti a sostenerli, rappresenta un elemento positivo, che li fa sentire degni di attenzione.
Comprensione
È fondamentale farli sentire compresi, sostenerli nella loro ricerca di autonomia e indipendenza, spiegare l’importanza di confini e limiti che li proteggano nelle loro esperienze. Anche quando non siamo d’accordo con loro, non critichiamo i ragazzi ma cerchiamo di comprenderli e sostenerli, di ascoltare le loro ragioni e le loro idee.
Non dimentichiamo che l’adolescenza comporta delle sfide anche per loro e il ruolo degli adulti è quello di fornire una base sicura da cui muoversi per sperimentare e crescere nella propria individualità e a cui fare riferimento nelle difficoltà.
Nonostante le difficoltà che si possono incontrare in questo percorso, la relazione con i propri figli può modificarsi ma conservare stabilità e fiducia.
L’adolescente ha bisogno di “prendere le distanze”
Durante questa fase i ragazzi si allontanano e prendono le distanze, in modo più o meno marcato, dalla figura genitoriale, cercano altri punti di riferimento, in un processo di ricerca di una nuova identità. I genitori non devono vivere questo momento come un attacco personale: l’adolescente hanno ancora bisogno di loro, ma ha anche bisogno di staccarsi dalla famiglia per sperimentare, mettersi alla prova, crescere.
Talvolta si è convinti che non ci sia altro da fare che aspettare che i ragazzi crescano. Il rischio è quello di considerare l’adolescenza soltanto come un momento difficile, da sopportare e superare il prima possibile.
Certamente si tratta di una fase della vita che porta a sperimentare sentimenti anche molto diversi tra loro e che mette a dura prova non solo i ragazzi, ma anche i genitori. Spesso i comportamenti di un adolescente possono sembrare insensati e può essere davvero molto difficile avere a che fare con loro. Tuttavia il lavoro dell’adolescenza è fondamentale per gettare le basi per lo sviluppo dell’adulto.
Per crescere, l’adolescente non diventa totalmente indipendente dagli adulti!
È vero che in questa fase è presente quella spinta, naturale e fisiologica, verso l’autonomia e l’indipendenza che va incoraggiata e sostenuta. Ma è altrettanto vero che il legame e la relazione con i genitori hanno un peso e un’influenza fondamentale anche durante l’adolescenza. Un percorso sano verso l’età adulta non porta al totale isolamento, ma all’interdipendenza cioè alla dipendenza reciproca e al confronto.
È normale che un genitore si senta in difficoltà, le sfide sono tantissime, ma è importante non perdere mai di vista gli aspetti positivi e le potenzialità, aiutando i figli a sperimentare la loro auto-efficacia, per confrontarsi con se stessi e con gli altri, e crescere diventando sempre più autonomi e responsabili.
E se avete bisogno di me, che voi siate i genitori o i ragazzi, contattatemi:))
Buongiorno amici. oggi parliamo di genitori tossici e comportamenti.
Si può considerare tossica una qualunque persona negativa, che ci induce a dubitare di noi stessi, del nostro valore e del fatto che possiamo meritare amore. Quando tutto questo si verifica in famiglia è doppiamente doloroso, soprattutto se a trattarci così è un genitore, proprio colui che dovrebbe difenderci e amarci incondizionatamente.
I genitori svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella crescita dei loro figli. Tuttavia, a volte alcuni genitori possono manifestare comportamenti tossici che possono avere un impatto negativo sul benessere emotivo e psicologico dei loro bambini.
Genitori e comportamenti tossici
I genitori che adottano certi atteggiamenti tossici, non sono consapevoli che, invece di aiutarli, stanno danneggiando i loro figli. Nel tentativo di voler essere buoni genitori commettono gravi errori. Come sempre, la cosa migliore è riconoscere che non siamo perfetti, che ci possiamo sbagliare come capita a tutti. A volte, ciò che ci sembra positivo non giova affatto in realtà.
I cosiddetti genitori tossici sono quelli che creano attorno a loro, spesso inconsapevolmente, una famiglia disfunzionale, che cioè non soddisfa i bisogni primari di una famiglia.
essere un fondamentale punto di riferimento emotivo e affettivo in cui trovare sostegno;
far sentire al sicuro i suoi membri;
soddisfare i bisogni fisici, emotivi e psicologici dei figli;
insegnare ai bambini a far parte della società, con il suo delicato insieme di valori, rituali e cultura;
dare un modello di schema relazione e affettivo che influenzerà le future relazioni dei figli.
In ogni famiglia, anche la più felice, si litiga e si discute, ma in una famiglia disfunzionale liti, conflitti e veri e propri abusi fisici e psicologici sembrano essere all’ordine del giorno. Il punto è che chi fa parte di questo nucleo famigliare ritiene che quella sia la normalità, interiorizzando dolore e disagio.
Atteggiamenti tossici dei genitori verso i figli
Nell’articolo di oggi, quindi, vedremo dieci comportamenti tossici che noi genitori dobbiamo saper riconoscere, per correre ai ripari e non ripetere gli stessi errori. È importante tenere la mente aperta e accettare che, anche se siamo genitori, non siamo infallibili e possiamo sbagliare.
1. Manipolare per raggiungere i propri obiettivi
Si può essere genitori e manipolatori allo stesso tempo? Che ci crediate o meno, ci sono genitori che usano i propri figli per raggiungere i propri scopi personali. Anche se, a prima vista, sembra che il bambino non se ne renda conto, in realtà questo atteggiamento può causare una ferita emotiva molto profonda che lo segnerà e influenzerà il suo futuro.
Quando un genitore manipola i propri figli, li fa sentire colpevoli e in balia della volontà genitoriale. In questo modo li tiene in pugno, completamente sottomessi e disposti a fare sempre ciò che il genitore dice e a pensare come lui.
2. A volte si perde il controllo
Non ci riferiamo tanto ad aggressioni fisiche, quanto, e soprattutto, ad aggressioni verbali. È il caso di certi genitori che lanciano insulti e parole offensive che generano una mancanza di autostima nei bambini.
A volte, a causa della stanchezza, delle responsabilità, delle occupazioni quotidiane, i genitori non hanno la pazienza di affrontare, con le buone maniere e un atteggiamento positivo, i problemi che possono sorgere. “Sei stupido”, “sei un idiota”, “non sai comportarti come si deve”, “non sei capace di parlare”… Sono tutte frasi che causano gravi ferite emotive nei figli.
3. Dare per scontato che i nostri figli sappiano che li amiamo
La mancanza di dimostrazioni e gesti di affetto è una delle principali cause che creano, in futuro, una carenza emotiva nei figli e che li porterà a essere persone emotivamente dipendenti. Si tratta di un atteggiamento tossico che può generare sfiducia in se stessi e gravi squilibri nelle future relazioni interpersonali.
L’amore e l’affetto sono importanti e vanno sempre dimostrati. Non dobbiamo cadere nell’errore di dare per scontato che i nostri figli sappiamo già che li amiamo. Al contrario è necessario dimostrarglielo continuamente. Solo così cresceranno in modo sano e felice.
4. Ignorare ciò che li preoccupa
Ricordiamo quando i nostri genitori non ci davano ascolto? Abbiamo mai confidato loro i nostri segreti? La mancanza di dialogo crea sfiducia e porta i nostri figli a non sentirsi liberi di esprimersi con noi.
I genitori poco comunicativi trasmettono ai loro figli la stessa incapacità di dialogare, che li porterà a nascondere i propri sentimenti e le proprie emozioni. Questo, di conseguenza, sfocerà in una difficoltà a gestire il proprio carico emotivo e in una terribile repressione, dovuta all’incapacità di esternarlo. Ascoltare i nostri figli, invece, li farà sentire amati e presi in considerazione. L’ascolto attivo è molto importante.
5. Non accettare gli amici dei nostri figli
Dobbiamo accettare che non possiamo controllare con quali persone escono i nostri figli, in quali gruppi si sentono più a loro agio… Infatti non accettare i loro amici li farà solo allontanare da noi e ribellarsi.
Dobbiamo capire che i nostri figli non sono semplici copie di noi stessi. Forse fanno parte di una banda, forse i loro amici non ci vanno molto a genio, magari perché fumano… Tuttavia, ci sono cose che non possiamo controllare.
Se i nostri figli si mostrano rispettosi ed educati, se vediamo che continuano a essere loro stessi e sono felici, dobbiamo essere capaci di lasciar loro la libertà di stare con chi vogliono.
6. Fare progetti sul loro futuro…senza di loro
A volte nutriamo una serie di aspettative nei confronti dei nostri figli: vorremmo che diventino insegnanti, medici, musicisti… Ma, abbiamo mai chiesto loro cosa vorrebbero fare da grandi?
Molto spesso, non si tratta solo di volontà, ma anche di capacità. Se i nostri figli non sono portati per la matematica o le scienze, come possiamo pensare che possano diventare medici?
Un atteggiamento estremamente esigente causerà loro soltanto frustrazione, angoscia e la disapprovazione della famiglia per non aver raggiunto gli obiettivi previsti. Permettiamo loro di essere ciò che vogliono.
7. Il peggiore degli atteggiamenti tossici: predicare bene, razzolare male
Uno dei problemi principali dei genitori con atteggiamento tossico è il fatto di volere insegnare ai figli le buone maniere quando loro per primi non le sanno usare. Prendiamo come esempio le parolacce o un atteggiamento aggressivo verso gli altri. Se ai nostri figli diciamo che non è così che ci si comporta, ma poi siamo i primi a insultare gli altri, che insegnamento dovrebbero trarre i bambini da questa scena?
8. Pretendere sempre il massimo dei voti
Ci sono genitori tossici che sono molto esigenti con i loro figli. Forse possiamo ancora ricordare quel nostro vecchio compagno di classe che piangeva quando non prendeva il voto più alto della classe. E noi, magari, così felici per aver portato a casa un sei tirato…
Da genitori, dovremmo imparare a non chiedere sempre il massimo. Certo, siamo tutti d’accordo che prendere dieci è meglio, ma non possiamo sottomettere i nostri figli a una pressione costante, affinché portino a casa solo il massimo dei voti.
Ci sono molti fattori che influiscono sul risultato scolastico: la materia che non piace, una brutta giornata… Se invece dell’eccellenza, ci troviamo davanti a un voto più basso o a una insufficienza, non succede nulla.
9. Essere iperprotettivi
L’iperprotettività è uno degli atteggiamenti tossici peggiori che un genitore possa avere. Questo comportamento, infatti, non permette ai nostri figli di imparare a prendere decisioni e affrontare i loro problemi.
Finché vivono con noi, sembra che tutto vada bene. Tuttavia, quando decidono di andarsene e iniziano la loro vita indipendente e autonoma, iniziano i problemi. È allora che si sentono persi e non sanno come affrontare le circostanze. Non è affatto positivo proteggere i nostri figli facendoli vivere nella bambagia, lontano da qualunque cosa possa ferirli. In fin dei conti, è solo grazie alle cadute e agli errori commessi che si impara a stare al mondo.
10. Insegnare cattive abitudini fa parte degli atteggiamenti tossici
Non insegnare ai nostri figli uno stile di vita sano e buone abitudini può avere ripercussioni molto negative su di loro. Li incita a bere alcol da giovani, fumare o seguire abitudini alimentari altrettanto insalubri, causando loro gravi danni in futuro.
È un atteggiamento tossico non solo dal punto di vista della salute, ma anche perché, in tal modo, insegneremo che non esistono regole o restrizioni nella vita. Inoltre, i rischi per la salute sono molto gravi, come ad esempio l’obesità.
Correre ai rimedi contro gli atteggiamenti tossici
La famiglia è il luogo in cui l’autostima dovrebbe avere lo spazio necessario per potersi sviluppare al meglio. I genitori dovrebbero insegnarci che meritiamo amore incondizionato semplicemente perché siamo al mondo. Che il nostro valore non dipende da un comportamento cattivo o da un nostro fallimento, che gli errori esistono e appartengono a tutti gli esseri umani e che i nostri successi vanno sottolineati e lodati. Purtroppo, non sempre questo accade.
Non aspettare che siano gli altri a farlo, non aspettarti considerazione dall’esterno!
Hai presente quando vedi un bambino andare per la prima volta in bicicletta sotto gli occhi ammirati dei genitori? Il bambino dice «guardami, mamma, guarda quanto sono bravo». Molti adulti vivono bloccati in questa modalità. «vi prego, mondo! Nota quanto sono bravo». Questo arresto è legato a carenze nel passato. Nessuno può tornare indietro e darti la considerazione e la comprensione che non hai mai avuto quando più ne avevi bisogno. Quel bisogno, però, ora è rimasto intatto e ciò che posso fare è darti i mezzi per soddisfarlo da solo. Perché tu puoi farlo.
Puoi guardare a te stesso come farebbe un genitore fiero e orgoglioso di ciò che sta diventando il suo bambino. Puoi e anzi, meriti di essere considerato, stimato e amato. L’unico inconveniente è che gli altri inizieranno a notarti solo quanto tu noterai te stesso. Gli altri, inizieranno ad amarti davvero solo quando tu inizierai ad amarti.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di ragazzi fragili.
Come mai tanti bambini e tanti adolescenti sono così fragili? Come mai non sono competitivi in un mondo che spinge alla competitività, a un confronto costante e continuativo attraverso anche l’uso quotidiano dei social e di tutte le app di interazione che portano in maniera diretta a confrontarsi con gli altri?
Sono le domande che spesso mi fanno e sono, tante volte, degli aspetti alla base della chiusura di tanti ragazzi, di tanti giovani che non lottano.
A volte mi chiedono perché non lottano. Io rispondo che questo succede perché non sanno per cosa lottare, perché nessuno gli ha insegnato come fare, ma soprattutto perché nessuno li fa più lottare. Viviamo in un mondo sempre più basato sull’iperprotezione, sulla necessità di andare veloci, rapidi, orientati al risultato e non al costruire quel risultato.
Gli strumenti
Non gli stiamo dando gli strumenti. Perché è tutta una competizione con l’altro, ma nel momento in cui io non ti faccio più lottare e mi sostituisco a te, ti privo della capacità di lottare e ti sto togliendo tante opportunità.
Molte volte capita che i genitori non tollerino di vedere i figli faticare, cosa che è normalissima e umanissima. Nessun genitore è contento quando il figlio non è contento. Però quella condizione ti farà imparare tante cose, ti farà star bene, ti permetterà di trovarti bene, fa parte del processo. Quella fatica, quello sforzo, quel momento di difficoltà sono necessari e permettere ai figli di sperimentarli significa fare un dono al figlio.
Lottare è fondamentale perché chi lotta crede vivamente, fortemente in qualcosa. Lotto per ottenere qualcosa.
Quando gli adolescenti o i bambini si fissano che vogliono qualcosa per forza, quel qualcosa diventa fondamentale per loro: lottano in tutti i modi, piangono, urlano, strillano, si agitano. Gli adolescenti, ad esempio, quando vogliono uscire oppure ottenere qualcosa a tutti costi, fanno addirittura gli scioperi della fame e si ribellano in ogni modo possibile, lottano per dimostrare le proprie ragioni.
Lottare
La lotta, dunque, è fondamentale perché significa che è attivo un processo di pensiero. Si lotta per ciò che si reputa giusto.
A volte lottare porta anche a scontrarti. Quando ero piccola ci lasciavano giocare nei cortili o nei parchi vicino a casa. C’erano delle lotte enormi. Si tornava a casa arrabbiati, sporchi, minacciando di non parlare più con l’altro, si litigava.
Si litigava, ad esempio, dopo aver perso; si perdeva e ci si arrabbiava. Ma quell’arrabbiarsi dopo aver perso, quel lottare per ottenere qualcosa sono una spinta che conduce a trovare un modo per fare meglio, per fare in maniera diversa, per vincere, per dimostrare di avere ragione, permettendo di attivare anche l’intelligenza strategica.
Il grande valore della lotta e il ruolo degli adulti
Lasciare che si mettano in gioco senza intervenire immediatamente, senza che gli sia impedito di farlo, significa costruire anche un modo nuovo di affrontare le cose e di funzionare. Se i miei genitori mi avessero impedito di lottare, probabilmente non avrei sviluppato le competenze che ho oggi.
È l’adulto che deve dare gli strumenti, e questo è uno strumento, perché è attraverso la lotta che si ottengono le cose.
E man mano il genitore spiega, perché tante volte si lotta anche per condizioni che si credono giuste, per l’età, per la propria visione, per le proprie esperienze. E l’adulto gradualmente spiega anche l’importanza, fornisce altri punti di vista, aprendo una visione e non impedendo di farlo.
Errori genitoriali
Molte volte il genitore non permette al figlio di lottare perché ha paura che possa perdere, perché ha paura di una delusione o perché, spesso, l’errore del figlio è visto come una valutazione delle competenze genitoriali.
Se il figlio non performa ad alti livelli, se il figlio perde, il genitore non è un bravo genitore e ci si preoccupa di ciò che pensano o dicono gli altri. I genitori sono in competizione con i figli degli altri e allora molte volte non li si lascia lottare e si cerca di agevolarli il più possibile.
Agevolarli troppo, però, lottare per loro, fare le cose per loro o al posto loro significa farli diventare più deboli, renderli più fragili perché non possono sviluppare quelle competenze che la società invece richiede. Significa anche dirgli che non ci fidiamo di loro, perché nel momento in cui io ti permetto di farlo ti sto dicendo che tu sei in grado di farlo.
Per sviluppare una mentalità forte, di successo e vincente è fondamentale la fiducia che si acquisisce solo facendo, lotta dopo lotta, successo dopo successo. Dargli la possibilità di farlo, quindi, significa fargli capire che lo possono fare e dargli degli strumenti importanti per vivere e farli crescere.
Come farlo? L’importanza dello sport per bambini e adolescenti
Lo sport è fondamentale perché è competizione con se stessi, è competizione con l’altro. I bambini sono estremamente competitivi anche quando giocano. E vedi che si impegnano, che sudano, che si arrabbiano. È bello, ci credono ed è fondamentale.
Lo sport andrebbe valorizzato perché insegna a lottare per un obiettivo, a identificare un obiettivo, a lottare contro le proprie paure e contro ciò che si credono essere i propri limiti, a lottare con un avversario, insieme anche agli altri, quando si parla di squadra.
E quindi è fondamentale che i bambini e gli adolescenti facciano sport, per crescere e per sviluppare queste competenze, come è fondamentale che giochino da soli, che si organizzino e gestiscano il gioco, anche nei giochi di gruppo, che non ci sia sempre l’adulto a dettare le regole e che siano loro a lottare per quale gioco fare e in quale ruolo giocare. È fondamentale in questo senso lo sport libero, lo sport con un allenatore che dà strumenti e che insegna come fare lasciandoli fare.
Questo significa anche che quando i bambini fanno sport, è importante che i genitori riconoscano e lascino ad altri adulti lo spazio di persone competenti in quel settore, senza diventare anche allenatori o senza essere loro a far sempre le cose al posto dei figli.
Io vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi qui
Ossia l’ossessione dei genitori di condividere foto e video sui social dei loro figli.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di sharenting.
Sharenting: Cos’è, i Pericoli e Perché Bisogna Assolutamente Evitarlo
Cos’è lo Sharenting
Lo sharenting è un termine che deriva dalla combinazione delle parole inglesi “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità). Indica la tendenza di molti genitori a condividere foto, video e informazioni sui propri figli sui social media. Questo fenomeno, apparentemente innocuo, può avere conseguenze inaspettate e pericolose.
Lo sharenting coinvolge principalmente i genitori che utilizzano frequentemente i social media per raccontare la propria vita quotidiana e quella dei loro figli. Questo comportamento è diffuso in tutto il mondo, indipendentemente dall’età, dallo status sociale o dalla cultura dei genitori.
Le Caratteristiche dello Sharenting
Le principali caratteristiche dello sharenting includono la pubblicazione di foto dei figli in vari momenti della giornata, la condivisione di video che mostrano eventi significativi o divertenti, e la descrizione di dettagli personali riguardanti la crescita e lo sviluppo dei bambini. Spesso, i genitori lo fanno senza riflettere sulle possibili ripercussioni.
Le vere vittime dello sharenting sono i bambini. Non avendo alcun controllo su ciò che viene pubblicato su di loro, rischiano di vedere violata la propria privacy. Inoltre, le immagini e le informazioni condivise possono rimanere online per sempre, con potenziali conseguenze negative nel loro futuro.
Imporre delle Regole a Casa sull’Uso dei Cellulari
Per evitare i pericoli dello sharenting, è fondamentale che i genitori stabiliscano delle regole chiare sull’uso dei cellulari e dei social media a casa. Ad esempio, potrebbe essere utile concordare momenti della giornata in cui non si utilizzano i dispositivi e discutere apertamente sui motivi per cui è importante limitare la condivisione di contenuti privati.
I Rischi del Postare Foto e Video di Minori
Postare foto e video di minori sui social media comporta diversi rischi significativi. Vediamoli in dettaglio:
Furto di Identità
Le immagini e le informazioni personali pubblicate online possono essere utilizzate da malintenzionati per il furto di identità. Le foto dei bambini, associate ai loro nomi, date di nascita o altri dettagli personali, possono essere raccolte e utilizzate per creare falsi profili o per scopi fraudolenti.
Uso Improprio delle Immagini
Un rischio preoccupante è l’uso improprio delle immagini da parte di terzi. Le foto dei bambini possono essere scaricate, modificate e diffuse su siti inappropriati, inclusi quelli a contenuto pedopornografico. Questa è una violazione gravissima della privacy e della sicurezza dei minori.
Cyberbullismo
I contenuti condivisi online possono diventare materiale per il cyberbullismo. I bambini, crescendo, potrebbero diventare bersagli di prese in giro o attacchi online basati su foto o video pubblicati dai loro genitori. Questo può avere un impatto negativo sul loro benessere emotivo e psicologico.
Impatto sul Futuro
Le informazioni condivise sui social media possono avere ripercussioni a lungo termine. Foto e video imbarazzanti o troppo personali possono riemergere in momenti inopportuni, come durante la ricerca di un lavoro o in contesti sociali, influenzando negativamente la vita dei giovani adulti.
Esposizione a Estranei
Condividere dettagli della vita quotidiana dei bambini, come luoghi frequentati regolarmente, può esporli a rischi di sicurezza fisica. Estranei possono ottenere informazioni su dove si trovano i bambini in determinati momenti, aumentando il rischio di incontri indesiderati o pericolosi.
I Genitori Devono Vivere i Figli
Per contrastare lo sharenting, è utile incoraggiare attività alternative ai social media. Passare più tempo a parlare con i propri figli, guardare film insieme, giocare e leggere storie sono tutte ottime opzioni per rafforzare il legame familiare senza esporre la vita privata sui social.
Vivere i propri figli significa dedicare loro tempo e attenzione, essere presenti nella loro vita quotidiana e partecipare attivamente alla loro crescita. Questo implica creare un ambiente amorevole e aperto al dialogo, dove i bambini si sentano sicuri e valorizzati. I genitori dovrebbero ascoltare i loro figli, rispondere alle loro domande e guidarli con pazienza.
Creare un Ambiente Amorevole
Un ambiente amorevole si costruisce attraverso piccoli gesti quotidiani di affetto e rispetto. Mostrare ai propri figli che li si ama incondizionatamente li aiuta a sviluppare un senso di sicurezza e fiducia in se stessi. Abbracci, parole gentili e il tempo trascorso insieme sono fondamentali per rafforzare il legame familiare.
Essere Presenti e Partecipi
Essere presenti nella vita dei propri figli significa non solo essere fisicamente vicini, ma anche emotivamente disponibili. Questo può includere partecipare alle loro attività, aiutarli con i compiti, ascoltare le loro preoccupazioni e celebrare i loro successi. La presenza attiva dei genitori è cruciale per il benessere emotivo dei bambini.
Favorire il Dialogo Aperto
Un dialogo aperto e sincero aiuta i bambini a sentirsi ascoltati e compresi. I genitori dovrebbero incoraggiare i loro figli a esprimere liberamente i propri pensieri e sentimenti, senza paura di essere giudicati. Questo approccio favorisce la fiducia e rafforza il legame genitore-figlio.
Insegnare attraverso l’Esempio
I genitori sono i primi modelli di comportamento per i loro figli. Vivendo i propri valori e mostrando rispetto, onestà e empatia, i genitori insegnano ai loro figli le qualità essenziali per vivere in armonia con gli altri. L’esempio quotidiano è uno strumento potente per educare i bambini.
Creare Ricordi Preziosi
Le esperienze condivise creano ricordi preziosi che i bambini porteranno con sé per tutta la vita. Organizzare attività familiari come gite, giochi o semplicemente cucinare insieme aiuta a creare momenti speciali e indimenticabili. Questi ricordi rafforzano il legame familiare e offrono ai bambini un senso di appartenenza.
Conclusione e Consigli
Per evitare i pericoli dello sharenting, ecco alcuni consigli pratici:
Pensa prima di postare: Riflettete sempre sulle conseguenze di ciò che state per condividere.
Chiedi il permesso: Se i vostri figli sono abbastanza grandi, chiedete sempre il loro consenso prima di pubblicare qualsiasi contenuto che li riguardi.
Proteggi la tua privacy: Utilizza impostazioni di privacy rigorose sui social media e limita la visibilità dei tuoi post.
Sii consapevole: Informatevi sui rischi e le leggi relative alla tutela dei minori.
Focalizza sulla qualità del tempo: Dedicate più tempo a interazioni genuine con i vostri figli, lontano dagli schermi.
Ricordate, la protezione e il benessere dei vostri figli vengono prima di tutto. Vivete pienamente ogni momento con loro senza la necessità di condividerlo con il mondo.