Buongiorno amici. Oggi, nella diretta, parliamo della cicatrice francese-diretta, le sue origini e i danni permanenti che può provocare.
Discutiamo Cicatrice francese-diretta
Tremd, prutroppo, che sta spopolando sul socia più cotnroverso e ricco di polemiche: tiktok.
Trend che è natoin francia, tra una comunità magrebina , e che sta spopolando, purtroppo, anche in talia.
Origini cicatrcie francese-diretta
Le origini risalgono a decenni fa quando un dittatore di Haiti, divenuto poi presidente, amava provocarsi questis egni sul volto coems egno di forza e valore.
Oggi, questa comunità magrebina, si provoca le stesse cicatrici per omaggiarlo.
Tiktok. Cicatrice francese-diretta
Da semrpe molto controverso perché genera questo tipo di trend e perché, soprattutto, è popolato da ragazzi troppo trppo giovani.
La responsabilità, però , non deve essere mai attribuita a itnernet, come ad un film o a un genere musicale.
La responsabilità va alla famiglia, va al fatto che non c’è la giusta educazione a come si utilizza al meglio un mezzo così potente .
Non voglio spoilerarvi l’intera diretta che, come sempre, merita di essere segutia con attenzione.
Ma, stavolta, dovete guardarla con i vostri figli, per evitare cha cadano in questi giochi che possono provocare molti danni.
Progetto molto importante dedicato agli adolescenti.
Buonigorno amici. Oggi vi presento no more home abuse.
Progetto
Tutto asce dall’idea di creare uno spazio, un piccolo cntro dove poter dare ascolto a tutti quei ragazzi e ragazze vittime di abusi e violenze domestiche.
E che, per paura, vergogna, non hanno ancora avuto il coraggio di urlare il loro dolor,e la loro rabbi,a di denunicare ed essere sostenuti.
Di chiedere aiuto.
Ragazzi-no more home abuse
Nel mio lavoro, nel corso degli anni, ho avuto, purtroppo, a che fare con situazioni di questo tipo.
Cosa comporta? L’allontanamento dalla famiglia dei ragazzi, il percorso in comunità, il processo, a volte, la presa incarico degli assistenti sociali e del tribunale dei minori.
Ed è rporpio aiutando questi ragazzi, ed è proprio gardando i loro occhi e tenendo le loro mani che ho voluto portare avanti questo progetto.
Incontro- no more home abuse
Un progetto che è , oltretutto, un luogo di incontro tra ragazzi che hanno lo stesso vissuto, che possono darsi coraggio e sostenersi a vicenda. Per non farli sentire soli e sbagliati.
Un luogo dove l’arte può essere da veicolo per esprimere i loro sentimenti e le loro paure.
Ma per avvare tutto questo ho bisogno di voi e del vostro aiuto.
Ascoltate attentamente la diretta .
E se volete, sostenete no more home abuse e fate girare il più possible,ai vostri parenti, amici, conoscenti, sui social media, questo link
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul fatto che ci ricordiamo di come ci siamo sentiti, non delle parole che c vengono dette.
Piccola ma importantissima riflessione del giorno.
Come ci sentiamo
Molte, troppe volte, quasi sempre, i genitori pensano di ferire con le parole, di faresi rispettare alzando la voce, di dare più pathos e impeto ad un rimprovero alzando la voce o dicendo quella parola di troppo.
Come dico sempre, fin dall’infanzia, ossia quando i bimbi non hanno altro esempio e conoscenza se non quella del nucelo familiare con cui vive tutto il giorno, i genitori devono esere un buon esempio, una guida per los viluppo sano del proprio figlio.
In questa fase, il bambino assorbe tutto quello che vve tra le mura dic asa. E quando dico tutto è davvero tutto.
E non avendo ancora consapevolezza di cosa è giusto e sbagliato, di come si deve comportare o meno nel modo corretto con le persone che lo circondano, prendono come esempio non quello che dicono o genitori ma quello che fanno.
Comportamenti
Se dico al mio bambino fumare fa male, non devif arlo” e poi il bimbo vede mamma o papà che fumano tutto il giorno, essendo una guida per il bimbo, questo non ascolterà, non memorizzerà le parole dette dal genitore ma guarderà i fatti.
E il fatto, qui, è vedere la mia guida fumare. Quindi vuol dire che è corrett farlo. Qundi lo faccio anch’io. Esempio banale ma per farvi capire.
Ferire
Troppe volte mic apita di vedere, in famiglie cona dolescenti, genitori che pretendono di essere ascoltati dai loro ragazzi urlando, attaccandoli con parole che feriscono la loro persona, praticamente insulti.
O, peggio ancora, alzando quanlche schiaffo.
Ecco…ai ragazzi non rimarranno dentro le parole, le urla.
Ma quello che rimarrà dentro di loro è il come si sonos entiti in quel momento: male, inutili, falliti, non capiti o sacoltati.
Uno schiaff verrà ricordato in eterno e farà molto più male di un qualcosa detto alzando il tono della voce.
Attacchi
Non ricorderanno una parola detta furo posto ma come quella parola li avrà feriti; come li avrà fatti sentire in quel momento. Perché è questo che uccide .
Quando un ragazzo, storia vera, mi dice , prlando del suo compleanno “era meglio che non nascevo, tanto…”, dietro questa frase terribile c’è una sofferenza immensa nata da tutti quei momenti in cui questo ragazzo si è sentito solo.
Nasce da come, atteggiamneti, indifferenza, non curanza, mancanza di attenzione e affetto, mancanza di stima, lo hanno fatto sentire…un fallito, depresso, solo, non capito e ascoltato.
Non ricorderannos icuramente la parola in questione, la frase…ma lo stato d’animo quello sì.
E non pensiate di creare un dialogo serio, vero, sano in questo modo.
Ascolto
Prestate attenzione a quello che dicono i vostri ragazzi, ascoltateli senza pregiudizi o giudizi, cercate di empatizzare con loro e il loro mondo e se avete bisogno del mio aiuto contattatemi nella sezione “contatti e consulenze” del sito
o su camtv col nome del canale adolescenti istruzioni per l’uso
La sfida di comunicare in mdoo corretto coi ragazzi.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla frase “quante volte te lo devo dire?”
Quante volte ai genitori capita di dover ripetere le stesse cose ai figli adolescenti e fare e rifare le stesse richieste senza ottenere nulla in cambio, se non proteste o risposte come “che stress” o “lo faccio dopo” o “adesso non ne ho voglia”?
Volontà- quante volte te lo devo dire?
In queste situazioni, ci si aspetta di poter ottenere anche un minimo di reazione in un breve lasso di tempo visto che la maggior parte delle volte le richieste non sono poi così impegnative.
Tali aspettative, però, non corrispondono ai comportamenti dei figli oppure non tengono conto delle modalità di pensiero e funzionamento specifiche della loro fascia di età, per cui si può sperimentare un vissuto di rabbia, frustrazione e impotenza.
Essere genitori consapevoli significa fare i conti con le dinamiche tipiche della crescita, conoscere i meccanismi, anche cerebrali, che si nascondono dietro i loro comportamenti, per trovare modalità più efficaci di comunicare.
Quando prevale la sensazione di dover “ripetere diecimila volte le stesse cose” agli adolescenti, dobbiamo fare lo sforzo di comprendere che non si tratta di pigrizia o disinteresse.
Ma il loro cervello funziona in modo differente da quello adulto ed influenza le loro risposte alle nostre richieste.
L’importanza di una comunicazione efficace– quante volte te lo devo dire?
È fondamentale focalizzarsi sul modo in cui si chiedono le cose ai figli, perché reagiscono alle parole utilizzate, al tono, ai gesti, agli sguardi: nelle relazioni ci si influenza reciprocamente.
Urla, critiche e commenti svalutanti possono innescare un braccio di ferro continuo, con il rischio di innervosirsi ancora di più.
Se le critiche nella fase della crescita sono associate a emozioni negative si sperimenta un apprendimento negativo che fa rivivere quelle stesse emozioni anche solo quando si richiama alla memoria quella situazione o si sperimenta qualcosa di simile.
Inserire delle domande prima di reagire impulsivamente è una buona strategia per essere più efficaci e aumentare le probabilità di essere ascoltati.
Pensare alle parole giuste, quelle che accolgono prima, e direzionano poi, è un passaggio fondamentale.
Leggere con gli occhi/cervello di chi si ha davanti permette di essere efficaci. Che parole scelgo di usare? Mi prendo il tempo necessario per spiegare come determinate cose andrebbero fatte o mi aspetto che capisca al volo e lo sappia già fare?
Esseri chiari, non usare troppe parole, armarsi di pazienza e spiegare ciò che devono fare, con suggerimenti ed esempi concreti, è un modo efficace per accompagnarli gradualmente ad assumersi più responsabilità e acquisire autonomia.
Anche se al genitore non lo diranno mai apertamente, hanno bisogno di una guida e di qualcuno che si fidi di loro e delle loro capacità.
Cervello ancora immaturo: cosa tenere in considerazione?
La percezione dei genitori è che i figli siano impermeabili a ciò che viene chiesto, come se avessero i tappi nelle orecchie o abitassero su un altro pianeta.
“I miei genitori ogni giorno mi dicono sempre le stesse cose, a quel punto stacco la spina del cervello, e per me diventa solo un suono senza senso”
Certamente è sfidante trovare un bilanciamento in questa fase, in cui la corteccia prefrontale si sta ancora sviluppando e i ragazzi stanno gradualmente acquisendo diverse competenze cognitive.
Ragionare in modo critico, controllare i propri impulsi e inibire atteggiamenti inappropriati, pianificare e prendere decisioni.
Oltretutto, le neuroscienze hanno evidenziato che i rimproveri disattivano momentaneamente alcune aree del cervello degli adolescenti, impedendo loro di comprendere le intenzioni e il punto di vista degli altri.
“Durante l’adolescenza si verificano un insieme di cambiamenti determinanti a livello cerebrale, che danno origine a nuove capacità, potenzialità e funzioni (…) spesso celate alla vista, ma possono essere portate alla luce e valorizzate in modo più efficace se sappiamo dove cercarle e come coltivarle” (La mente adolescente di D. Siegel).
Quindi, anche quando si ha la sensazione che le parole dei genitori rimbalzino su un muro di gomma, è importante lavorare sul creare una relazione “sufficientemente buona” con loro, coinvolgendoli maggiormente nelle questioni che li riguardano e mettendo in conto che non basterà dirglielo una o poche volte, ma tutte le volte che sarà necessario.
E se vaete bisogno del mio aiuto contattatemi tramite la sezione “contatti e consulenze ” del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo di come negoziare coi propri figli.
Comunicare con i figli adolescenti può essere complesso e a volte anche piuttosto sfidante. Per il genitore è importante imparare l’arte della negoziazione, ossia “l’abilità di negoziare, realizzare delle trattative che portino a un accordo” (dal Vocabolario Treccani).
Tempo e pazienza: come il corpo, anche la mente ha bisogno di allenamento!
Per raggiungere un cambiamento è necessario allenarsi, essere costanti e avere pazienza. Servirà tanto esercizio per far sì che le nuove modalità di comunicazione portino un frutto e si trasformino in nuove abitudini. Allenarsi significa cambiare, modificare i pensieri, le parole e le modalità di reagire.
Il cambiamento non è immediato, richiede tempo. Non c’è un interruttore che si accende o spegne nella mente, ancor di più in quella adolescente: c’è bisogno di ripetizione.
Il ruolo del genitore è fondamentale: è un allenatore, non si può pensare di salire dentro il ring e combattere con la persona che si allena. Non si tratta di imporre perché anche se questa strategia non è efficace anche se potrebbe sembrare utile nell’immediato, non lo è nel lungo periodo perché non porta ad una reale comprensione del problema. Imparare a negoziare con i figli significa trovare degli accordi e far arrivare il messaggio che si vuole far arrivare, portarli verso la propria direzione quando serve, senza condizione il loro modo di essere.
Come essere più efficaci?
– ASCOLTO:
Bisogna, anzitutto, ascoltare e porre attenzione alla scelta delle parole. Quali, e in che sequenza, vengono utilizzate? In che modo vengono comunicate? Come vengono dette? È basilare l’ascolto iniziale da parte del genitore che deve partire dalla comprensione delle esigenze e dello stato dell’altro per poi poter procedere senza che si sentano incompresi.
Le parole attivano delle reazioni nel cervello, creano immagini che innescano, a loro volta, pensieri e comportamenti. Se un adolescente, ad esempio, si definisce “un disastro”, la sua mente ed il suo corpo reagiranno a quell’immagine. Ascoltare significa dare riconoscimento: senza questa fase non si può comunicare in maniera efficace.
– PAROLE E CERVELLO:
Non vanno utilizzati verbi come “provare” e “cercare” perché non è fare. Inoltre, i verbi usati al condizionale, vengono compresi a livello cognitivo ma non innescano una reazione immediata: con i vorrei non si cambia. Il cervello ha bisogno di fiducia e una chiamata all’azione per smuoversi, soprattutto in adolescenza. Il DEVI non è molto gradito e attenzione anche ai “ma” e i “però” che andrebbero sostituite con “e” oppure “o”, salvo che non si voglia annullare il senso di quello che si trova davanti al ma: “sei stato bravo, ma potevi fare di più”. Cosa rimane nella mente di un ragazzo? Il “potevi fare di più”, non il sei stato bravo.
Porre il focus sul linguaggio che utilizziamo è un esercizio, da fare con se stessi oltre che con i figli: utilizzare i termini o i verbi giusti, per attivare un cambiamento e ottenere, gradualmente, un risultato.
– CONCRETEZZA:
Nel cervello adolescente tutto ciò che attiene al pensiero complesso, al ragionamento critico e alla riflessione più profonda è in fase di maturazione. Il compito del genitore è semplificare, rendere più comprensibile e, dunque, più flessibile. È importante usare un linguaggio che conoscono, fare esempi concreti, non fare paragoni o confronti che rimandano a qualcosa di distante e lontano dalla loro quotidianità (“Ai miei tempi”, “Quando avevo la tua età”).
– OSSERVARE:
Quante volte capita di non essere ascoltati dai figli adolescenti, anche quando ci si avvicina a loro o ci si impegna a comprendere e rispettare i loro tempi? È fondamentale andare oltre la risposta prettamente verbale e osservarli, anche nei loro comportamenti. A volte, infatti, non rispondono nel modo in cui l’adulto si aspetta: cambia il loro sguardo, il loro atteggiamento, comunicano proprio attraverso il loro silenzio.
Tenere in mente questi aspetti nella comunicazione con un adolescente permette di comprendere il loro punto di vista ed essere consapevoli che, anche quando non lo dicono a parole, ascoltano e recepiscono i messaggi del genitore.
Vi ricordo ceh se avete bisogno di me potete contattarmi allas ezioen “contatti e consulenze ” del sito
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo su questa frase: i miei genitori non mi hanno mai capito.
Viviamo in una società in cui girano tante idee che sembrano condivise, oggi vogliamo dedicare particolare attenzione ad una di esse. “I genitori saranno sempre lì per noi, saranno il nostro più grande rifugio e ci daranno ali per volare e radici per ricordare dov’è casa nostra.” Questa immagine è molto stimolante e, in effetti, per più di una persona fortunata, questa tela concettuale può essere una realtà quotidiana.
Tuttavia, una parte della popolazione fa i conti con traumi messi a tacere da un rapporto complesso con i propri genitori. Perché, a volte, non è necessario che i nostri caregiver ci abbiano maltrattato per farci sentire danneggiati in modi inimmaginabili. Dopotutto, nelle famiglie possono comparire alcune microaggressioni che attaccano e distruggono i legami affettivi.
Una dinamica distruttiva abituale è la critica dei genitori nei confronti delle decisioni e del modo di essere dei figli. Ad esempio, dà fastidio che non siano a immagine e somiglianza del genitore. Li infastidisce il fatto che non condividano i valori della madre. Inoltre, che non sono conformi alle prospettive che entrambi avevano pianificato per il loro futuro.
Ci sono scenari familiari che assomigliano a una setta, per cui ogni gesto o decisione che devia dalle linee guida dei genitori viene visto come un tradimento. Come affrontare queste situazioni? I genitori sono tenuti a comprendere i comportamenti e le personalità dei propri figli in ogni momento? Lo analizziamo.
«I genitori, per essere felici, devono dare. Dai sempre, questo è quello che fa un padre.
-Honoré de Balzac-
Il rispetto tra genitori e figli è essenziale per la convivenza.
I miei genitori non mi hanno mai capito: per quale motivo?
Ci sono bambini che non rispettano i loro genitori e genitori che non hanno mai amato i loro figli come meritavano. I rapporti familiari sono intricati labirinti che spesso diventano autentiche fabbriche di sofferenza emotiva. È comune, infatti, raggiungere l’età adulta trascinandosi dietro i vuoti e i sapori di una relazione che non è mai stata del tutto soddisfacente.
“I miei genitori non mi hanno mai capito”. Questa è una percezione che molte persone si portano dietro quasi come una frattura interna difficile da descrivere a parole. Perché alla domanda se i genitori sono obbligati a capire i propri figli, va notato che esiste una dimensione più importante di questa. Intendiamo rispetto.
Ciò che un genitore dovrebbe sempre fare è rispettare, essere quel rifugio sicuro da cui una persona può svilupparsi liberamente nella direzione che desidera. Anche se non sei d’accordo o non ti sintonizzi al 100% con le decisioni che un bambino prende nel corso della sua vita.
La ricerca della Texas Tech University, ad esempio, evidenzia la rilevanza del costrutto del rispetto in tutte le relazioni interpersonali. Tuttavia, nel contesto della famiglia, questa dimensione agisce come quell’indiscutibile tendine psicologico che dà potere ai genitori durante l’educazione e l’educazione.
Avere 10 o 15 anni e sentire che i nostri genitori non vogliono capire i nostri bisogni e desideri fa male. Queste ferite rimangono con noi fino all’età adulta, il che spesso crea relazioni complicate a livello familiare.
Motivi per cui i genitori non capiscono i loro figli
Perché i miei genitori non mi hanno mai capito? Cosa ha costruito quel muro senza alcuna porosità capace di separarci in quasi ogni aspetto della vita? È comune porsi queste domande quando la disaffezione e l’attrito creano distanze tra noi ei nostri genitori. In generale, il trigger per queste situazioni è solitamente molto ampio:
A volte i genitori presumono che allevare un figlio implichi soddisfare i suoi bisogni primari nell’ambito di una certa disciplina; nient’altro. Raramente hanno una conversazione con loro, né si preoccupano di sapere come sono, cosa pensano, cosa provano, quali sono i loro sogni.
Il distacco causato dalla mancanza di connessione emotiva costruisce anche quei legami che mancano di comprensione e persino di rispetto.
Ci sono genitori che si buttano a capofitto nel loro lavoro e nelle loro giornate impegnative, credendo che, in questo modo, non solo daranno ai loro figli ciò di cui hanno bisogno, ma che saranno un buon modello. Tuttavia, raramente offrono loro ciò di cui hanno più bisogno: il loro tempo, la loro attenzione.
Un altro fattore è tracciato dagli stili di personalità e dalle evidenti carenze quando si tratta di crescere un figlio. Incompetenza, autoritarismo o narcisismo sono anche alla base di questa incomprensione da parte dei caregiver.
Ci sono genitori che non accettano che i figli rivendichino i loro spazi e prendano le proprie decisioni.
Come guarire le ferite dovute alla mancanza di comprensione dei nostri genitori
Spesso trascuriamo il ruolo che hanno i genitori nella costruzione del mondo interno dei propri figli. Una parte del nostro benessere psicologico si costruisce su quegli anni di interazione con le nostre figure di cura. Grazie a loro, moduliamo meglio le nostre emozioni e abbiamo l’opportunità di sviluppare un buon concetto di sé e una sana autostima.
Ora, è vero che crescere un figlio non è mai facile, ci sono pilastri che non dovrebbero mai mancare in quel processo. Oltre all’amore, alla cura e al rispetto, c’è senza dubbio la comprensione. Tuttavia, se uno raggiunge l’età adulta con il disgusto che i suoi genitori non lo abbiano mai capito, come possiamo guarire quella ferita? Lo analizziamo.
Comprensione è rispetto e senza questa dimensione nessun legame sarà soddisfacente o sano.
Create la vostra rete di supporto
Se i nostri genitori non ci hanno mai capito, è molto probabile che non ci siano quando ne abbiamo bisogno. Non saranno quella rete sicura su cui appoggiarsi ogni giorno. Di fronte a una mancanza così dolorosa, ognuno deve forgiare se stesso e creare la propria “famiglia”; quella che, senza essere di sangue, configura un rifugio dove ci sentiamo amati.
Gli amici, il partner e anche altre figure familiari come zii o cugini, possono essere quel punto di appoggio quotidiano che ci sarà sempre, qualunque cosa accada. Qualcosa di simile ci dà sicurezza e benessere.
Accettate che i vostri genitori abbiano le loro convinzioni e voi le vostre
Se i nostri genitori non ci hanno mai capito o accettato le nostre decisioni o il nostro modo di essere, probabilmente è perché si sono aggrappati a un tipo di convinzione in cui non ci inseriremo mai. In questi casi, sarà inutile che ci sforziamo di essere accettati o di cercare la loro accettazione rinunciando alle nostre essenze. In questo modo andremo solo contro noi stessi.
Sebbene sia complicato, dobbiamo presumere che loro abbiano la loro particolare visione della vita e noi abbiamo la nostra. Ricordiamoci che amare è capire e chi non si sforza di realizzare un tale mestiere emotivo non ci ama come meritiamo.
Agire in base ai nostri valori fondamentali
Se siamo chiari sui nostri valori fondamentali, saremo sempre nella giusta direzione. In generale, un principio che dovrebbe sempre guidarci è quello dell’autoconservazione. È quell’impulso capace di allontanarci da ciò che è dannoso, che ci ricorda che è lecito porre limiti e persino difendersi con rispetto e assertività da ciò che ci sembra ingiusto.
Il padre o la madre che si rifiutano di capire i propri figli fa loro credere che in loro ci sia qualcosa di sbagliato e difettoso. Non è salutare rimanere in legami così dannosi.
Aiuto professionale per guarire le ferite
È difficile uscire indenni da un ambiente familiare in cui non siamo stati capiti e, sì, da quelli in cui siamo stati oggetto di critiche e rimproveri. Questo potrebbe renderci esseri più insicuri, persone che, a volte, hanno ascoltato più i propri genitori che se stessi.
Se questo è il nostro caso, se non siamo riusciti a uscire da questa prigione emotiva e trasciniamo nodi che spengono il nostro benessere, non esitate a richiedere un aiuto .
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Buonigorno amici. Ogg riflettimao suo danni de la ricerca della perfezione sui ragazzi.
Quando parliamo di perfezionismo ci riferiamo a quella tendenza di raggiungere la perfezione, ovviamente ideale, in quanto non esiste. Il fatto che la perfezione non esista, non significa che non dobbiamo applicarci per cercare di raggiungere risultati sempre migliori.
Il meglio di se’
Dare il meglio di se stessi è importante, ma non si deve mai perdere l’aspetto ludico, del piacere e del divertimento, nonché quello umano della vita, soprattutto quando parliamo di bambini e adolescenti in fase di sviluppo.
Devono imparare a sbagliare e a ricavare qualcosa di utile dai propri errori.
Fare tutto bene, secondo dei criteri imposti dall’esterno non aiuta a crescere perché non fa vivere il senso profondo delle cose, non permette di entrare in relazione con l’ambiente e con le persone.
Spoglia la vita degli aspetti emotivi a favore di un risultato, di un numero o di una posizione.
Perfezionismo
Il perfezionismo sembra un problema molto frequente e in aumento soprattutto in questa fase storica e purtroppo, è presente fin dalla prima infanzia, a partire dai primi anni di vita.
I più piccoli non sentono solo la pressione sociale, dei familiari, delle loro aspettative, dell’ambiente scolastico o degli amici, ma anche quella social. Basta fare un giro nei vari social media che troviamo tutorial su come fare qualsiasi cosa “perfetta”.
Vuoi fare una festa perfetta? Vuoi fare il regalo perfetto ecc… una ricerca della perfezione anche nelle nostre attività quotidiane, come se non si potesse più fare qualcosa di “normale”.
Nella vetrina della rete sembrano tutto bravi in qualcosa, tutti capaci, tutti talenti, macchine da like.
A volte credo non esistano più bambini “normali”. Ascolto prettamente genitori che sottolineano di quanto i figli siano bravi e talentuosi in tutto ciò che fanno; difficilmente li sento orgogliosi di ciò che sono i loro bambini.
Dovere
A cosa può portare questa ricerca del perfezionismo?
Il perfezionismo non deve essere scambiato con la capacità di mettersi in gioco e di migliorarsi: è un DOVER fare alla perfezione, non un VOLER.
Spesso il perfezionismo nasce dalle pressioni familiari, da aspettative troppo elevate che i genitori riversano nei confronti dei loro figli. Si origina anche dalla paura di sbagliare, del giudizio e della valutazione di chi ci sta intorno.
Piacere di fare
Questa ricerca della perfezione non favorisce il piacere di fare le cose e può generare insoddisfazione.
Un bambino o un adolescente non riescono a godersi i risultati ottenuti, pensano di non aver fatto abbastanza anche quando hanno fatto tutto bene.
“Potevo fare meglio”, “Qui non è proprio perfetto”, “ Non è andata come volevo”. Frasi spesso accompagnate da un po’ di delusione.
Così non riescono a vivere ciò che stanno facendo, rischiano di non essere mai contenti e soddisfatti, e di sviluppare con il tempo anche un’ansia da prestazione.
In questo modo si rischia che anche un consiglio venga letto come una critica, può generare frustrazione e un automatico giustificare le proprie azioni. Non ci si accontenta mai, anche quando è andato tutto bene.
Non si prende in considerazione il “poteva andare peggio”, ma si vede solo il “poteva andare meglio”.
Quando qualcosa non va per il verso giusto c’è il rischio che venga intaccato l’umore e che l’errore o ciò che la testa legge come tale anche quando non lo è, rimanga un pensiero fisso.
Blocchi
Nei casi più gravi si può andare incontro anche a un blocco, un rifiuto, un impuntarsi, un non voler andare più avanti.
A volte preferiscono abbandonare ciò che stanno facendo perché non riescono a gestire le emozioni che si attivano e la paura di sbagliare.
Tutto questo perfezionismo rischia anche di andare a intaccare l’autostima perché possono arrivare a pensare di non essere adeguati e di non essere in grado di fare le cose.
Si può fare senza dover sempre dimostrare.
Gli adulti
Come devono intervenire gli adulti?
La sfera creativa e del piacere sono spesso messe in secondo piano a discapito di quella del dovere e della riuscita personale che si basa su un metro di giudizio secondo il quale sei realizzato se ottieni voti alti, medaglie, punteggi alti ecc…
I figli non devono vivere nel dimostrare sempre qualcosa per essere riconosciuti. Non sono le prestazioni “perfette” che devono far felice un genitore, è un figlio in equilibrio che deve far felice un padre o una madre.
Puntare alla crescita personale è un insegnamento importante come fargli capire che si devono mettere sempre in gioco senza paura del giudizio.
Nella vita c’è sempre da imparare, non si vale meno rispetto agli altri quando non si è ai massimi livelli.
Impegnarsi
Sono i valori di una persona che arricchiscono. Il rischio è che il perfezionismo diventi patologico. Dobbiamo porre attenzione quando un figlio perde il piacere nel fare le cose, quando cerca solo il risultato, quando diventa più importate dimostrare piuttosto che provarci e impegnarsi per raggiungere gli obiettivi.
Si può migliorare senza pressioni mentali, concentrarsi sul processo, non sul risultato.
È importante abbassare le aspettative e le pressioni esterne e puntare maggiormente sui canali espressivi valorizzando l’importanza dell’essere se stessi.
La competizione è importante ma deve essere sana. Il confronto con gli altri serve per migliorarsi e per crescere, non va subìto.
Competizione
Non è tutto una gara o una sfida, neanche tra fratelli. Si devono evitare gli inutili confronti e puntare sulla valorizzazione delle risorse interne e delle differenze individuali.
I ragazzi oggi vivono già in una società altamente competitiva dove si respirano in ogni angolo le pressioni sociali e social.
A volte serve riequilibrare e abbassare un po’ l’asticella, non si può pensare di essere al top in tutto. È importante lavorare sugli aspetti legati al piacere e al divertimento.
Non possono diventare giudici troppo severi di se stessi, non godersi i propri risultati e non essere mai soddisfatti di se stessi.
Che voi siate ragazzi o adulti, se avete bisogno del mio aiuto contattatemi tramite l sezione ” contatti e consulenze” del sito
Quello che blocca gli adolescenti nell’esprimere la propria individualità
Buongiorno amici. Oggi parliamo de la paura del giudizio.
Quando si ha paura del giudizio è come avere un riflettore costantemente puntato su di sé, come se tutte le attenzioni dell’altro fossero su di sé, su ciò che si giudica di se stessi, in particolare su ciò che si reputa essere un proprio difetto.
Questa paura porta gli adolescenti a sperimentare una maggiore fatica nel relazionarsi agli altri, esporsi, mostrare il proprio pensiero. In alcune situazioni si tende a non agire o non esprimersi, pur di non rischiare di ricevere una valutazione negativa.
Come si manifesta la paura del giudizio nei ragazzi?
Nel cervello degli adolescenti si verifica una maggiore attivazione del sistema limbico, del circuito deputato alla gestione delle emozioni, ovvero quelle coinvolte nelle reazioni emotive e nelle risposte comportamentali. L’iperattivazione di queste aree può spiegare il maggiore interesse verso il gruppo dei pari, la maggiore attenzione al confronto con loro e all’accettazione oppure al rifiuto da parte dei coetanei.
“Dentro di me sento crescere pensieri e opinioni su varie cose che mi accadono, ma ho la tendenza a tenerle dentro per paura di dire qualcosa di stupido”
“Quando mi devo preparare prima di uscire ci metto sempre molto tempo: non lascio nulla al caso, perché i miei amici sono abituati a vedermi in un certo modo e non posso permettermi di non essere perfetta”
“In classe ascolto e seguo la lezione ma sembro sempre poco coinvolto perché quando l’insegnante fa le domande non alzo mai la mano per rispondere. Ho talmente paura di sbagliare e di fare una figuraccia davanti agli altri che preferisco rimanere in silenzio”
Lo sguardo degli altri per definire se stessi: quale impatto sul cervello adolescente?
È un po’ come vivere con tanti occhi che guardano e scrutano ciò che viene fatto e detto che amplifica questa importanza del giudizio esterno e interno. Questa sensazione può indurli a sovrastimare l’impatto reale di questa valutazione.
“Un esempio potrebbe essere quello di una quattordicenne che non vuole giocare con i suoi genitori e fratelli a un gioco da tavolo perché sa che i suoi amici non lo troverebbero cool, anche se nessuno la sta guardando, ma lei è certa che in qualche modo gli altri potrebbero facilmente venire a scoprirlo” (Dal libro Inventare se stessi. Cosa succede nel cervello degli adolescenti di Sarah-Jayne Blakemore).
Il solo pensare di essere guardati è associato ad una maggiore attività della corteccia prefrontale mediale, una zona chiave di ciò che viene definito “cervello sociale”, coinvolta nella comprensione delle relazioni con gli altri.
Gli adolescenti, dunque, si sentono più in difficoltà e mostrano segni più marcati di imbarazzo o vergogna anche al solo pensiero di essere osservati dagli altri, anche se questo non accade realmente.
Puntare sulle loro risorse per aiutarli a mettersi in gioco
Una delle funzioni degli adulti è quella di aiutare i ragazzi a riconoscere e conoscere i filtri con i quali si osserva il mondo e le paure per esprimerle senza vergogna o timore con la finalità di comprendere i propri stati interni e imparare esperienza dopo esperienza a gestirli per affrontare in modo più efficace le sfide quotidiane.
Gli adolescenti sentono la pressione sociale, dei familiari, delle aspettative, dell’ambiente scolastico o degli amici e anche quella social in cui tutto appare perfetto. È importante trasmettere ai figli il messaggio che la perfezione è una convinzione che limita e che non esiste.
Le differenze individuali sono alla base di tutto e ci rendono tutti diversi. Il sostegno del genitore, inteso come ascolto, accettazione e rinforzo con le giuste parole è indispensabile per nutrire la loro autostima e aiutarli a credere in se stessi e nel loro valore.
Si può anche spiegare ai ragazzi che è fisiologico in questa fase dello sviluppo, non piacersi sempre, sentirsi “fuori posto”: hanno bisogno di conoscere se stessi, di sapere che si tratta di un periodo transitorio.
Spesso hanno la percezione di essere gli unici a sentirsi così, mentre si tratta in realtà di un vissuto comune perché devono ancora metabolizzare tutti i cambiamenti che stanno vivendo, così da imparare a muoversi con più consapevolezza e sicurezza.
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o sulla piattaforma camtv col nome del canale “adolescenti istruzioni per l’uso”
Buongiorno amici. Capiamo quando i figli non rispondono alle domande dei genitori.
Ascoltare significa creare quella condizione necessaria per riuscire ad offrire ai figli un solido appoggio emotivo e far sentire loro la presenza e la vicinanza del genitore.
Ascolto
L’ascolto è uno strumento potentissimo che permette di entrare in contatto con l’altro, ma richiede allenamento quotidiano, disponibilità e, talvolta, anche pazienza affinché si instauri un dialogo.
Esempi
“Mamma, devo proprio raccontarti una cosa molto importante.
Ci diciamo la nostra giornata adesso?” chiede Sara, 4 anni, non appena spenta la lucina sul comodino perché è giunta l’ora di andare a dormire.
Eppure, durante la cena, più volte le era stato chiesto se le facesse piacere raccontare qualcosa della sua giornata, senza ricevere risposta positiva.
“Certo, mi farebbe molto piacere e sono qui per ascoltare quello che ti va di dirmi!”, è stata la risposta mentre nella mente passavano commenti del tipo “proprio ora che deve dormire!”, “beh un’ora fa sarebbe stato perfetto!”, “ok prepariamoci ad andare a dormire più tardi stasera!”
I tempi
I tempi dell’adulto, molto spesso, non sono i tempi dei figli. Anche quando non raccontano subito qualcosa, a volte stanno solo dicendo che hanno bisogno di tempo per riflettere, capire meglio, scegliere ciò che è importante condividere.
Magari nel momento in cui il genitore rivolge loro delle domande hanno solo voglia di giocare, rilassarsi o fare altro.
Adolescenti
Vale per i bambini, ma vale anche per gli adolescenti.
La disponibilità all’ascolto attivo è molto apprezzata dai ragazzi, anche se non lo riconosceranno apertamente, o non lo faranno come spesso gli adulti si immaginano, e può aiutarli a sentirsi davvero presi in considerazione, riconosciuti e accettati.
E se avete bisogno del mio aiuto contattatemi tramite il form
Ai genitori spetta il compito di garantire ascolto e dialogo, anche quando ci si sente colti alla sprovvista o le confidenze arrivano in un momento che, secondo la mente dell’adulto, doveva essere destinato ad altro.
Ascoltare i figli è fondamentale, è il primo passo per instaurare e mantenere aperta una relazione improntata sul dialogo e sul confronto, sin da quando sono piccoli: sentirsi ascoltati significa potersi fidare e sentire di essere importanti per l’altro.
I figli hanno bisogno di fiducia, di sentire che mamma e papà sono lì per loro, per sostenerli e amarli sempre e che sono fiduciosi nelle loro capacità di far fronte alla vita.
Io spero che capire quando i figli non rispondono alle domande dei genitori vi sia stato d’aiuto.
Ma, se avete bisogno di me, potete contattarmi tramite la sezione “contatti e consulenze” del sito
Solo insegnandolo ai ragazzi impareranno a crescere.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul commettere errori e su coe sia importante insegnarlo ai ragazzi per crescere.
Sbagliare
E’ una delle cose più importanti che ung enitore dovrebbe isnegnare a fare ad un ragazzo.
Assurdo direte voi…sicuramente. No, non lo è.
Perché dico questo? Perché è solod algi errori che si impara a crescere, a rialzarsi, a riflettere e impegnarsi su come possiamo migliorare noi stessi senza paragonarci a nessun altro.
Eppure, purtroppo, la maggior parte delle volte ig enitori insegnano ai figli a non sbagliare perché, se lof ai, sei un fallito.
Fallire
Che bruttissima parola Fallimnto. Nessuno fallisce mai nella vita.
Ma tutti facciamod elgi errori, che siano nelle piccole come nelle grandi cose.
E’ vero, molte volte gli errori sono davvero grandi e portano delle cosneguenze pesanti nella nostra vita come nelle eprsone che abbiamo accanto. Ma, anche in questo caso, servono a far riflettere su come non commetterli più.
In tutela minori ho avuto a che fare con molte reltà diffrenti, difficili da gestire. Storie di ragazzi separati dai genitori per motivi di violenze domestiche, alcol, separazioni.
Altre volte vttime di droghe, gioco, dipendenze anche affettive sfociate poi in violenza.
Tutte queste persone hanno sbagliato ma ad ognuna di loro è stata data un’opportunità: quella di recuperare agli errori commessi e ricominciare da capo, e ritrovare gli affetti. Rinascere.
Possibilità
E se la possibilità viene data in queste sotuazioni, perché un genitore dovrebbe dare del fallito ad un figlio per un piccolo errore commesso?
Perché invece di fare paragoni con fratelli, compagni e tutto il circondario non si prende per mano il ragazzo e si trova insieme una soluzione al problema?
Mi èc apitato di parlare con un papà, una volta, e dis entire dalla sua bocca queste parole: “mo figlio ha un atteggiamento brutto…gli pago anche le ripetizioni di matematica da uno bravo e prende comunque due nella verifica…è un fallito e lo sarà sempre nella vita”.
Ragazzi, mi sono davvero dovuta trattenere dal non rispondere per le righe a questa perosna ma è etica professionale. Ho fatto un respiro grande e ho ragionato.
Ragionare
Se paghi qualcuno e il risultato è questo, magari dovrest cambiare persona che lo aiuta. Magari il problema è a monte e bisogna indagare sul perché di tutto questo. Magari non riesce e, per non deludere papà, non dice nulla.
Riflettete…se un ragazzo nasce e cresce sotto una campana div etro senza commettere errori, mi dit voi come capirà cosa è giusto fare e cosa no?
Se, dopo aver commesso un errore, non ha un genitore, o entrambi, che fa da guida e ragiona con lui sul perché questo errore è stato commesso e sulle strategie per non commetterlo più, che lo appoggia, che è il suo salvagente, la sua spalla su cui piangere, il rifugio dove trovare conforto.
Come potrà mai questo ragazzo migliorare se stesso, lavorare su se stesso e la sua autostima impegnandosi con tutte le sue forze per raggiungere il suo obiettivo?
Genitori
Carig enitori, siate il buno esempio, date conforto ai vostri ragazzi. No giudicateli ma aiutateli a crescere e a sbagliare perché solo sbagliando si impara.
E se avete bisogno del mio aiuto contatattemi tramite la sezioen “contatti e consulenze” del sito
e sulla piattaforma camtv col nome del canale “adoelscenti istruzioni per l’uso”