Ecco cos’hanno risposto a questa domanda un gruppo di ragazzi.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo su questa domanda: che tipo di genitore vuoi essere?
E le risposte che sono state date dai ragazzi devono assolutamente far riflettere.
Presenza
Queste risposte non hanno bisogno dicommenti.
Infatti, il primo aspetto toccato dai ragazzi la presenza. Il che vuol dire, qualità, tempo davvero dedicato a loro, ascolto attivo..il far capire a un figlio che, in qualsiasi momento, possono contare sui genitori.
Fiducia- che tipo di genitore vuoi essere?
Altra risposta bellissima. Lasciar essere uj figlio quello che vuole, rispettando i suoi obiettivi, aiutandolo ad inseguirli senza influenzarlo nelle scelte, senza giudizi o pregiudizi.
Coerenza-che tipo di genitore vuoi essere?
Uno degli aspetti che ribadisco ogni volta ai genitori. Siate coerenti. Una regola, se volete sia rispettata, va rispettata prima da voi.
I genitori, infatti devono essere un esempio per i ragazzi, una guida affinché diventino degli adulti sereni e capaci.
E se avete bisogno di un aiuto, contattatemi tramite la sezione contatti e consulenze de sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo di figli che crescono e del motivo per cui tendono a chiudersi in se stessi.
Adolescenza-figli che crescono
Quando i figli oltrepassano la soglia dell’adolescenza, non si può non rendersene conto, non solo cambiano da un punto di vista fisico, iniziano a mettere in discussione i modelli genitoriali, si concentrano sui loro interessi, tendono a parlare meno, possono essere più scontrosi.
Capita di frequente che i genitori non riconoscano più quello che era il loro bambino, hanno la sensazione di “perdere il controllo” del figlio che non è più gestibile come quando era piccolo.
Figli che crescono: cosa si nasconde dietro la chiusura degli adolescenti?
Definirli chiusi sarebbe un vero errore, non è scontato che quando si entra in adolescenza si attivi automaticamente un processo di chiusura.
Spesso si amplifica ciò che hanno covato silentemente dentro oppure emergono degli aspetti che si conoscevano sotto un’altra forma, nulla si crea, tutto si trasforma.
Che pretendano degli spazi privati, da non interpretare come chiusura, è anche giusto e soprattutto fa parte del naturale processo di crescita.
Devono sperimentarsi e avere la loro autonomia per farlo e per ottenere i loro spazi fisici e mentali, altrimenti non sarebbero adolescenti.
Chiusura
Adolescere significa crescere ed è quella fase che deve portare all’acquisizione dell’autonomia psichica e alla stabilità dei tratti di personalità e identitari.
La chiusura a volte è solo la manifestazione di un’educazione troppo poco basata sul dialogo e sul confronto ma solo sulla rendicontazione.
Capita anche che non si aprano perché dall’altra parte non trovano la giusta accoglienza o sono convinti di non trovarla,.
Non si sentono capiti, per paura delle reazioni genitoriali o perché non vogliono far vedere la loro fragilità. Non sempre è disfunzionale.
La verità è che se ascoltassimo le due campane suonare alle nostre orecchie arriverebbero spesso versioni a volte anche diametralmente opposte.
Genitori
Troviamo da un lato i genitori che non sanno come comportarsi con i figli adolescenti e, dall’altro, molti ragazzi riferiscono di non sentirsi compresi, accettati e riconosciuti per quello che sono e si lamentano del fatto che i genitori mettano al primo posto il rendimento scolastico e la condotta rispetto alle loro esigenze e al loro stato emotivo.
Questa è una delle lamentale più frequenti che ascoltiamo nella stanza dello psicologo e all’interno delle aule scolastiche.
Come sottolineavo in precedenza, di frequente gli adolescenti si tengono i vissuti dentro perché bloccati dalle possibili reazioni genitoriali.
Hanno paura di deluderli, di ferirli, di farli stare male o che si arrabbino.
Tantissimi genitori si impegnano per dare ai figli tutto ciò che possono, cercando di non fargli mancare niente, spesso eccessivamente preoccupati per loro, di ciò che fanno, di ciò che può succedere e di come si comportano.
Sintonizzarsi
Più che preoccuparsi, però, è importante occuparsi dei figli, nel senso di condividere con loro dei momenti, sintonizzarsi sui loro stati emotivi e sulle loro esigenze, spesso differenti da quelle del genitore.
Infine, anche se vogliono sembrare spavaldi e sicuri di sé, sono in realtà molto fragili, condizionabili dalle paure e dal giudizio degli altri, hanno timore di esprimersi, non riescono a gestire le difficoltà quotidiane e hanno bisogno di conferme e sicurezze.
E vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi tramite lasezione contatti e consulenze del sito
Vi leggo storie tratte dal libro “cuori connessi”.
Buongiorno amici. Oggi vi leggo due storie di bullismo, scritte dal pugno di chi lo ha subito, e redatto da Luca Pagliari.
Il libro in questione è “cuori connessi”, redatto, appunto , da Luca Pagliari, con la collaborazione della polizia di stato, ma scritto da chi il bullismo l’ha subito e, a volte, l’ha provocato.
Storie
Oggi vi presento due delle storie, riassunte ovviamente, che troverete nel libro, due delle tante.
Avevo già fatto uan diretta di questo tipo tempo fa, leggendo altre storie.
E’ un tema, lo sapete, cui sono legata e che voglio riproporre ciclicamente per cercare di combattere il bullismo, visto anche le due ultime notizie degli ultimi giorni.
E, allora, vi lascio alla visione, ma soprattutto all’ ascolto, della diretta.
Buongiorno amici:) Oggi parliamo di depressione da social e adolescenti.
Una diretta correlazione tra il tempo trascorso sui social network e il calo del tono dell’umore nonché con lo sviluppo di disturbi di vario genere (alimentari, comportamentali, sessuali).
Che nelle forme peggiori può dare origine a una vera e propria patologia, chiamata “depressione da social”. Specialmente se chi è davanti allo schermo del computer o dello smartphone è un minore.
E’ la preoccupante conclusione a cui è giunto uno studio condotto dalla Società Italiana di Pediatria (SIP), recentemente pubblicato sulla rivista International Journal of environmental research of public health, facendo ordine nella vasta letteratura scientifica prodotta sull’argomento negli ultimi 18 anni.
Depressione da social, bambini e ragazzi davanti allo schermo per troppo tempo
Come riporta il sito Skuola.net, sui 68 studi analizzati dai pediatri, ben 19 – ovvero circa 1 su 4 – segnalano un’associazione significativa tra depressione e uso delle piattaforme social.
Quello che resta da vedere, come sottolinea Rino Agostiniani, Consigliere Nazionale SIP, è “se l’uso dei social porti a una maggiore depressione o se questi sintomi depressivi inducano le persone a cercare di più i social media (il che potrebbe alimentare un circolo vizioso).
Ciò che però emerge in maniera inequivocabile dai lavori svolti sinora è che più tempo bambini e adolescenti trascorrono sui dispositivi digitali, più alti livelli di depressione vengono segnalati.
E ciò avviene senza grandi distinzioni geografiche: dalla Svezia all’Egitto”.
Meccanismi
Ma per quale motivo si innesca un meccanismo del genere? Sono gli stessi pediatri a provare a dare una spiegazione.
“La depressione è collegata a un rapido aumento della comunicazione digitale e degli spazi virtuali che sostituiscono il contatto faccia a faccia con uso eccessivo dello smartphone e delle chat online.
Bambini e adolescenti navigano in Internet per lo più da soli, consultando con assiduità i social media.
Primi tra tutti, Instagram, Tik-Tok e Youtube. Con inevitabili conseguenze sulla loro vita: dalle interazioni sociali e interpersonali al benessere fisico e psicosociale”.
Fragilità_ depressione da social e adolescenti
Perché è molto facile che questo stato di fragilità emotiva, dalla dimensione digitale, esca e vada a produrre effetti negativi sullo stato di salute generale.
Alcuni esempi?
La “depressione da social” potrebbe essere benissimo alla base di: problemi psicologici, disturbi del sonno, dipendenza, ansia, problemi comportamentali, distorsione della percezione del proprio corpo, ridotta attività fisica.
Nonché patologie strettamente legate all’uso delle nuove tecnologie, come disturbi visivi e posturali, rachialgia, tendinite, fino al cosiddetto “pollice da sms”.
Minori sui social esposti a messaggi sbagliati, soprattutto su alimentazione e la sessualità
Ma sono soprattutto i disturbi alimentari quelli su cui pongono di più l’accento i pediatri. Anche perché evidenziati da ben 15 studi – oltre 1 su 5 – tra quelli esaminati.
I bambini, rileva l’analisi, quando sono in Rete sono esposti alla commercializzazione di cibi malsani, che inducono a comportamenti non salutari.
Questo perché i minori sono più vulnerabili ai contenuti sponsorizzati e agli influencer e le piattaforme di social media si sono dimostrate inefficaci nel proteggerli dal marketing di cibo spazzatura.
Specie durante la pandemia, avverte la SIP, è aumentato il rischio di un aggravamento delle abitudini alimentari inadeguate, tanto che in un precedente rapporto la SIP ha indagato il fenomeno della “covibesity”.
All’opposto, i social potrebbero anche essere un fattore di rischio per i messaggi pro-anoressia.
Questi messaggi, sottolinea lo studio, non sono più limitati come in passato a siti web che possono essere facilmente monitorati, ma sono stati trasferiti su Snapchat, Twitter, Facebook, Pinterest.
Di conseguenza, i contenuti che incitano a comportamenti alimentari errati sono più facilmente accessibili, da tutti.
Così come bisognerebbe prestare attenzione agli effetti di un eccesso di Internet sulla sfera sessuale.
Le piattaforme social possono, infatti, negli adolescenti possono alterare la percezione della propria sessualità.
L’esposizione a materiale sessuale online anche attraverso finestre pop-up o pubblicità è un rischio reale della Rete e può predisporre a sviluppo di depressione, suicidio e abuso di sostanze.
Cyberbullismo, un rischio reale che colpisce soprattutto i più giovani
Infine, non va dimenticato il ruolo determinante che un abuso dei social potrebbe avere sulle “devianze” più strettamente legate alla sfera digitale.
Come il cyberbullismo (anche questo collegamento è stato rilevati in 15 studi su 68) o il grooming (adescamento) online.
Ciò è dovuto principalmente alla crescente divulgazione negli ultimi anni di messaggi ostili e aggressivi tramite i dispositivi elettronici sotto forma di messaggi, immagini e video condivisi sui social media.
In questo contesto, l’uso problematico dei social media è stato ormai riconosciuto dalla letteratura quale un importante fattore di rischio di cyberbullismo, soprattutto nei ragazzi di età compresa tra i 13 e i 15 anni.
“La diffusione dei social media, soprattutto tra i più giovani richiede un’attenzione particolare.
Un uso non responsabile può creare problemi rilevanti nella vita quotidiana dei ragazzi e delle loro famiglie.
L’età preadolescenziale e adolescenziale rappresenta una fase cruciale per lo sviluppo dell’individuo.
Darvi un ragguaglio sulla depressione da social e adolescenti sia stato utile.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi nella sezione contatti e consulenze del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo di im…possible…ovvero, lotta sempre per ciò in cui credi
Se hai davvero un sogno a cui credi, un obiettivo che vuoi davvero raggiungere niente è nessuno potrà mai fermarti.
Può darsi che quell’ obiettivo va contro le aspettative di tutti. Ma non importa. È il TUO obiettivo e devi metterci tutto te stesso per poterlo realizzare.
Difficoltà-im…possible
Non i dico che tutto sarà facile ma che, al contrario, ci saranno mille ostacoli da superare e, purtroppo, mille persone che cercheranno di fermarti.
Ci sarà di sicuro chi cercherà di screditarti, di farts entire inferiore (ma a chi poi?); chi remerà contro i tuoi ideali.
Ma la colpa sarà tua…
Il problema-im…possible
E adesso tu mi dirai “ma come Terry colpa mia??”…
Sì, perché se qualcuno ti fa credere di non essere in grado di arrivare alla meta, se qualcuno ti farà sentire incapace e inferiore la colpa sarà tua erché sarai tu a permettergli di farlo.
E allora cosa fare?
Andare dritto per la tua strada. Nessuno nella vita è arrivato…e nessuno è superiore a qualcun altro.
Se hai chiaro il tuo obiettivo, lotta con tutto te stesso per raggiungerlo, credi in te, nelle tue capacità perché tutti abbiamo talenti diversi.
Dovrai lottare contro chi non avrà le tue stesse idee ma non fermarti e , alla fine del percorso, dimostrerai anche a loro che si erano sbagliati e allora sì, sarai la persona più felice del mondo, orgogliosa di te.
E se da solo non riesci e vuoi il mio aiuto contattami nella sezione contatti e consulenze del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo di discriminazione e lo facciamo insieme ad un’ospite speciale: Giulia e il suo Raimondo.
Discriminazione secondo Raimondo
Chi è raimondo? Lo scoprirete guardando questo importantissimo video girato insieme.
Importante non solo perché tocca un tema, uno dei tanti, a me caro. Ma perché vediamo come fare per far capire ad un gruppo un pochino più giovane, i bimbi appunto, com’è bello conoscere, dialogare, comunicare senza pregiudizi.
Lo so,già è difficile con gli adulti parlare di discriminazione a vi assicuro che abbiamo trovate la quadra giusta. Quindi, godetevi questo video e magari…guardatelo con i vostri figli, non importa quanti anni abbiano.
Raggiungi l’obiettivo partendo dai micro obiettivi quotidiani
Buongiorno amici. Oggi vediamo il perché, spesso, diciamo “non ce la faccio” davanti un obiettivo che ci siamo prefissati.
A che punto della scala siete voi?
Tutti, davanti un nuovo inizio, una nuova prova, un obiettivo che ci sta a cuore siamo incerti, a volte anche spaventati.
Perché ci fermiamo ai primi gradini?
Per scarsa autostima, per le troppe aspettative che gli altri hanno di noi, per paura di un improvviso ostacolo.
Gli sbagli
L’autostima. In primis gioca questo fattore e qui, se si parla di ragazzi, deve giocare un ruolo fondamentale il genitore.
I genitori, ovviamente, di errori né fanno perché, insieme ai ragazzi, crescono loro.
Ma il macro errore che fanno è caricarli di aspettative, le Loro.. Non quelle dei ragazzi.
Cosa fare? Portarli ad avere coraggio, a insegnare loro a mettercela tutta per raggiungere l’obiettivo che loro si sono prefissati. E puntare sulle loro potenzialità che possono essere diverse da quello che vi aspettavate ma sono le Loro.
E, poi, lasciate che facciano errori senza rimproverarli. Gli errori insegnano, fanno crescere.
La scala
Ma pensate a come vi sentireste se non provaste a farlo… Se, per una semplice perplessità, paura (che a volte ci inculcano gli altri) vi fernaste. Come vi sentireste?
Frustrati, Insoddisfatti, vivreste pensando “chissà come sarebbe stato se….”. E voi volete questo? Penso proprio di no.
E allora non lasciatevi fermare da nulla. Ci saranno difficoltà, vero, ma quello che vi farà andare avanti a testa alta è la vostra volontà, il vostro obiettivo in fondo alla scala.
E allora sbagliate, tutte le volte che volete, ma rialzatevi e continuate perché il panorama da lassù è stupendo 🙂
Mai dire non ce la faccio.
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Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul “vorrei ma non posso”.
Voglio trattare di questo tema perché sento troppi ragazzi, e non solo, frenarsi davanti un ostacolo che compromette, poi, il raggiungimento del loro obiettivo.
E allora riflettiamo un po’.
Hai mai provato questa sensazione?
✔ Conduci una vita apparentemente normale, ma senti di “non farcela” in un determinato contesto. Ad esempio, potresti avere una vita soddisfacente a lavoro, con gli amici, ma non riuscire a trovare un partner. Oppure potresti avere un partner, ma non riuscire a superare gli esami all’università. E così via.
✔ È come se ti trovassi davanti un muro e non riesci a vedere una reale via d’uscita. Hai provato più volte a scavalcare questa barriera, ma ti senti sempre lì, fermo al punto iniziale.
✔ Ti sei quindi convinto che c’è qualcosa di sbagliato in te (e magari ti è stato detto anche da persone care), ti comincia a salire l’ansia anche in situazioni apparentemente immotivate, comincerai ad evitare quelle esperienze che sai già che potrebbero essere fallimentari.
✔ Vivi da tanto in una situazione di insoddisfazione generale.
✔ Pensi che sei l’unica persona ad avere questo tipo di problema.
✔ Sei talmente convinto della tua “patologia” che non ti viene neanche in mente di chiedere aiuto.
Se hai risposto “si” ad almeno tre di queste affermazioni, molto probabilmente stai vivendo un blocco psicologico.
Quando si finisce dentro a questa trappola abbiamo la reale sensazione di girare a vuoto e non trovare una via di uscita.
L’unica cosa che riusciamo a fare è ripetere sempre gli stessi schemi disfunzionali. Ma, si sa, se un comportamento non ha funzionato in passato, probabilmente non funzionerà nemmeno adesso.
Cosa è un blocco psicologico
Il blocco psicologico è un vincolo creato inconsapevolmente da noi stessi, che ci impedisce di raggiungere gli obiettivi preposti.
Di solito si struttura in tenera età e viene fuori quando siamo adulti.
A volte quello che blocca è qualche convinzione negativa su noi stessi, che ci limita e ci fa sentire a disagio. Fare “quella cosa”, probabilmente, ci metterebbe ancora più di fronte a queste nostre credenze. Ed ecco che il blocco si alimenta.
La notizia positiva è che non nasciamo con questi blocchi. Quindi, come abbiamo appreso uno schema, potremmo apprenderne altri più funzionali.
Quali sono
Ci sono tantissimi blocchi, di diverse forme e dimensioni. Ne cito i più diffusi.
➡ Blocco dello studente.
Ci sono esami che non riesci a superare. Vai all’università, ma hai la sensazione di nausea e malessere. Ti senti molto agitato al solo pensiero di aprire il libro. Ti costringi a studiare, passi ore davanti al libro senza capire quello che leggi, e rileggendo la stessa frase tante volte. A volte ti auto-punisci: eviti di uscire, di fare attività piacevoli perché non sei riuscito a studiare nulla.
➡ Blocco del perfezionista.
Aspetti sempre che tutto sia perfetto prima di cominciare a fare qualcosa. Più ti impegni a fare le cose perfettamente, più la meta ti sembra lontana. Il risultato è che lasci tutto incompleto.
➡ Blocco dello sportivo.
Ti alleni per mesi, segui una dieta efficace, hai tutti i requisiti per vincere. Ma quando arriva il momento della gara, della competizione, qualcosa ti blocca e non riesci ad andare avanti.
➡ Freno del timido.
Situazioni come parlare in pubblico, metterti in mostra ti imbarazzano a tal punto che, quando ti trovi di fronte a questi contesti, il tuo corpo si paralizza e non ti permette di fare più niente.
➡ Blocco del musicista.
Suonare è la tua più grande passione. Hai dato anima e corpo per quello strumento, hai passato giornate intere chiuso in camera a suonare. Ma adesso qualcosa ti impedisce di andare avanti.
➡ Blocco emotivo.
Sei bloccato nelle emozioni, non riesci ad esprimerti davanti al partner ed a farli capire cosa vorresti. Oppure non riesci ad avvicinarti alle persone che ti piacciono.
Possibili cause del blocco psicologico
Le cause legate ad un blocco psicologico sono infinite, e diverse da persona a persona. Le più comuni sono:
Inesperienza.
Prima di pensare di avere un blocco psicologico, guarda se effettivamente hai le competenze per raggiungere l’obiettivo che ti sei posto oppure no. A volte è proprio la scarsa conoscenza dell’argomento che porta a bloccarci. Per esempio, una persona vorrebbe tenere dei dibattiti in pubblico, ma è frenata perché non conosce a fondo l’argomento proposto.
Bassa autostima.
A volte ciò che ci blocca sono le nostre credenze negative: siamo talmente convinti di sbagliare, che fare quella cosa sarebbe sinonimo di fallimento. Per saperne più su questo argomento clicca qui.
Trauma.
Capita che abbiamo avuto una brutta esperienza in passato. Probabilmente non è la stessa esperienza che ci blocca adesso, ma può darsi che la sensazione provata è simile. Se così fosse, una parte di noi ci starebbe difendendo proprio da quella sensazione sgradevole. Per esempio: in passato posso avere subito una umiliazione a scuola da un professore. Parlare in pubblico oggi mi potrebbe far contattare quella sensazione di umiliazione e fallimento provato allora. Per sapere cos’è un Trauma Psicologico clicca su questo link.
Troppe aspettative.
Sento spesso dire frasi del tipo “finché dipingevo per passione, andava tutto bene. Il problema è arrivato quando mi hanno commissionato dei quadri” oppure “andava tutto bene quando lo sport era una passione. Adesso che ne ho fatto un lavoro, sono peggiorato”. Quando sentiamo troppe aspettative da parte di terzi (o di noi stessi), il rischio è il blocco. Probabilmente per la paura di deludere, o per la paura di essere giudicati e quindi rifiutati.
Idealizzazione.
Mi sono trovata davanti casi in cui la persona si confrontava con modelli esterni o interni inesistenti. Una ragazza che era bloccata all’università si sbloccò nel momento in cui cominciò a frequentare le lezioni, quindi a capire che gli altri studenti erano persone come lei, senza troppe pretese. Prima di ciò, lei pensava che la media era superiore a quello che effettivamente era in grado di fare.
Mappe mentali consolidate.
Per mappe mentali intendo dei modi personali di risolvere un determinato problema. Una mappa mentale potrebbe essere, per esempio, chiedere aiuto appena siamo di fronte ad un problema. Se invece, la nostra mappa mentale è quella di scappare di fronte ad un problema, appena si presenterà qualcosa di difficile questa si attiverà, bloccandoci.
Paura.
Pensa agli animali… quando si fingono morti?? Quando hanno paura di essere attaccati da un predatore. E così facciamo noi. Se sentiamo un forte pericolo (probabilmente la sensazione di pericolo è reale, quindi inconscia, ma il pericolo effettivamente non c’è) ci blocchiamo e non riusciamo ad andare avanti. In questo senso il blocco arriva per difenderci da qualcosa che riteniamo minaccioso. Bisognerà dare un nome a questa minaccia.
Come superare un blocco psicologico
🔴 Comincia a renderti conto che il blocco è reale e che ti sta limitando. Non nasconderti dietro le parole “ma a me non interessa”. Se il blocco esiste è perché ad una parte di te quella cosa interessa molto! Non ammetterlo prolungherebbe soltanto l’attesa. Questo primo passo è difficile e doloroso al tempo stesso. A volte queste credenze si radicano così a fondo che non riusciamo più a distinguere ciò che siamo e ciò che è il nostro condizionamento.
🔴 Rendi cosciente la credenza negativa. Jung affermava “rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino”. Quindi pensa al tuo blocco, ascoltati, e poni l’attenzione sincera su ciò che ti dici di negativo. Se capisci questo, sarà tutto in discesa.
E se da solo non riesci a superare un qualsiasi blocco contattami tramite la sezione contatti e consulenze del sito
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo su questa domanda: “perché gli altri… ci sembrano migliori di noi?”
volte farci cogliere dallo sconforto e pensare che gli altri siano migliori di noi viene fin troppo facile: ma perché lo facciamo e soprattutto, come uscire da questo evitare intrusivo?
L’amica che ha un lavoro che sembra più interessante del nostro, la sorella che da piccola riceveva sempre le lodi dei genitori, la vicina di casa sempre vestita impeccabile e firmata: perché a volte gli altri ci sembrano tutti migliori di noi?
Se ci troviamo in un momento della nostra vita in cui chiunque sembra più felice, più bello, più soddisfatto o di successo di noi, forse il problema non sono gli altri, ma la percezione che abbiamo di noi stessi. Forse tendiamo a sottovalutarci e dobbiamo prenderci del tempo per lavorare su noi stessi e sulla nostra autostima.
COSA RICORDARE QUANDO GLI ALTRI CI SEMBRANO MIGLIORI
Certo, è normale e anche giusto provare ammirazione e un po’ di sana invidia per gli altri: una collega da cui imparare qualcosa sul lavoro, una persona che stimiamo e a cui vorremmo assomigliare.
Finché questi sentimenti sono percepiti positivamente e ci incoraggiano a migliorarci sono da accogliere e anzi, possono essere uno sprone di crescita. Se però gli altri ci fanno sentire sempre da meno, allora il problema è dentro di noi e ha a che fare con la nostra autostima.
PERCHÉ È IMPORTANTE SMETTERE DI PARAGONARSI AGLI ALTRI PER VIVERE IN MANIERA PIÙ PIENA
In questo senso ricordarci che anche gli altri sono umani, con insicurezze, debolezze e difetti e con giornate no, esattamente come noi ci aiuta a rimettere tutto in prospettiva.
Un’altra cosa da tenere a mente è che ogni momento che spendiamo a crogiolarci in quanto gli altri sono migliori di noi, potremmo invece spenderlo a migliorarci, ad amarci di più, a conoscerci meglio. Ma ogni momento trascorso a essere gelosi del successo di qualcun altro è un momento sprecato, che non solo non tornerà indietro ma ci lascerà solo insoddisfatti e frustrati.
PERCHÉ PENSIAMO CHE GLI ALTRI SIANO MIGLIORI?
Ma perché spesso tendiamo a vedere gli altri come migliori e ci sentiamo da meno? Spesso e volentieri questa percezione non dipende dagli altri o da ciò che fanno, quanto dalla percezione che abbiamo di noi stessi in un momento della nostra vita.
Quante volte, nei momenti più difficili, ci è sembrato improvvisamente di essere circondati di persone più belle, intelligenti, forti e di successo di noi? E automaticamente, di sentirci da meno, sciocchi, infantili, incapaci? Non è un caso.
Spesso percepiamo gli altri in base a come percepiamo noi stessi, e questo potrebbe anche rovinare i rapporti con persone che invece potrebbero essere di grande valore per noi e darci tantissimo, se solo non fossimo così impegnati a invidiarli.
COSA FARE INVECE DI INVIDIARE GLI ALTRI E SENTIRCI DA MENO
Nel momento in cui non riusciamo a evitare di sentirci meno degli altri e non riusciamo a evitare il confronto, ci sono delle cose da fare per evitare di stare peggio.
PENSARE A NOI STESSI
Quando ci concentriamo sugli altri, perdiamo tempo che altrimenti potremmo investire in noi stessi.
Quindi, la prossima volta che sentiamo la necesità di piangerci addosso e perdere tempo a confrontare il nostro percorso con quello di qualcun altro, è bene ricordarsi che dobbiamo concentrarci su noi stessi, piuttosto che sull’erba del vicino.
AMARE IL NOSTRO PASSATO
La nostra vita potrebbe essere stata disordinata e confusionaria. Potrebbe essere stata costellata da errori, ansia e paura.
Ma tutte queste cose hanno sicuramente avuto anche un impatto positivo, ci hanno reso le persone che siamo oggi, una versione migliore, più saggia e più coraggiosa di noi stessi. Quindi, la cosa migliore è abbracciare e accettare la nostra storia e riconoscere quanto siamo cresciuti grazie ad essa.
DISINTOSSICARSI DAI SOCIAL MEDIA
Siamo costantemente bombardati da persone che conducono una vita “perfeta” su Instagram, o TikTok. Quello che non consideriamo è che spesso confrontiamo le nostre vite reali con delle rappresentazioni idealizzate che di vero hanno ben poco.
I social media possono essere una fonte di ispirazione. Ma se producono in noi un senso di inadeguatezza, dubbi su se stessi e frustrazione, meglio scegliere di disintossicarsi e prendersi una pausa con un digital detox.
NON È LA FINE DEL MONDO
Se non siamo felici di dove siamo oggi, è bene tenere a mente che questa è solo una tappa del viaggio nostra vita e non la definisce nella sua interezza, né definisce chi siamo come persone.
Dove siamo oggi non dice nulla di dove saremo tra uno o tre anni, né nulla su che tipo di persone siamo o potremo essere.
PRATICARE LA GRATIDUTINE
Ogni volta che ci troviamo a invidiare ciò che hanno gli altri, dovremmo invece ricordarci di ciò per cui siamo grati. Potrebbe significare prendersi un momento per apprezzare la famiglia, gli amici o il tempo che passiamo all’aria aperta o facendo qualcosa che amiamo.
Esercitare la gratitudine anche solo cinque, dieci minuti al giorno può fare davvero miracoli per l’umore e l’autostima e non andrebbe mai sottovalutato.
Il confronto con gli altri spesso ci fa sentire frustrati e ansiosi e l’invidia porta solo tristezza e negatività. Non ci aiuta affatto a creare la vita che vogliamo. Anzi, ci sottrae tempo ed energie preziose che avremmo potuto impiegare noi stessi.
Ogni volta che ci sembra che gli altri siano migliori di noi, rinunciamo a diventare persone migliori a nostra volta. Per questo è molto importante concentrarsi su noi stessi sul costruire un percorso di cui andare fieri e rapporti di valore che ci facciano stare bene e ci rendano felici.
Io spero che parlare di questo tema vi sia stato d’aiuto per riflettere.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potte contattarmi nella sezione “Contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo de l’adolescente interiore e come aiutarlo.
Avrete già sentito parlare del bambino interiore e delle sue ferite, di come lavorare su esso ci aiuti a superare certi limiti e stare meglio. Tuttavia, l’infanzia non è l’unica fase critica. In termini di formazione della personalità, anche l’adolescenza ha una grande importanza e quanto accaduto in questi anni può segnare in modo profondo. Per questo motivo, vogliamo parlare dei benefici della guarigione dell’adolescente interiore.
Cosa viene in mente quando si parla di un adolescente? Probabilmente ribellione, passione, entusiasmo e voglia di conquistare il mondo, ma anche insicurezza, complessi, disorientamento e sensazione di incomprensione.
Lavorando sull’adolescente interiore si può recuperare la forza di quella fase della vita e rivedere aspetti che limitano perché non sono stati affrontati. Se siete pronti a intraprendere questo percorso, continuate a leggere.
L’impatto dell’adolescente interiore
Quando si parla di ferite infantili, molte persone non si sentono identificate. Affermano di aver avuto un’infanzia piena, felice e serena e non capiscono, quindi, da cosa possano dipendere le reazioni emotive esagerate che a volte le assalgono. In realtà, anche l’adolescenza ci segna e non sempre in positivo.
In questa fase, bisogna affrontare diverse sfide. Avvertiamo maggiore pressione accademica, la paura di essere respintie un forte bisogno di inserirsi nel gruppo. I complessi nei confronti del proprio corpo diventano più salienti e i tradimenti e le delusioni sono vissuti con insolita intensità.
Anche in famiglia cambia tutto: all’improvviso sentiamo che nessuno ci capisce, che nessuno si preoccupa per noi. Forse cominciamo a pensare che i nostri genitori vogliono solo limitarci, che non capiscono il nostro bisogno di libertà e al tempo stesso di affetto e sostegno. Potremmo sentirci paragonati o non supportati nei nostri sogni e obiettivi.
Sì, l’adolescente ha forza, coraggio, entusiasmo e ideali, ma è anche estremamente vulnerabile. Per questo è necessario rivedere le sue esperienze e aiutare l’adolescente interiore.
Un lavoro di introspezione per entrare in contatto con chi eravamo
Per guarire l’adolescente interiore, bisogna portarlo nel presente, ricordare cosa ha vissuto e come si è sentito. Per individuare i punti principali su cui lavorare, si rivelano utili le seguenti domande:
Quali sono state le figure più importanti durante la tua adolescenza? Chi ti ha segnato di più, nel bene o nel male? Puoi includere familiari, colleghi, insegnanti o qualsiasi altra persona.
Ricordare l’adolescenza. Quali emozioni predominavano? Come ti sentivi ogni giorno? Perché ti sei sentito così?
Elencare tre situazioni o eventi di quegli anni che sono stati particolarmente significativi.
Se dovessi definire la tua adolescenza in tre parole, quali sarebbero?
Cosa ha provato e vissuto il tuo adolescente interiore?
Grazie alle precedenti domande, si può svolgere un processo di introspezione che aiuta a identificare i punti da affrontare. Questi sono alcuni problemi che si possono riscontrare:
Sensazione di inadeguatezza, di inferiorità rispetto alle persone intorno a sé. Questa tendenza a paragonarsi agli altri e la mancanza di fiducia in se stessi possono essere molto radicate.
Sensazione di mancanza di comprensione e supporto. Forse le figure di riferimento non credevano in noi o sono state eccessivamente dure, autoritarie e poco empatiche. Ciò potrebbe averci scoraggiati a inseguire i nostri sogni e intraprendere certi progetti. Forse ci costringiamo ad avere la vita che “dovremmo avere”, mentre zittiamo la nostra voce interiore che chiede qualcosa di diverso.
Complessi su aspetto fisico o personalità. Essersi sviluppati molto presto o tardi, un fisico diverso per qualsiasi motivo o interessi che non si adattavano a quelli degli altri possono avere ripercussioni anche in età adulta. È noto che i complessi e un’immagine di sé negativa causano intenso stress emotivo, dunque frustrazione e tristezza.
Paura del rifiuto e difficoltà a stabilire dei limiti. Durante l’adolescenza è forte il bisogno di adattarsi, di essere accettati dai coetanei. Chi è stato rifiutato o non ha avuto amicizie sane durante questo periodo, potrebbe sentire il bisogno di compiacere ed essere incapace di dire “No”.
Paura dell’intimità emotiva. Se le prime relazioni sentimentali sono state dolorose, segnate da tradimenti o abbandono, da adulto si potrebbe avere paura dell’impegno e di aprirsi emotivamente.
Come guarire l’adolescente interiore
Dopo aver identificato le ferite passate e le situazioni in sospeso, possiamo intraprendere alcuni passaggi per guarire l’adolescente interiore:
Ricordare che ora siamo adulti. Non dipendiamo più dagli altri e godiamo di più strumenti per gestire le situazioni. Possiamo donarci l’amore e la convalida di cui abbiamo bisogno, oltre a scegliere relazioni e legami.
Riflettere sugli insegnamenti delle esperienze passate. Cosa ci hanno insegnato su noi stessi, gli altri e la vita? Sicuramente hanno contribuito al nostro sviluppo personale in qualche aspetto; in caso contrario, è tempo di cercare le lezioni nascoste e farle proprie.
Perdonare chi ci ha ferito o deluso. Non come un modo per giustificare le loro azioni, ma come un modo per liberarci dalla loro influenza. Capire che, forse, non potevano o non sapevano agire diversamente e che, in ogni caso, non meritiamo di provare ancora quel dolore. Impariamo da quanto successo e lasciamo andare il risentimento.
Perdonarsi per non aver saputo fare meglio, per le volte che abbiamo ignorato la nostra natura per compiacere gli altri.
Imparare ad ascoltare l’adolescente interiore nel quotidiano. La sua voce incoraggia a correre dei rischi, a scommettere su se stessi e perseguire i propri sogni. È la voce che invita divertirsi, riposare e godersi la vita. È quel grido di ribellione che spinge a difendersi quando una situazione insulta la propria anima. Diamole un posto nella nostra vita.
Conclusioni- l’adolescente interiore
Guarire l’adolescente interiore aiuterà a ritrovare passione e forza, a bilanciare i doveri con i piaceri e, soprattutto, a credere in se stessi. Da adulti, concediamo a quell’adolescente convalida, supporto e limiti, così tutto inizierà a cambiare.
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