Buongiorno amici. Oggi parliamo di filtri e ritocchi…virtuali.
Ragazzi che si piacciono solo con filtri e fotoritocco e utilizzano qualunque strategia pur di apparire “più belli” sui social e ottenere il maggior numero di like.
Tantissimi adolescenti trascorrono ore a scattare foto e selfie che, prima di essere pubblicati, vengono rigorosamente manipolati ed elaborati con programmi e filtri specifici, per eliminare ogni difetto.
Filtri e fotoritocco: alla ricerca di una perfezione che non esiste
I filtri spopolano tra gli under 14: secondo una ricerca dell’Università di Cassino, infatti, il 50% dei giovani con età inferiore ai 14 anni usa i filtri messi a disposizione dai social per modificare la propria immagine e il 42% di loro vorrebbe essere nella vita reale così come appare quando li utilizza.
Uno studio condotto da Edelman Data & Intelligence, inoltre, sui potenziali effetti nocivi dell’utilizzo costante di filtri sull’autostima delle ragazze, ha evidenziato come il 77% delle ragazze utilizzi filtri o app per il ritocco foto prima di postare sui social e il 48% di coloro che usano abitualmente i filtri nelle loro foto mostri poca stima di sé stesse.
La ricerca dell’approvazione social danneggia l’autostima dei più giovani
In Italia, circa 1 adolescente su 10 (l’80% sono ragazze) decide di effettuare una dieta per apparire più bello nei selfie, già a partire dagli 11 anni di età (Dati Osservatorio Nazionale Adolescenza).
Il 45% circa scatta anche tanti selfie nella stessa posa per scegliere quello migliore e lo modifica con filtri o fotoritocco prima di pubblicare.
Quasi 3 su 10 dai 14 ai 19 anni, e il 22% dagli 11 ai 13 anni, dichiarano di essere in ansia prima di pubblicare una foto per paura che non piaccia, che non ottenga like o venga criticata. Il 60% dai 14 ai 19 anni e il 65% dagli 11 ai 13 anni, invece, si sente più felice e sicuro quando riceve like e commenti positivi.
Dati importanti che confermano come la ricerca compulsiva dell’approvazione social stia intaccando l’autostima dei ragazzi, fin dall’infanzia, condizionando le loro emozioni e i loro comportamenti.
Bold Glamour: il filtro della bellezza “finta” che sta spopolando su TikTok
Nelle ultime settimane si è molto parlato di “Bold Glamour”, un filtro che sembra spopolare su TikTok, creando anche polemiche e preoccupazione rispetto alle possibili influenze negative che questo genere di effetti può avere sui teenager.
Una funzione che si basa su un algoritmo in grado di ringiovanire il viso, con grande precisione, come se fosse stato truccato da professionisti: scompaiono rughe, pallore e qualsiasi tipo di difetto.
Aumenta al contempo anche l’attenzione verso questi fenomeni ed aumentano le campagne di sensibilizzazione, come quella promossa da Dove (#TurnYourBack) in occasione della Festa della Donna, per ribellarsi ai filtri presenti sulle piattaforme social, che creano standard di bellezza irrealistici e dannosi soprattutto per le ragazze più giovani.
La campagna ha riscontrato l’adesione e la partecipazione di diverse creator TikTok che hanno deciso di mostrarsi senza filtri, sottolineando proprio quelle imperfezioni che vengono solitamente cancellate o nascoste.
Se avete bisogno di un aiuto concreto potete contattarmi tramite form
Nonostante i filtri dei social media possano essere anche fonte di creatività e di auto-espressione, è importante prestare attenzione ai possibili rischi derivanti da un utilizzo costante o eccessivo e inadeguato di questi strumenti.
Bisogna tener conto di come i ragazzi oggi siano sottoposti, fin da bambini, alla pressione di media e modelli sociali che diffondono una precisa idea di bellezza, ispirata alla perfezione e al controllo dell’immagine. Il corpo si trasforma, in questo modo, in un oggetto da controllare e modificare pur di apparire in un certo modo e di eliminare ogni imperfezione.
Il problema non sono le foto o i selfie, il problema si pone quando la propria immagine sovrappone la persona, quando si vive in funzione di come si appare, quando filtri e app non bastano più, non si accetta più la differenza tra l’immagine reale e quella perennemente ritoccata e si è disposti, senza pensarci due volte, a ricorrere a strategie di ogni tipo pur di eliminare i propri difetti.
E se avete bisogno di un aiuto concreto potete contattarmi tramite la sezione contatti e consulenze del sito
Io spero che parlare di filtri e ritocchi vi sia servito per riflettere.
buongiorno amici. Oggi parliamo di autostima e degli errori da non fare coi ragazzi.
“lascia stare, tanto non andari da nessuna parte”
“ma dai, fai qualcosa di serio che tanto non sei bravo”
Ecco…questo è quello che, purtroppo, spesso troppo spesso sento dire da genitori e insegnanti nei confronti dei ragazzi, che siano figli o alunni.
In entrambi i casi, gli adulti compiono un gravissimo errore: uccidere l’autostima.
Adolescenti
L’adolescenza , ma il discorso è esteso anche a bimbi e pre adolescenti, è quella fascia d’età che ama essere ribelle…che vuole scoprire il mondo, che ha bisogno di guida , di esempi positivi, di stimoli per poter dare sempre il meglio di se stessi per raggiungere i propri obiettivi.
E’ l’età della scoperta di se stessi a 360°. Del conoscere persone nuove che possono essere positive o meno, ed è qui che devono intervenire i genitori.
L’età del cambio idea ogni 10 minuti perché devo cercare di capire cosa voglio fare da grande, quando, poi, anche da grande faccio difficoltà a capirlo.
Autostima
L’autostima, sempre ma in questa fase di vita ancora di più, è fondamentale perché il ragazzo possa avere sempre più fiducia in se stesso e combattere per superare ostacoli, limiti che si crea da solo, per raggiungere gli obiettivi che si è posto( e non quelli dei genitori).
Un genitore, che è il primo educatore, deve essere da incoraggiamento per il ragazzo.
Se questo , appunto, sente parole come quelle citate sopra perderà entusiasmo, crederà che non vale nulla, crederà che, nella vita, non concluderà mai nulla .
E questo perché è il genitore per primo che lo cresce inculcando quest’idea. “io sono un fallito” “meglio se non nascevo”…parole che ho sentito pronunciare a soli 16 anni.
Insegnanti
I secondi educatori. Non hanno il peso che hanno i genitori nella vita e nella crescita di un ragazzo…ma importanti lo sono lo stesso.
Soprattutto se fanno continui paragoni con gli altri alunni. Il così detto cocco della pro…e vi assicuro che esistono.
Questo atteggiamento può portare conseguenze e comportamenti negativi non solo verso se stessi, per l’appunto, ma anche verso chi li ha fatti sentire una nullità. E’ cronaca de nostri giorni di episodi di suicidi e di omicidi nei confronti di genitori ed insegnanti.
Stimoli
I ragazzi hanno bisogno di stimoli, di essere incoraggiati, spronati a fare sempre il meglio, di alzar un pochino l’asticella non per essere migliori degli altri perché ognuno, a modo suo e co i propri tempi, vale e ha le, proprie abilità che, fortunatamente, sono diverse da quelle di chiunque altro.
Perché noi siamo unici perché meritiamo di essere unici.
E se avete bisogno del mio aiuto, ragazzi, scrivetemi qui e mi raccomando.
Se trovate qualcuno che nella vita cerca di buttarvi a terra voi non ascoltate, non date retta ma andate sempre per la vostra strada.
Io spero che parlare di autostima vi sia stato utile.
Potete contattarmi tramite la sezione “contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo su quanto su l’importanza di esplorare per bimbi e ragazzi e cosa devono fare i genitori.
Esplorare significa mettere in pratica una certa competenza in un contesto sicuro ma allo stesso tempo stimolante. Esplorare significa imparare dall’esperienza, permettersi di sbagliare, e avere una base sicura, un rifugio sicuro, che mi accoglie sempre… Qualcosa che sembra complesso ma alla fine è semplice buon senso. Ma quali sono i bisogni dei bambini?
L’importanza dell’esplorazione
Stare con il tuo bambino non è solo un momento emozionante e felice per te. Per i più piccoli è la loro occasione per iniziare a scoprire il mondo
I bambini sperimentano ogni giorno cose nuove ed eccitanti attraverso il vedere, toccare, gustare e ascoltare. Svuotare i cassetti, usare scale e corridoi come percorsi avventura, fare dolci torte dal terreno, entrare di notte nella mamma e nella stanza di papà – è tutto parte della crescita.
Voi genitori, che nell’ultimo anno avete accolto il bambino nella vostra vita, ora scoprite che lui inizia a crearsi uno spazio proprio; la sfida sta nell’incoraggiare queste nuove capacità occupandosi al contempo della sicurezza, offrendo dei limiti, talvolta anche fisici, al piccolo. Nel tempo avverrà un processo di interiorizzazione che lo aiuterà a riconoscere i pericoli, nonché i limiti necessari per agire nell’ambiente e in relazione alle altre persone.
Per favorire lo sviluppo dell’autonomia potreste proporre attività motorie libere, rispettando i tempi e le iniziative del bambino, favorendo anche attività ludiche con oggetti che consentono di esercitare le abilità quotidiane. Potrete osservare il vostro piccolo mentre gioca e sperimenta in tranquillità, e divertirvi nel vederlo utilizzare gli oggetti nei modi più creativi.
Infine, ricercate le occasioni per farlo partecipare ad attività e conversazioni familiari, dandogli il tempo di esprimere i suoi desideri e di fare delle scelte, facendogli sentire che viene ascoltato.
I ragazzi e l’importanza di esplorare
I genitori crescono insieme ai figli. E il metodo educativo che adottate quando il bimbo ha 6 anni non potrà essere identico a quando vostro figlio sarà un adolescente.
Semplicemente perché le esigenze saranno diverse, perché vorrà continuare ad esplorare ma il mondo che lo circonda, gli amici, tutto ciò che ‘è fuori casa.
L’errore più grande, infatti, è quello di essere troppo protettivi e soffocanti. I ragazzi hanno bisogno di esplorare, di crescere, di sbagliare per imparare dai loro errori e i genitori devono osservare, essere attenti , far loro da guida, da supporto lasciandoli, comunque, esprimere la loro personalità in continuo sviluppo.
Ricordate, autorevoli ma non autoritari.
E se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi trmaite la sezione “contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo delle chat tra studenti e dei pericoli che si potrebbero e si devono evitare.
Si fingono coetanei di bambini e ragazzini, conquistano la loro fiducia, li manipolano. Nei casi peggiori abusano di loro. Ecco come contrastare questo odioso fenomeno in crescita.
«Alle madri e ai padri dico: spiegate ai vostri figli che non devono interagire online con chi non conoscono nella realtà. E che quando vengono fatte richieste strane, o si verificano situazioni “idilliache” dove l’altro dice sempre la cosa giusta al momento giusto, vuole creare relazioni uniche, molto spesso dietro si cela qualcosa che non va. E in quel caso i ragazzi dovrebbero avvisare i genitori per capire cosa si nasconde dietro».
Minori online
Quasi 3 bambini su 10 tra i 9 e i 10 anni hanno un profilo su Tik Tok, 1 su 10 della stessa età su Instagram e 1 su 10 ha un suo canale YouTube.
Il 96% dei bambini guarda video su YouTube e il 43% su Tik Tok. Più di 2 bambini su 10 danno l’amicizia a persone che non conoscono e quasi il 20% di loro interagisce con utenti sconosciuti.
I bambini sono sempre più iperconnessi e interconnessi, fanno uso delle chat, possiedono un loro smartphone o usano quello dei genitori senza un controllo appropriato.
Questo fa sì che i minori siano sempre più esposti e rischino di incorrere in persone che sfruttano la rete alla ricerca di soggetti da adescare.
Il fenomeno del child grooming è sottovalutato ma i genitori dovrebbero aprire gli occhi. Dall’altra parte ci sono adescatori abili e preparati, nascosti dietro profili insospettabili.
Il profilo dell’adescatore
Sono spesso mascherati da coetanei in grado di parlare il loro linguaggio, di giocare bene ai videogiochi e di interagire con loro.
Usano tutti i canali possibili, studiano le loro abitudini e le loro aree di interesse.
Sfruttano i videogiochi, i vari blog e profili social per poi cercare di spostare le conversazioni nelle chat private. Interagiscono nei commenti dei video.
Conquistano la loro fiducia di bambini e ragazzi interagendo con loro anche per mesi, fino a quando non sono in grado di manipolarli mentalmente e indurli a soddisfare le loro richieste. Il bambino generalmente si vergogna o ha paura di raccontare quello che gli è accaduto e non si apre con gli adulti.
Purtroppo tanti genitori e insegnanti si fanno ingannare dalla dimestichezza con la quale i bambini utilizzano gli strumenti tecnologici.
Il fatto che sappiano usare uno smartphone e tutte le sue applicazioni, non significa che abbiano la consapevolezza di ciò che fanno e che siano pronti per un corretto utilizzo.
Non sono in grado di riconoscere i pericoli della rete e di identificare quando qualcuno sta cercando di entrare nella loro cerchia di fiducia per adescarli.
Grooming
Il vero problema di oggi, e soprattutto di domani, non è la dipendenza dalla tecnologia ma l’adescamento online (grooming) che è già in notevole crescita.
Un figlio in rete non è immune ai pericoli. Per essere immune deve essere in grado di pensare in maniera critica e deve essere abituato dal genitore a farlo quotidianamente attraverso una costante e continua educazione digitale efficace.
Per contrastare il grooming si deve insegnare ai bambini a non interagire mai con utenti sconosciuti, a non dare informazioni personali a nessuno, anche all’utente che sembra più amichevole e più in sintonia con loro.
Dalla teoria alla pratica, che fare per arginare il grooming
Cosa serve per arginare il fenomeno? Serve educazione digitale.
C’è uno scollamento tra la realtà degli adulti e quella dei bambini, poco conosciuta da parte dei primi.
Molti genitori e insegnanti sono partiti scettici ma si sono resi invece conto di quanto sia reale il problema dell’adescamento e di quanto sono a rischio i bambini.
Posso dire che grazie a questo progetto abbiamo fatto avvicinare i due mondi.
Ci si è resi conto di quanto i bambini siano a contatto con situazioni dalle quali dovrebbero stare lontani, senza avere gli strumenti, e senza che gli adulti siano realmente in grado di contrastare l’adescamento.
Serve l’interazione per rendere i bambini consapevoli dei pericoli, non basta dire loro “state attenti perché c’è un pericolo”.
I bambini sanno cos’è un pedofilo ma nell’interazione non sanno riconoscerlo. Tant’è che poi nella realtà fanno attività a rischio come interagire con chi non conoscono e dare l’amicizia a persone sconosciute.
Non sono troppo piccoli per questi problemi, ma non lo sono nemmeno per capire come starne alla larga».
Genitori
I genitori dovrebbero dare dei limiti. Mettere i blocchi, le impostazioni della privacy, controllare la cronologia delle loro attività in rete. Più sono piccoli, meno lo devono usare da soli, neanche nelle chat con i compagni di classe perché spesso sono proprio le chat private il maggior diffusore di materiale che non deve circolare tra bambini.
Monitorare non significa invadere la loro privacy, significa star loro accanto. Non basta controllare, bisogna insegnargli a navigare correttamente e se un genitore ha delle lacune deve avvalersi dell’aiuto di esperti in grado di insegnargli come essere una guida efficace.
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Molte volte, purtroppo, ancora oggi vedo molti genitori insegnare ai loro ragazzi a non avere paura.
Quasi come fosse un difetto, un qualcosa da nascondere, di cui vergognarsi.
“Non piangere che sembri debole”
“la paura è cosa da femminucce. Tus ei un uomo devi essere coraggioso”
Vis emrbano frasi corrtte e sensate queste da inculcare a bamibini e ragazzi in via di sviluppo?
Emozioni
La paura, se non portata all’eccesso facendola diventare patologia ( ma qui parliamo di altro, di attacchi di panico di cui abbiamo già parlato tempo fa ma se volete riprenderò l’argomento), è uns entimento come tutti gli altri, un’emozione.
E, come tutte le emozioni, e dicod avvero tutte, va vissuta, affrontata, esternata.
Non possiamo solo condividere , esternare gioia. Siamof atti di emozinoi e reazioni emtive a parole sentite, situazioni…tutto provoca in noi emozioni.
Che sia rabbia, dolor,e gioia, disgusto tutto va vissuto, elaborato, esternato. Perché nessuna emozione è qualcosa di cui vergognarsi.
Perché se la vediamo in questo modo allora dovremmo vergognarci di noi stessi ogni singolo momento della nostra giornata.
Affrontare le paure
E’ difficle, per un ragazzo che vive in un ambiente in cui è abituato a nascondere le sue paure, imparare, da solo, ad affrontarle.Perché sis entirebbe quasi in colpa verso la famiglia, perché “no, non devo farle trapelare, non posso, perché mi hannod etto che sbagloato”.
E invece l’unica coa sbagloata è fare quello che ti hannod etto.
Sapete chi è davvero la perosna coraggiosa? E’ quella che non ha paura di avere paura.
E’ quella che esterna le sue emozioni, che le affronta, che le guarda in faccia.
E va benissimo se piangiamo, se ci arrabbiamo, se c’è qualcosa di cu abbiamo una fottutissima pura e chiediamo aiuto per affrontarle.
E sapete perché? Perché siamo umani, perché solo se affrontiamo e viviamo a pieno le nostre emozioni cis entiamo bene.
Sembra assurdo ma un lutto, nons empre ins ensos tretto, deve essere vissuto, affrontato se non vogliamo vivere nell’angoscia per tutta la nostra vita. Piangiamo, soffriamo, va benissimo così.
Ricrodate, carig enitori, che la paura non deve essere sconfitta, non deve essere nascosta, non è uan vergogna. Va semplicemente gestita.
E allora, prendete per mano i vostri ragazzi e cercate di trovare, insieme a loro, al soluzione più giusta perpoter gestire le loro paure.
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Solo insegnandolo ai ragazzi impareranno a crescere.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul commettere errori e su coe sia importante insegnarlo ai ragazzi per crescere.
Sbagliare
E’ una delle cose più importanti che ung enitore dovrebbe isnegnare a fare ad un ragazzo.
Assurdo direte voi…sicuramente. No, non lo è.
Perché dico questo? Perché è solod algi errori che si impara a crescere, a rialzarsi, a riflettere e impegnarsi su come possiamo migliorare noi stessi senza paragonarci a nessun altro.
Eppure, purtroppo, la maggior parte delle volte ig enitori insegnano ai figli a non sbagliare perché, se lof ai, sei un fallito.
Fallire
Che bruttissima parola Fallimnto. Nessuno fallisce mai nella vita.
Ma tutti facciamod elgi errori, che siano nelle piccole come nelle grandi cose.
E’ vero, molte volte gli errori sono davvero grandi e portano delle cosneguenze pesanti nella nostra vita come nelle eprsone che abbiamo accanto. Ma, anche in questo caso, servono a far riflettere su come non commetterli più.
In tutela minori ho avuto a che fare con molte reltà diffrenti, difficili da gestire. Storie di ragazzi separati dai genitori per motivi di violenze domestiche, alcol, separazioni.
Altre volte vttime di droghe, gioco, dipendenze anche affettive sfociate poi in violenza.
Tutte queste persone hanno sbagliato ma ad ognuna di loro è stata data un’opportunità: quella di recuperare agli errori commessi e ricominciare da capo, e ritrovare gli affetti. Rinascere.
Possibilità
E se la possibilità viene data in queste sotuazioni, perché un genitore dovrebbe dare del fallito ad un figlio per un piccolo errore commesso?
Perché invece di fare paragoni con fratelli, compagni e tutto il circondario non si prende per mano il ragazzo e si trova insieme una soluzione al problema?
Mi èc apitato di parlare con un papà, una volta, e dis entire dalla sua bocca queste parole: “mo figlio ha un atteggiamento brutto…gli pago anche le ripetizioni di matematica da uno bravo e prende comunque due nella verifica…è un fallito e lo sarà sempre nella vita”.
Ragazzi, mi sono davvero dovuta trattenere dal non rispondere per le righe a questa perosna ma è etica professionale. Ho fatto un respiro grande e ho ragionato.
Ragionare
Se paghi qualcuno e il risultato è questo, magari dovrest cambiare persona che lo aiuta. Magari il problema è a monte e bisogna indagare sul perché di tutto questo. Magari non riesce e, per non deludere papà, non dice nulla.
Riflettete…se un ragazzo nasce e cresce sotto una campana div etro senza commettere errori, mi dit voi come capirà cosa è giusto fare e cosa no?
Se, dopo aver commesso un errore, non ha un genitore, o entrambi, che fa da guida e ragiona con lui sul perché questo errore è stato commesso e sulle strategie per non commetterlo più, che lo appoggia, che è il suo salvagente, la sua spalla su cui piangere, il rifugio dove trovare conforto.
Come potrà mai questo ragazzo migliorare se stesso, lavorare su se stesso e la sua autostima impegnandosi con tutte le sue forze per raggiungere il suo obiettivo?
Genitori
Carig enitori, siate il buno esempio, date conforto ai vostri ragazzi. No giudicateli ma aiutateli a crescere e a sbagliare perché solo sbagliando si impara.
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e sulla piattaforma camtv col nome del canale “adoelscenti istruzioni per l’uso”
Arrivare in alto superando se stessi, non gli altri.
Buonigorno amici. Oggi parliamo di superare se stessi
Non si arriva in alto superando gli altri, ma se stessi.
Insegnamento
Questo dovrebbe essere l’insegnamento che tutti i genitori dovrebbero dare ai propri ragazzi e prima ancora bambini. Invece?
Ince molto spesso,s empre più spesso si educano i figli alla competizione.
Competizione
Che se sana, fine allo sport, è anche giusta. Ma il probema è che questi ragazzi vengono educati ad essere miglori degli atri, a essere superiori algi altri.
A pensare che se non riescono a superari glia ltri, ad ogni costo e senza guardare in faccia a nessuno, non saranno nulla nella vita perdendo, ai loro occhi, lA STIMA DEIG ENITORI.
Ed ecco che compaiono i paragoni tra parenti,compagni, ragazzini della stessa età…in ogni luogo: in plestra, nello sport, a scuola.
“Guarda tuo fratello com’è bravo..dovresti essere come lui”
“guarda Paolo com’è forte”.
Vis embra giusto questo?
Empatia
Ma provate a mettervi solo per un attimo in un ragazzo che solo ora sta scoprendo se stesso e cosa vuole essere nella vita, e che, invece di essere supportato dai genitori ad impegnarsi per raggungere i suoi obiettivi, lo denigra.
Se stessi
I ragazzi devono dare sempre il massimo di se stessi per superare i propri limiti, le proprie insicurezze e paure. Perché tutti abbiamo dei talenti, che magari sono diversi da quelli della massa ma sono i nostri e, in quanto tali, vanno coltivati e alimentati e rispettati.
E allora isnegnamo ai ragazzi ad alzare sempre un pochino di più la nostra perosale asticella.
Acadere, sbalgiare, e rialzarsi sempre più fprti. Perché cadendo si impara, perché l’insegnamento viene soprattutto dagli errori.
Non dovete fare una gara col mondo a chi arriva più in alto perché nessuno arriva mai, tutti dobbiamo sempre imparare qualcosa da chiunque ne sa più di noi.
Piuttosto, superate voi stessi e datevi una pacca sulla spalla ogni volta che lo fate:)
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Buongiorno amici. Oggi parliamo de l’attesa e la forza dei desideri.
Il desiderio ci fa sentire una mancanza, ci fa sentire quello di cui abbiamo bisogno, quello che vogliamo, ci prepara all’attesa.
Troppo spesso, invece, gli adulti per primi perdono la bellezza del desiderare e si cerca di ottenere tutto e subito, non riuscendo a trasmettere questo valore anche ai più piccoli. Eppure sono proprio i desideri il motore che permette di trovare le energie e la forza per alimentare dei progetti e conquistare ciò che per noi conta davvero.
Bisogno o desiderio? Comprendiamo bene il loro significato!
Spesso le parole bisogno e desiderio vengono utilizzate come sinonimi, come se avessero lo stesso significato, ma non rappresentano la stessa cosa.
Il termine bisogno “con valore generico, indica mancanza di qualche cosa. Più comunemente, la necessità di procurarsi ciò che manca per raggiungere un fine determinato, oppure ciò che è ritenuto utile per il conseguimento di uno stato di benessere materiale o morale” (Dizionario Treccani). Il bisogno è qualcosa che parte dal corpo e nasce da una spinta interna, si attiva a partire da ciò che manca e spinge a metter in atto un’azione specifica per ottenerlo, generando piacere se si raggiunge il risultato oppure frustrazione se non si riesce.
Il termine desiderio, invece, “è un sentimento intenso che spinge a cercare di raggiungere, possedere o realizzare ciò che può soddisfare un bisogno. Può indicare un sentimento costante di mancanza di qualcosa che si ritiene necessario al nostro benessere” (Dizionario Treccani). Il desiderio indica, dunque, un vissuto, un processo che tende verso qualcosa: non si resta immobili, in attesa, ma si avverte una spinta che mette in cammino verso una certa direzione.
Se questa distinzione non è chiara per gli adulti, possiamo immaginare quanto sia ancor più faticoso comprenderla per i più piccoli.
Hanno bisogno di tempo per imparare a distinguere tra bisogni e desideri ed hanno bisogno, per riuscirci, della guida e dell’aiuto dei genitori, che possono abituarli, gradualmente, a comprendere e vivere il valore dell’attesa.
Pur essendo differenti, bisogni e desideri hanno un importante elemento in comune: la frustrazione che si sperimenta quando non è possibile
Aiutare i figli a tollerare la frustrazione
Si tratta di un vissuto che fisiologicamente ognuno di noi, anche i più piccoli, può sperimentare: viverla in modo adeguato permette, al bambino prima e poi gradualmente a ragazzi e adulti, di conoscerla ed elaborarla.
Frustrazioni
Spesso può essere faticoso per un adulto tollerare la frustrazione sperimentata dal figlio: entrano in gioco molte emozioni e sentimenti differenti tra cui dispiacere, senso di colpa o ad esempio imbarazzo quando ci si trova di fronte ad altre persone, e ciò porta a soddisfare il prima possibile il desiderio del momento per recuperare la tranquillità.
Soddisfare ogni desiderio, però, sebbene porti ad un risultato immediato, non è la strategia più efficace nel lungo periodo.
Da un lato i bambini apprendono che quella modalità funziona per ottenere ciò che vogliono, dall’altro si trasmette loro, in modo indiretto, il messaggio che non hanno competenze e capacità per conquistare qualcosa in autonomia.
Le attese
La capacità di attendere aiuta nel raggiungere un desiderio: sapere e accettare che non si può avere tutto e subito e che per ottenere degli obiettivi servono impegno, costanza e determinazione, permette ai bambini di mettersi in gioco, sviluppare la pazienza, rinforzare la fiducia in se stessi e incrementare l’autostima.
Imparare a tollerare la frustrazione, gradualmente e con modalità e tempi differenti in funzione dell’età dei bambini, permette dunque anche di iniziare a costruire le fondamenta della loro resilienza, rendendoli più efficaci nel superare anche le avversità, migliorando le proprie capacità di adattamento e sviluppando le proprie risorse.
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Io spero che parlare de l’attesa e la forza dei desideri vi sia stato di aiuto.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di figli non amati e di cosa dovrebbero fare ogni giorno.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce l’abuso minorile come un costrutto molto ampio che comprende maltrattamenti e disattenzione. Include tutte le forme di violenza fisica ed emotiva, abuso sessuale, incuria, negligenza emotiva.. e qualsiasi comportamento che possa causare un danno reale o potenziale per la salute del bambino, la sua sopravvivenza, il suo sviluppo o la sua dignità nel contesto di una relazione di responsabilità, fiducia o potere (OMS, 2003).
Quando si parla di abuso non si può fare a meno di citare la negligenza infantile, ma che cos’è? La negligenza emotiva è una forma di maltrattamento quasi invisibile.
Alla base può esserci inadeguatezza genitoriale e/o mancanza di amore.
Con negligenza emotiva si fa riferimento all’assenza persistente di risposte adeguate ai bisogni emotivi del bambino.
Il bambino esprime i suoi bisogni affettivi e il genitore, sistematicamente, li ignora per inadeguatezza o perché distratto da altro.
Esempi
Esempi pratici? Un genitore che ignora in modo continuo e persistente, il piccolo che piange pensando che tanto, prima o poi si stancherà!
Oppure un genitore che invece di accogliere e accudire, pensa che il piccolo lo stia sfidando con i suoi naturali comportamenti.
Per non parlare della mancata interazione tra bambino e genitore (noncuranza del genitore, anaffettività, completo disimpegno).
Mancanza di una figura stabile (genitore depresso, affetto da malattie, genitore assente). Incoerenza, disparità di trattamento tra fratelli, umiliazioni, ricatti emotivi… Insomma, le forme di negligenza emotiva sono davvero numerose
Variabili- figli non amati
Ci sono poi alcune variabili che possono intervenire peggiorando qualcosa che è già di per sé un grosso problema… come dire: non c’è mai fine al peggio!
A gettare benzina sul fuoco, in un contesto di negligenza emotiva, possono intervenire alcune circostanze come:
Relazione di coppia instabile: i bambini sono costretti ad assistere a litigi tra i genitori. Nella famiglia nascono difficoltà nella comunicazione e si forma un serio squilibrio nella distribuzione del potere.
Relazioni conflittuali con la famiglia estesa: nonni, zii o altri parenti interferiscono negativamente con la vita famigliare.
Nessuno adulto si occupa delle faccende domestiche e nel genitore che considera il figlio subordinato, nasce la pretesa che sia il minore a realizzarle.
Una casa piccola e spazi ristretti possono azzerare il concetto di privacy, la sicurezza e i confini tra sé e l’altro diventano difficili da strutturare.
Basso livello educativo dei genitori. In pratica i genitori non sono solo inadeguati da un punto di vista affettivo ma lo sono anche da un punto di vista dell’istruzione, non mostrano interesse per i figli e non li incoraggiano alla conoscenza. Il basso livello di istruzione induce anche a un disinteresse medico. Bada bene, non significa che i genitori poco colti non possono essere buoni genitori. Significa che i genitori menefreghisti nei confronti della prole e (per di più) non istruiti, sono terribili genitori.
Modello educativo gerarchico. Qui l’abuso emotivo è inevitabile: i genitori reputano i figli una “proprietà” di cui avvalersi piuttosto che persone con un’identità propria con le quali condividere armoniosamente un pezzo di vita.
Negligenza emotiva-figli non amati
La negligenza emotiva è un problema molto complesso tanto che bisogna tenere conto di numerosi fattori.
Data la sua complessità, bisognerebbe agire con urgenza perché le conseguenze a lungo termine possono essere paragonabili e in taluni casi persino più gravi di quelle legate alla violenza fisica.
Niente paura. Per fortuna è possibile intervenire anche in età adulta: un percorso di auto-consapevolezza, auto-accettazione può essere il cammino ideale per chi è cresciuto in una famiglia tossica.
La psicoterapia è indubbiamente l’intervento più saggio per il recupero. In cosa consiste il recupero? Nel cambiare i comportamenti e i modelli che hai acquisito fin dall’infanzia. Tali modelli sono il frutto di un adattamento in un ambiente ostile.
Ed ecco la parte peggiore: ciò che apprendi inconsapevolmente durante l’infanzia è davvero difficile da lavare via, entra a far parte del tuo bagaglio inconscio che condiziona la tua vita da adulta. Lasciarsi alle spalle un abuso emotivo equivale a guarire.
La guarigione consiste neldisimparare schemi, modelli, credenze e comportamenti e sostituirli con nuovi apprendimenti in grado di supportare la tua felicità a lungo termine! Il primo regalo che puoi farti, dunque, è un percorso di introspezione.
5 doni che i figli non amati dovrebbe farsi ogni giorno
L’auto-consapevolezza è un dono che non hai bisogno di incartare eppure è uno dei regali più belli che puoi farti. Con l’auto-consapevolezza puoi imparare a vederti chiaramente per ciò che sei e non per quello che ti hanno indotto a credere gli altri.
1. Conoscenza. Impara a conoscerti
I figli non amati vedono se stessi attraverso una lente d’ingrandimento difettosa, ereditata dalle esperienze infantili. Questa lente riflette il modo in cui ti hanno fatto sentire da piccolo.
La tua visione distorta arriva dalla persistente abitudine all’autocritica. Sei così abituato a essere severo con te stesso che ormai per te questo è lo standard della normalità. In realtà, esiste un altro modo di esistere che ancora non conosci. La lente che oggi usi non è abituata a vedere le meraviglie che ti porti dentro, ciò che di enormemente buono c’è in te, quella lente ha imparato solo a mettere in evidenza i tuoi aspetti negativi e… ingigantirli!
Concediti il tempo e lo spazio per conoscerti bene. Cerca di essere razionale nei giudizi che ti dai continuamente. Anzi, sarebbe bene mettere da parte ogni giudizio. Cerca di conoscerti davvero: chi sei? L’immagine che vedi di te è autentica o ti è stata inculcata da qualcuno? Esplora i tuoi mondi interiori e fallo con amicalità. In fondo, tu, potresti essere il tuo migliore alleato, il più grande amico di sempre e non colui che ti rema contro!
Invece di concentrarti su ciò che non va, dai un’occhiata a quanto c’è di buono. Ecco un piccolo esercizio da fare ogni giorno. Impara a conoscerti: prova a scrivere 10 parole positive che ti descrivono. Se proprio non ci riesci, chiedi a chi ti stima di aiutarti.
2. Comunicazione e ascolto. Non trarre conclusioni affrettate
Il confronto è una cosa buona e giusta, lo è di meno, però, se parti prevenuto sulle intenzioni altrui. Non puoi pretendere che un’altra persona capisca al volo i tuoi bisogni e li soddisfi. Impara a comunicare con calma ciò che vuoi o ciò che ti aspetti dall’altro. Se hai bisogno di qualcosa, comunicala in modo garbato e assicurati che l’altro abbia compreso.
Per lo stesso principio, non dare per scontato la prospettiva dell’altro. Non giungere a conclusioni affrettate. Prima di sentirti offeso o ferito nel profondo, chiedi spiegazioni. Sei sicuro di aver letto correttamente la situazione? Quando interagisci con gli altri, prova a porti domande in modo “distaccato”. La tua sfera emotiva può “viziare” le tue valutazioni, proprio come quella lente difettosa fa con te stesso.
3. Comprensione. Impara a capirti
Se credi di aver commesso un errore, non condannarti. L’auto-compresione è l’antidoto che cerchi solo che probabilmente ancora non sei capace di somministrartela. Non riesce a essere comprensivo e compassionevole con te stesso semplicemente perché nessuno lo è mai stato con te! Se durante la tua infanzia non ti sei sentito compreso e pienamente accolto nelle tue fragilità, solo difficilmente riuscirai a farlo da solo in età adulta. I primi due doni sono strettamente correlati.
Impara a dare un nome alle tue emozioni, ogni giorno. I figli non amati non sempre riescono a regolare e gestire le loro emozioni così finiscono per esserne vittime. L’ansia, il panico, le incongruenze tra desideri e azioni, tutti quei «vorrei ma non posso…» sono in realtà un esempio tangibile di emozioni mal gestite. Anche il bisogno di controllo riflette solo emozioni soverchianti.
Fortunatamente l’intelligenza emotiva non è una dotazione di serie ma è un qualcosa che si acquisisce con la pratica. Sapere cosa provi e perché lo stai provando ti stenderà un tappeto rosso verso il cammino dell’auto-consapevolezza.
4. Pazienza. Non essere impaziente
Hai passato l’intera infanzia a subire l’influenza negativa di tua madre o di tuo padre e ora non vedi l’ora di riscattarti e migliorare ma finisci per inciampare sempre negli stessi errori. Posso capire perfettamente la tua impazienza ma nel giro di poco tempo non puoi riscrivere il tuo presente: hai bisogno di imparare le basi perché queste ti sono mancate, purtroppo. Non è qualcosa che è dipeso da te ma è capitato. È qualcosa con cui ancora oggi ci fai i conti ma da cui sicuramente riuscirai a uscirne. Non ti basta la forza di volontà, quella ne hai da vendere.
Se c’è una cosa che accomuna le persone con un’infanzia difficile è proprio questo: la volontà di riscattarsi! Quel riscatto arriverà, il tuo prossimo passo per ottenerlo è un semplice apprendimento: imparare a essere più gentile con te stesso e avere pazienza per raccogliere i frutti dei tuoi sforzi. Ci arriverai.
“Faccio sempre gli stessi errori” “Non imparo mai…” “Sono un fallito”.Sono frasi che non fanno bene. Rivolgiti a te stesso con compassione, gentilezza e pazienza: “oggi ho commesso questo errore ma probabilmente la prossima volta riuscirò a padroneggiare meglio la situazione, non è questo singolo episodio che può definire la mia intera persona”. Analizza bene il contesto. Ricorda che ogni giorno, fai sempre il meglio che puoi con ciò che sai. Molte cose non hai potuto ancora impararle.
5. Stimati e… Circondati di persone che ti stimano
Mentre impari ad accettarti e stimarti, ricordati di circondarti di persone positive, degne di stima e in grado di mostrarti autentica stima. Ogni rapporto deve basarsi sulla reciprocità. Se hai sempre avuto esperienze negative, se la tua fiducia è stata tradita sia in amicizia che in amore, sappi che potrebbe non essere un caso. Quando cresciamo con ferite interiori nascoste, mai elaborate o guarite, non siamo lucidi nei rapporti e finiamo per legarci a chi può, in qualche modo, approfittarsi di noi e della nostra bontà.
Quando guarirai te stesso dal tuo passato, ti verrà naturale selezionare solo le persone che possono davvero arricchirti e che sono capaci di autentica stima e rispetto. Chi non ti apprezza, finirà per allontanarsi in autonomia, così come giusto che sia: la guarigione di sé mette ognuno al suo posto.
E se avete bisogno del mio aiuto contattatemi tramite la sezioen “contatti e consulenze ” del sito
O su camtv come dottoressanapolitano o col nome del canale “adolescenti istruzioni per l’uso”
Questa volta, mi sono cocnentrata sulla fragilità dei legami non solo tra coppie, ma anche tra amici. E, in questo caso vengono coinvolti soprattutto gli adolescenti.
E sì, perché ultimamente c’è molta più fragilità nelle relazioni, nei legami affettivi di qualsiasi genere e natura. E perché?
Il digitale- come creare rapporti solidi
Semplicemente abbiamo più opportunità e mezzi, soprattutto grazie a internet e ad app varie, di conoscere persone.
Quindi, “ow, posso conoscere tanta gene grazie al sito Tot”…c’è un hype grandissimo all’inizio dove l’interesse per la persona, o le persone, con cui parli è altissimo. Ci si incotnra dopo qualche tempo che si parla. Ma?
M apoi si scopre che tutto l’hype inr ealtà era fumo nelgi occhi. Quindi che si fa?
“ma sì dai, tanto lì sopra posso conoscere altra gente”…banalizzando i rapporti umani.
Legami- come creare rapporti solidi
Ed è strano e rutto che spesso la gente gestisce così i rapporti umani quando è nella antura dell’uomo ceracer in tutti i modi rapporti concreti, solidi per potersi sentire parte di un qualcosa.
Ma non voglio spoilerare molto della diretta.
Ascoltatela e, se avete bisogno del mio aiuto, potete contattarmi tramite la sezione “contatti e consulenze” del sito.