Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla paura di sbagliare e di come fare per insegnare ai ragazzi, bimbi o adolescenti, a non averne.
Sono sempre di più i bambini e i ragazzi che hanno paura di sbagliare, che non accettano gli errori e li vivono come un fallimento.
Il risultato
Purtroppo viviamo in una società che pone troppo spesso l’accento sul risultato: ci si preoccupa di ottenere sempre buone prestazioni e ci si dimentica di quanto, invece, anche imparare a sbagliare sia importante per crescere e sviluppare una buona autostima.
Sono tanti i bambini e i ragazzi che, per paura di sbagliare, vanno incontro a un rifiuto, a un non voler andare avanti.
A volte, infatti, preferiscono abbandonare ciò che stanno facendo perché non riescono a gestire le emozioni che vivono.
Sbagliare
Ogni bambino e adolescente ha il diritto di sperimentare, sbagliare, provare tristezza.
Un figlio che non ha la possibilità di sbagliare, con maggiore probabilità svilupperà in adolescenza e poi in età adulta una serie di paure o insicurezze, poiché non ha imparato a conoscere e utilizzare le proprie risorse.
E’ soprattutto a scuola che i più piccoli temono di sbagliare.
Livelli eccessivi di ansia, che spesso riguardano la paura di prendere un brutto voto o del giudizio degli altri, possono attivare un blocco e la percezione di non essere all’altezza.
Si dice “chi non sbaglia, non impara!” In effetti molte volte si impara di più dagli errori che dal seguire quei consigli che evitano di farti sbagliare.
Il messaggio che bisogna trasmettere ai più piccoli è che gli errori non sono necessariamente negativi, anzi servono per imparare e per crescere.
Che si tratti di un brutto voto, di compiti a casa, di un rimprovero ricevuto, i genitori non devono sostituirsi ai figli, ma fornire gli strumenti per comprendere quanto accaduto e affrontare la situazione.
Come aiutare i bambini che hanno paura di sbagliare?
ESSERE UN BUON ESEMPIO.
L’approccio del genitore, il modo in cui affronta i propri errori e definisce quelli degli altri, gioca sicuramente un ruolo importante.
Bisogna fare attenzione ai messaggi che si trasmettono indirettamente ai figli: non è sempre necessario esprimere in modo evidente le proprie aspettative, basta anche l’adozione di un atteggiamento perfezionista verso se stessi o una scarsa tolleranza dei propri errori.
DARE SPAZIO ALLE LORO EMOZIONI.
E’ bene non sminuire ciò che provano, facendoli sentire incompresi: mostrare accoglienza per le loro emozioni e offrire sempre ascolto è importante.
Si può chiedere loro di cosa hanno paura e quali sono i loro pensieri negativi, per conoscere il loro punto di vista e trovare insieme dei modi diversi di affrontare le situazioni che reputano difficili.
AIUTARLI A METTERSI IN GIOCO.
Se i figli temono sempre di incontrare un ostacolo, non bisogna iperproteggerli ma motivarli sempre di più, facendogli sperimentare a poco a poco le attività a loro più congeniali.
E’ bene trovare delle occasioni in cui fare da soli qualcosa di nuovo: più avranno occasioni di sperimentare e imparare anche a sbagliare, più potranno sviluppare autostima e sicurezza in se stessi.
MOSTRARE IL LATO POSITIVO.
Aiutateli a non concentrarsi solo sul risultato raggiunto, ma valorizzate l’impegno, il fatto che si siano divertiti, che abbiano rispettato le regole.
Il genitore, infatti, deve aiutare il figlio a capire che gli errori e le perdite fanno parte dell’esperienza e che il successo sta nell’accettare anche la sconfitta e capire cosa è andato storto per migliorarsi, crescere e imparare.
E’ importante imparare a fare la cosa giusta così com’è importante imparare a sbagliare.
Per vivere serenamente bisogna pensare agli errori che si commettono nella vita quotidiana come del tutto normali e anzi importanti per crescere.
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Buongiornoa mici:) Oggi parliamo di violenza di genere-diretta.
Adolescenti
E’ cronaca, purtroppo, quasi quotidiana sentire di donne, soprattutto, vittime di violenza sessuale e non solo.
Ragazza di 17 anni trascinata, tramortita, portata in un boschetto e violentata mentre aspettava l’autobus per portarla casa da scuola, quindi pieno giorno.
Donna di 33 anni va in bagno in un locale dove stava passando la serata con i suoi amici e viene violentata all’interno del bagno.
E , purtroppo, queste non solo le uniche forme di violenza.
Violenza di genere-diretta
Non esiste solo la violenza sessuale. C’è quella psicologica, manipolatoria, fisico e sessuale.
Durante al diretta, per l’ appunto, spiegherò la differenza tra queste, il fatto che già d ragazzi sci sano comportamenti di questo tipo su coetanee e coetanei.
Parlerò, poi, di come educare al rispetto i ragazzini , maschi, fin da piccini, cosa scatena questi atteggiamenti violenti e come, i gentiori, devono stare attenti per capire se la figlia è stata vittima di una di queste violenze.
Buongiorno amici. Riflettiamo.. più spessa è l’armatura…più fragile è chi la indossa
Fragilità
Essere una persona fragile implica avere una particolare sensibilità che aiutiamo a proteggere con una corazza, aggiungendo strati su strati ogni volta che soffriamo una delusione o ci sentiamo frustrati. Persino la persona più sensibile può diventare una persona fredda quando si sente minacciata da una situazione che non è disposta ad affrontare.
Ci sono situazioni che per tutti noi sono difficili da affrontare, da accettare o da gestire, come può essere l’abbandono, il rifiuto, il disprezzo, la colpa, ecc. Nelle situazioni in cui ci sentiamo particolarmente vulnerabili, facciamo sempre un passo indietro per proteggerci. Questo comportamento è fondamentale per preservare la nostra integrità.
Il carattere e l’atteggiamento di ognuno di noi influisce sul comportamento che si decide di adottare di fronte a quelle situazioni che possono essere fonte di grande dolore emotivo. Per questo motivo, c’è chi si espone a situazioni dolorose senza protezione, e anche con una certa tendenza masochista, fino a rimanere alquanto malmenato e ferito.
Altri tipi di persone, invece, hanno un atteggiamento più prudente: quando anticipano una situazione simile ad un’esperienza precedente, sono in grado di innalzare delle barriere e diventare impermeabili, indifferenti di fronte a qualsiasi emozione o sentimento.
“Non ci sono dubbi, la tua corazza ti protegge dalle persone che vogliono distruggerti. Eppure, se non la togli mai, ti isolerà anche dall’unica persona che potrà mai amarti”.
-Richard Bach-
Essere fragili non significa essere deboli
I due tipi di persone che abbiamo appena descritto si trovano ai due poli opposti, anche se entrambe dipendono dalla stessa fragilità. Buttarsi nel vuoto non è certo un’opzione sana, ma non lo è nemmeno circondarsi da mura per rendersi insensibili.
La fragilità viene spesso collegata e confusa con la debolezza: essere fragili è un indicatore che ci mostra l’intensità delle nostre emozioni, la sensibilità con cui viviamo i nostri sentimenti e la difficoltà che abbiamo nel mostrarci tali e quali siamo, per paura di essere feriti.
Essendo fragile, posso essere forte di fronte alle circostanze, andando avanti e conquistando le mie paure. Nonostante ciò, non mi permetto di mostrarmi sensibile, anche se dentro sto soffrendo, sto male e mi sento solo. Voglio mostrarmi forte indossando la mia armatura, facendo credere agli altri che niente può ferirmi, quando, in realtà, mi fa talmente male che sento di non poterlo sopportare.
Siamo in grado di mettere alla prova la nostra forza quando continuiamo ad avere fiducia nonostante i tradimenti, quando andiamo avanti nonostante le paure e la nostra tristezza, quando mostriamo la nostra vulnerabilità e sensibilità a chi se lo merita.
Mostrarsi tali e quali siamo-più spessa è l’armatura…
Quando sopprimiamo le nostre emozioni, quando alziamo dei muri di fronte a tutto ciò che proviamo, diamo agli altri il permesso di conoscerci solo in modo superficiale e finiamo persino per trattare gli altri allo stesso modo, avendo così relazioni superflue, senza nessun impegno speciale.
In questo modo, possiamo conoscerci per le persone che siamo davvero? Diamo agli altri l’opportunità di conoscerci a fondo? Aggiungere strati alla nostra armatura ha delle conseguenze, perché perdiamo chi siamo. Viviamo intrappolati nella paura per cercare di chiudere fuori il dolore.
“Se voglio conoscere me stesso, tutto il mio essere, la totalità di ciò che sono e non solo uno o due strati, allora, ovviamente, non devo condannare, devo essere aperto ad ogni pensiero, ad ogni sentimento, a tutti gli stati d’animo, a tutte le inibizioni”.
-Krishnamurti-
Quando siamo particolarmente sensibili, sviluppiamo la capacità di evitare di essere noi stessi, affrontiamo il mondo creando diverse personalità, che cambiano a seconda del proprio carattere: i timidi e vergognosi, gli scontrosi, gli impertinenti, i compiacenti, quelli che si prendono sempre cura degli altri, quelli che ci sono sempre per tutti, ecc.
In un certo senso, tutte queste sono le nostre maschere, quelle con le quali ci proteggiamo adottando un certo ruolo. In questo modo, e ogni volta che ci è possibile, evitiamo di parlare di noi stessi e di indossare i panni di chi siamo davvero.
Imparare a conoscersi facendo spazio alle proprie emozioni-più spessa è l’armatura…
Di sicuro mi tradiranno di nuovo, mi faranno ancora del male e le cicatrici delle mie ferite torneranno ad aprirsi. È qualcosa che non posso evitare, perché fa parte della vita stessa, del mio camminare lungo i suoi sentieri. Se voglio viverla davvero, imparare a conoscermi e ad entrare in sintonia con gli altri, devo correre il rischio che tutto ciò possa accadere, anche se mi sento fragile.
La mia insensibilità, la mia freddezza, la mia armatura, la mia corazza e i muri che ho innalzato non sono la soluzione. Nascondermi confondendomi tra gli altri è il mio autoinganno, il ruolo che assumo per sentirmi sicuro. È tutta una menzogna, uno stratagemma che mi impedisce di riconoscermi.
Anestetizziamo la nostra sensibilità impedendoci di esprimerla, perché quando in passato abbiamo avuto l’impressione di aver trovato la persona giusta con la quale condividerla, siamo stati traditi. Quando ci siamo aperti, abbiamo perso il nostro ritmo e il nostro amore per poterci accettare tornando a costruire un amore ancora più vero.
Questo processo è ciò che ci rende ancora più vulnerabili, poiché stiamo ricostruendo la nostra identità, facendo un passo dopo l’altro, imparando ad esplorare e a riconoscere quella sensibilità che abbiamo nascosto e chiuso a chiave. Ovviamente, essendo più esposti, c’è anche più probabilità di restare feriti, perché questi cambiamenti implicano anche una trasformazione nelle relazioni che abbiamo con gli altri e nei ruoli stabiliti.
Le delusioni che abbiamo affrontato, causate sia da noi stessi sia dagli altri, ci aiutano a vedere più chiaramente con quali persone vogliamo stare. Poco alla volta riusciamo a fare una selezione grazie a questioni più profonde come i valori, l’onestà e l’autenticità.
Contatti
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Bunogiorno amici. Oggi parliamo di paragoni deleteri e dei danni sui ragazzi.
Paragoni
Quanto possono danneggiare i paragoni che facciamo noi a noi stessi e genitori ai figli?
“Guarda tuo fratello/tua sorella com’è bravo/a…dovresti fare come lui/lei”
“i tuoi compagni sono più veloci”
“tua cugina è diventata mamma ed è più giovane di te…”
E mille altri esempi banali che potrei fare. Dico banali non per gli argomenti ma perché …se ci pensate…mi dite che senso hanno?
Famiglie e non solo
Purtroppo molto spesso sento mamme o papà o entrambi i genitori, di ragazzi che hanno affrontato un percorso con me, fare paragoni costantemente tra il ragazzo in questione e persone x: amici, parenti, fratelli, compagni di classe.
Errore madornale. Perché il ragazzo passa da uno stato di frustrazione e depressione perché si sente inferiore a uno dir abbia nei confronti di se stesso, di chi ha fatto questo o quel paragone e della persona cui viene paragonato.
Inferiore a chi?
Il fatto è che nessuno, e sottolineo nessuno, è superiore o inferiore a qualcun altro.
Dovete capire, ragazzi e genitori, che siamo tante bellissime individualità e , come tali, abbiamo le nostre caratteristiche, le nostre abilità, i nostri talenti e i nostri tempi.
Tutto questo, per l’appunto, deve essere rispettato.
Se Giorgio a scuola finisce il compito in meno di un’ora e a tuo figlio ne serve un’ora e mezza non vuol dire che è incapace. Vuole semplicemente dire che ha bisogno di più tempo.
Se mamma vuole che faccia il corso X per cui non sono portata a vuole Lei che lo faccia, la colpa non è mia di quell’insuccesso. Ma forse sono portata più per il corso Y.
Se ho bisogno di aiuto per una determinata cosa è perché ho qualche difficoltà da superare.
Ognuno ha i suoi talenti e deve essere rispettato.
Rispetto
I ragazzi non hanno bisogno di un genitore che li mortifichi.
I ragazzi hanno bisogno di genitori positivi, che invece di mortificarli diano loro la forza, l’incoraggiamento giusto per aumentare la propria autostima.
Hanno bisogno di chi fa capir loro che solo se si insegnano con tutte le loro forze possono raggiungere gli obiettivi prefissati. Se vuoi davvero con tutte le tue forze una cosa , beh, allora mettici tutto l’impegno possibile, ma fallo davvero.
Vedrai che andrà tutto bene e se durante il percorso inciampi ci si rialza e si riprova finché non ce l’abbiamo fatta.
E se invece non va’ Non importa, l’importante è aver dato tutto il massimo che potevamo dare per non sentirsi in colpa di non aver fatto abbastanza.
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Buongiorno amici. Oggi parliamo, nella diretta, del positive parenting.
Cos’è
Ma che cos’è il positive parenting?
Sono tutte quelle pratiche, piccole regoline e accorgimenti che permettono ai genitori di essere davvero dei genitori positivi.
Il che vuol dire, adottare un metodo educativo che si allontana dai due eccessi: l’autoritarismo e il permessivismo eccessivo.
Entrambi metodi sbagliati, entrambi non portano a nulla.
Regole del positive parenting
Durante la diretta, di cui non spoilero come sempre nulla , parleremo anche di qualche regola necessaria per metterlo in pratica.
Una di queste? Proprio essere empatici coi figli senz però essere amici. Mi soffermo molto per spiegarvi il significato di tutto questo perché è molto molto importante.
O, altra e poi mi fermo, non mortificare ma incoraggiare se vostro figlio non riesce a fare qualcosa. Niente paragoni ma imparare a crescere con loro; imparare a dialogare in base alle loro capacità, al loro modo di essere.
Spero, ovviamente, di avervi messo un po’ di curiosità. Vi dico che, durante la diretta, una mamma mi ha chiesto un consiglio che potrebbe essere utile a tutti.
Diretta positive parenting
Vi lascio il link della diretta e vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi tramite la sezione contatti e consulenze del sito.
Sì, è vero…dico sempre che gli occhi, i gesti non calcolati, il linguaggio del volto e del corpo parlano molto più delle parole…sono più sinceri.
Ma ogni giorno, però, ci relazioniamo con il mondo: dalla famiglia, agli amici, ai professori, ai colleghi…l’essere umano non è fatto per stare solo, non può. E’ un individuo che ha bisogno di socializzare, e menomale direi. Ma non tutti sanno dosare e utilizzare a meglio le parole.
Le parole mal dette
Provate a pensare a quando discutiamo con chi ci vuole bene. Siamo talmente arrabbiati che diciamo cose dettate dalla rabbia. E alla fine? feriamo chi ci ama davvero, senza rendercene conto. Poi chiediamo scusa ma quelle parole risuoneranno sempre nella nostra mente.
Haters
Soprattutto tra i ragazzi, purtroppo, ” va di moda” l’insulto online. I social sono pieni di haters…youtube è pieno di gente che comincia, per chissà quale motivo, ad insultare chi non ha mai visto. Così, perché gli va.
Pensiamo anche al bullismo…a quanti ragazzi e ragazze vengono presi di mira e insultati non solo fisicamente ma anche online. Parole che possono, nei casi più gravi, portare le vittime a compiere gesti estremi…arrivando, a volte, al suicidio.
Perché? Perché non pensiamo, essendo al di là di uno schermo, a quanto quelle parole hanno ferito la vittima. A quanto possano fare male più di uno schiaffo in piena faccia, più di uno spintone , di una sberla.
Perché tocca la nostra persona, il nostro a nimo, al nostra autostima.
Non fatelo
No, per nessun motivo al mondo. Pensate molto bene prima di pronunciare determinate parole. E, a seconda di chi avete davanti, dovete saperle dosare al meglio. Le parole possono consolare, amare, essere conforto ma anche uccidere.
Se, a volte, vi sentite in diritto di utilizzare determinate frasi contro qualcuno, fermatevi a pensare se le riceveste voi. Quale sarebbe il vostro stato d’animo? Ma rispondete alla domanda sinceramente.
Siamo tutte persone con una propria sensibilità e , spesso, questa viene schiacciata.
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Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla scuola senza voti.
Notizia d qualche giorno fa. Una docente di un liceo di Palermo fa una proposta: la scuola senza voti. Perché’ Per non far sì che i ragazzi, a scuola, vivano con l’ansia del voto. Solo alla fine dell’anno potranno essere visibili.
Pareri
I pareri sono ovviamente contrastanti. Da un lato c’è chi dice che è giusto si prenda un provvedimento d questo tipo perché i ragazzi non devono essere giudicati coi voti.
Dall’altra parte, c’è chi dice che anche un due è educativo. Riflettiamo? sì.
Riflettiamo
Penso, e lo dico sempre, che un ragazzo non debba essere giudicato bravo ragazzo o meno, e parlo della sua persona, per i voti che prende a scuola. Ho sempre detto anche che genitori e insegnanti, perché purtroppo spesso la fanno anche loro, non devono fare paragoni.
Con nessuno: che siano compagni, fratelli, vicini di casa, parenti.
Semplicemente perché nessuno è superiore p inferiore a nessuno. Ognuno di noi ha le sue peculiartà, i suoi personali obiettivi. Ognuno di noi ha abilità differenti che non sono né superiori né inferiori a quelle di qualcun altro.
Se un ragazzo ha tutti 8 non vuol dire che è una persona migliore di chi ha tutti 6.
Il voto deve essere visto solo, come un monito, un reminder che ti dice se è il caso di impegnarti di più o se stai andando per la strada giusta. Ma solo per aver raggiunto o meno un obiettivo scolastico..
Il voto aiuta
Una parte di ragione ce l’ha anche chi dice che, in realtà, il voto aiuta a maturare.
Sì, vero. Proprio per il discorso fatto prima. Se l’obiettivo della pro è quello di vedere se avete capito o meno la lezione il voto negativo vuol dire al ragazzo che non lo ha fatto completamente.
Quindi, vista così, un due è educativo, deve essere un incentivo per il ragazzo, quindi, di di impegnarsi di più e infatti, spesso, il prof vuole vedere semplicemente un impegnarsi.
Reminder per i prof però, siate giusti con i voti, non fate preferenze( sì, è, capitato anche questo) prendete anche voi il voto come modo per incentivare i ragazzi a impegnarsi di più e allora, in questo modo, va bene anche un due.
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Io spero che aver parlato di scuola senza voti vi sia stato utile.
Buongiorno amici. Oggi parliamo della frase punitiva fila in camera tua.
Notizia, data dal quotidiano francese Le Figaro, secondo cui il Consiglio d’Europa avrebbe vietato il time out cioè il «Basta, fila in camera tua».
Oggi, tra i suggerimenti per un’educazione non violenta, si può leggere: «Bisogna reagire al comportamento scorretto con spiegazioni e in modo non aggressivo, evitando castighi come il time out».
Naturalmente si è acceso il dibattito tra chi sostiene questa posizione e chi invece la trova scorretta o esagerata.
Il time out è davvero indispensabile?
Nelle varie trasmissioni radiofoniche non è mancata l’ironia, con le tipiche osservazioni del genere «ma dove siamo arrivati» o «se non possiamo neanche più mandarli a riflettere in camera loro, come facciamo a educare ‘sti ragazzi?», e ancora: «quando la combinano grossa, bastano davvero delle parole gentili?».
In effetti hanno ragione. Pensando all’idea di educazione che ha la maggior parte delle persone, non è possibile eliminare le punizioni e sostituirle soltanto con parole gentili.
In un articolo del 2019 (che potete leggere qui) sostenevo che per educare non servono le punizioni, ma è necessario cambiare metodo educativo.
Se infatti il metodo in uso prevede premi e punizioni risulta abbastanza evidente che togliendo le punizioni il metodo non sta più in piedi.
Ma chiediamoci: cosa sono le punizioni, se non la reazione di un adulto che non sa più che pesci prendere? Come si arriva al momento in cui il «Basta, vai in camera tua» sembra l’unica soluzione? È possibile che ci sia un modo per non arrivarci affatto?
Io credo di sì, la strada per non arrivare alle punizioni esiste, ma necessita di un cambio di impostazione a livello educativo da parte degli adulti. È indispensabile un cambio di paradigma educativo.
Il fulcro del sistema educativo senza punizioni ruota intorno al significato della parola “rispetto” e ha bisogno di preparazione, pianificazione e organizzazione.
Come evitare di arrivare a dire «Basta, fila in camera tua»
Come evitare quindi di dire «Basta, fila in camera tua!»? Prima di tutto rispettando i bambini e i ragazzi; vediamo cosa vuol dire.
Essere consapevoli che i bambini si educano fin dal primo giorno di vita. Non esiste un momento in cui i bambini sono troppo piccoli per capire; piuttosto, il modo in cui ci rivolgiamo a loro deve farsi man mano più complesso, accompagnando la crescita.
Osservare i bambini e i ragazzi per comprendere i loro interessi e i loro bisogni e prepararsi per soddisfarli. Ciò non significa essere schiavi dei bambini o concedere loro di fare quello che vogliono, ma assecondare la naturale crescita dell’individuo e fornire quelle che consideriamo le giuste risposte.
I bambini e i ragazzi non pensano come gli adulti. Secondo le neuroscienze, il cervello sarà maturo solo verso i vent’anni e quindi fino ad allora le capacità decisionali dei bambini e dei ragazzi non sono guidate dalla razionalità, ma dal desiderio, dalle emozioni, dalla curiosità personale, dal bisogno di avere tutto subito. Se si osservano i propri figli in maniera montessoriana si colgono non i “capricci”, ma i bisogni di crescita.
Anticipare sempre i grandi cambiamenti: l’ingresso all’asilo, l’inizio della scuola primaria, la sessualità, l’adolescenza, l’uso dello smartphone… Anticipare significa fornire il giusto modo di approcciarsi a quel particolare cambiamento prima che il bambino o il ragazzo adotti comportamenti scorretti. L’amorevole autorevolezza del genitore, così, ha tutto il tempo per mostrare valori, atteggiamenti, comportamenti e scelte corrette.
I bambini vanno considerati come persone alle quali manca l’esperienza, e necessitano di tutti gli elementi che, come genitori, siamo in grado di fornire loro affinché possano affrontare le piccole sfide di tutti i giorni. Dobbiamo chiaramente considerare il fatto che fino ai 9/10 anni i bambini si fidano ciecamente di noi, mentre dai 10/11 anni mettono in discussione le nostre indicazioni perché vogliono “vivere da grandi”, pur non essendolo ancora. A volte mi viene da pensare che a causa della loro fisicità e forza, della loro energia e spavalderia giovanile, alcuni si sentano addirittura invincibili, quasi fossero dei supereroi. Ma noi genitori, con il nostro bagaglio di esperienza, sappiamo che i pericoli in agguato sono più di uno. Abbiamo quindi il dovere di mostrare ai nostri figli quella che reputiamo sia la strada corretta.
Evitare le bugie: bambini e ragazzi hanno bisogno della verità. Hanno bisogno di non essere imbrogliati. Penso al momento in cui lasciamo il bambino per andare al lavoro e scappiamo, di nascosto, quando lo vediamo distratto; è il primo germe della sfiducia. Piuttosto, salutiamolo e rassicuriamolo, anche se sta piangendo, anche se è doloroso.
I genitori non dovrebbero essere amici dei loro figli. Il ruolo del genitore è quello di educare, mostrare, far crescere; quello degli amici è di vivere insieme condividendo le stesse scoperte.
L’importanza di un’educazione basata sul rispetto
L’obiettivo di un’educazione basata sul rispetto è rendere la famiglia un posto sereno in cui è sempre bello tornare, sia per i genitori sia per i figli.
Conosco molti genitori che alla fine dell’orario di lavoro farebbero di tutto pur di non andare a casa con la paura di trovarsi davanti una delle tante situazioni “da punizione”.
E conosco tanti figli che quando vedono scritto “mamma” o “papà” sul display dello smartphone sbuffano e non risparmiano gli epiteti poco gradevoli.
Ecco, credo che un’educazione che si basa sul rispetto e non sulla violenza fisica o verbale sia capace di evitare tutto ciò.
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Non fate gli amici ma insegnate ad esternare le emozioni.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di genitori ed emozioni.
Genitori o amici?
No, non siate amici. E questo non vuol dire non essere aperti al dialogo, anzi.
Lo sapete, infatti, che sono la prima a dire ogni santa volta che i genitori devono essere una porta aperta al dialogo e all’ascolto attivo…attivo, appunto.
Ma il genitore deve essere genitore, empatico e amorevole, sempre pronto a dare aiuto e spronare i ragazzi ma genitore. Cioè?
Gli amici
Gli amici sono una parte fondamentale della vita di ognuno di noi, figuriamoci per un ragazzo che è nell’età della scoperta di se stesso , del mondo e degli altri.
L’adolescenza, appunto, è l’età delle scoperte e dei cambiamenti, del distacco primo dalla famiglia, dal primo approccio all’indipendenza. Non si sa ancora chi si è e cosa si vuole dalla vita ma cominciamo a pensarci, a rendercene conto.
Perché un genitore non deve essere amico..perché gli amici ci sono per le confidenze più intime, per ridere, condividere , per parlare di cose che con un genitore non parleresti mai.
Ma, è anche vero, che ad un amico non chiedi un consiglio su cose importanti, non lo consideri come un porto sicuro quando hai bisogno di una spalla. Non richiedi attenzioni, l’essere capito, ascoltato, confortato, amato allo stesso modo cui lo chiedi in famiglia.
E, soprattutto, i genitori devono essere un esempio per poter crescere al meglio.
Ecco che le due figure, per fortuna, si scindono. Ecco perché i genitori non devono avere tabu coi loro ragazzi.
Emozioni
E un’ altra cosa che devono insegnare i genitori ai ragazzi è esternare le proprie emozioni.
Spesso sento dire “non piangere, dimostri debolezza. sei una femminuccia”. Eh no…piangere è un’emozione come le altre e , in quanto tale, deve essere vissuta ed esternata.
Il pianto fa bene, sia quello di gioia che quello dir abbia e di dolore perché aiuta e sfogare le proprie sofferenze o, nell’altro caso, a condividere anche senza parole la propria gioia.
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Io spero che parlare di genitori ed emozioni v sia stato utile. Alla prossima amici:)