Vediamo quali sono le dinamiche che ci portano a farlo.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul perché mentiamo online..e off?
Bugie
Ma lo sapete che le bugie non hanno sempre un’accezione negtiva? In questa diretta parleremo proprio di questo.
Innanzitutto faremo una distinzione tra bugie bianche, quelle appunto giustificate, e quelle nere, dannose per chi le riceve.
Bugie che uniscono
Sembra una banalità, un assurdo ma mentre le buge nere spezzano legami, quelle bianche possono crearli e unirli, rafforzarli.
Le bugie bianche sono dette per non rimanere soli. Fateci caso, chi è più sicnero ha pochissme perosne al suo seguito.
Ma sapete che vi dico, melgio, perché di quelle persone vi potrete sempre fidare.
Bambini e ragazzi
E, udite udite, chi dice più bugie nere sono proprio i bambini. I ragazzi più grandi tendono più a dire quelle bianche Ma non voglio spoilerare nullad ella diretta quindi…vi lascio i link per vederla.
Io spero che il riflettere sul perché mentiamo online..e off? vi sia di aiuto .
E vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmit rmaite la sezione “contatti e consulenze” del sito
Possono realmente influenzare la crescita di un minore?
Buongiorno amici. Ogg riflettiamo su film-serie tv-social che possono influenzare la crescita di un bambino e di un ragazzo.
Influenza
Ormai, film, serie tv, social occupano la maggior parte del nostro tempo libero, giusto o sbagliato che sia.
Ma dobbiamo, noi adulti, e soprattutto genitori, stare attenti a cosa guardano i più piccini.
Bimbi
Sappiamo tutti che i bimbi, soprattutto, non avendo altro esempio che il nucleo familiare, assorbono comporamente e credenze della familgia.
Ma anche un film, una serie, uncartone animato, soprattutto se si identificano col protagonista di una storia, può unfluenzare il modo di agire di un bambino.
Ma on voglio dirvi tanto di più
Guardate con attenione la diretta, molto itneressante, e fate le vostre riflessioni e, se avete bisogno del mio aiuto, contattatemi trmaite la sezione “contatti e consulenze” del sito
Bongiorno amici. Ogg vediamo perché i ragazzi sono sempre più arrabbiati.
In rete ci si imbatte spessissimo in un linguaggio provocatorio, violento, fatto di messaggi offensivi e di odio.
Sembra non si aspetti altro che entrare nel proprio “sfogatoio online” per imporre il proprio pensiero, la propria voce e il proprio “sapere”: la libertà di esprimersi viene spesso travisata nella possibilità di scaricare sull’altro i propri stati interni e i propri pensieri senza filtri, dimenticandosi che dietro l’immagine di un profilo c’è una persona e che le parole sono reali.
Purtroppo, non siamo abituati al confronto, alla tolleranza e al rispetto.
Gli haters sono in forte crescita anche tra gli adolescenti: secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza oltre 2 ragazzi su 10, tra i 14 e i 19 anni, di cui il 53% sono maschi, commentano intenzionalmente in modo negativo e aggressivo foto, video, immagini, con lo scopo di offendere l’altro.
Equivoci a portata di click
Partiamo da un presupposto di base: ogni volta che ci addentriamo nella rete, siamo tempestati da ogni tipo di contenuto e da una tendenza all’estremizzazione che inevitabilmente genera frustrazione, insoddisfazione e rabbia.
Inoltre, il confronto con gli abitanti del web non è il confronto con il vicino di casa o con gli amici più stretti, è un confronto con un numero rilevante di persone che amplifica lo stimolo e la sensazione di inadeguatezza di tanti adulti e adolescenti. Nelle piattaforme online è tutto troppo veloce.
Questa accelerazione va ad intaccare la capacità di pensare in maniera critica e la capacità attentiva.
Leggere senza attenzione, focalizzarsi sulle prime parole o impressioni, leggere quello che si vuole leggere (bias di conferma), innalzano notevolmente la probabilità di fraintendimento.
La rapidità, l’assenza della attesa e il doversi quasi imporre sull’altro sono altri aspetti sottostanti queste dinamiche.
Sembra ci sia una competitività estrema su tutto, una ricerca della propria ragione, un’assenza di flessibilità mentale che incrementa il livello di tensione di fondo e abbassa notevolmente quello di tolleranza.
Si cercano profili e post che confermano le proprie tesi e si attacca chi non è in linea con i propri pensieri, ideologie e convinzioni. Sta diventando un continuo schierarsi.
In questo modo ci si dimentica di un concetto molto importante, che dovrebbe essere alla base della tolleranza: non esiste una realtà oggettiva, esiste una realtà soggettiva, che non è assoluta.
Scienza e cervello: quali meccanismi scattano?
Secondo un recente studio pubblicato nella rivista Science Advances (Brady et al., 2021), i social network portano le persone a tirar fuori nel tempo una maggiore rabbia e frustrazione.
Infatti, nelle piattaforme online le reazioni violente e cariche di odio ottengono un maggior numero di like e condivisioni, suscitano molte più interazioni e hanno un potere attrattivo molto forte.
Tutto questo attiva nel cervello una sensazione di forte gratificazione e di appagamento immediato che vanno a stimolare specifiche aree cerebrali e il rilascio di dopamina e altri neurotrasmettitori che fanno sperimentare la piacevolezza e la sensazione di essere ricompensati.
Inoltre, se pensiamo in modo specifico agli adolescenti, bisogna tener conto del fatto che in questa fase evolutiva la corteccia prefrontale non ha raggiunto il suo pieno sviluppo.
Questa parte del cervello è quell’area deputata prettamente alle funzioni esecutive e di controllo come prendere decisioni, valutare le conseguenze delle proprie azioni e bloccare i comportamenti inappropriati.
Al contrario, le aree emotive del cervello, a causa delle numerose trasformazioni in atto, sono molto più attive, meno gestibili e possono portare i ragazzi ad agire in modo più impulsivo.
Per questo gli adulti devono lavorare tantissimo sull’aiutarli a pensare in maniera più pertinente e bilanciare questo sbilanciamento dovuto allo sviluppo.
Loro tendono maggiormente ad agire piuttosto che a pensare e anche in rete, quindi, si è portati a commentare senza pensare dimenticandosi troppe volte che dietro uno schermo, un’immagine o un profilo c’è una persona e che le parole possono essere taglienti come lame.
E vi ricordo che se avete bisogno di me potete cotnattarmi tramite la sezione “contatti e consulenze” del sito
o sulla piattafoema camtv col nome del canale adolescenti istruzioni per l’uso
Il trend che, purtroppo, sta spopolando su tiktok.
Buongiorno amici. Oggi parliamo e riflettiamo sulla cicatrice francese.
Sta spopolando in queste settimane su TikTok una nuova “sfida social” che consiste nel provocarsi una vistosa cicatrice sul volto: l’obiettivo è quello di assomigliare ai gangster.
Giampiero Girolomoni, direttore dell’unità di Dermatologia dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona: «Potrebbe servire il laser per farlo scomparire»
La cicatrice francese
Si chiama “cicatrice francese”, ma non è una cicatrice, bensì un livido. Ci sono decine di video sulla piattaforma Tik Tok (la più popolare tra i ragazzini) che spiegano come procurarselo e ragazzini che si riprendono mentre si pizzicano in faccia, sempre più forte.
Sembrano non capire che farsi del male non è un gioco.
Potrebbe servire il laser per farlo scomparire»- cicatrice francese
«Attenzione, però. Potrebbero volerci anni perché questo segno scompaia. In alcuni casi potrebbe addirittura diventare permanente, per cui servirebbe un intervento laser per farlo sparire».
L’avvertimento arriva dal dermatologo Giampiero Girolomoni, direttore dell’unità di Dermatologia dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona.
Per bene che vada, spiega l’esperto, il segno che i ragazzi si procurano sulla guancia, strizzando la carne tra due dita per assomigliare a dei criminali, dura poche ore.
In alcuni casi qualche giorno, in altre intere settimane. «Il gesto di pizzicarsi, anche molto forte, non comporta dei rischi in particolare, come quello di sviluppare un’infezione.
Però può provocare un danno estetico», afferma Girolomoni.
Quali sono i rischi
Il rischio, infatti, è quello di rompersi i capillari, poiché l’azione combinata di pizzicare e torcere la pelle provoca disfunzioni della microarticolazione sanguigna.
«Il livido potrebbe trasformarsi in un angioma, ovvero un inestetismo della pelle che si presenta sotto forma di macchie rosse-violacee di varie forme e dimensioni, caratterizzata da piccoli punti rossi circondati da vasi sanguigni. In questo caso potrebbero volerci anni per farlo sparire».
Come quando si vuole rimuovere un tatuaggio e occorre un intervento laser per farlo.
«Sarebbe bene che i ragazzi facessero i conti anche con aspetti come questo, quando decidono di autoinfliggersi lesioni per farne un segno distintivo o di appartenenza», dice Girolomoni.
L’allarme
A dare l’allarme è stato un prof di italiano di una scuola di bologna vedendo molti alunni arrrivare in classe con dei lividi sul volto.
In un primo momento, si pensava ad atti di bullismo, purtroppo noti oin molte scuol e erealtà.
Invece, una ragazza, alla domanda del professore , ha speigato che in reltà è una challenge vista su tiktok.
subito la circolare alla famiglie, alla scuola e la collaborqzione con la polizia postale.
I genitori
La polizia postale da’ un monito anche ai gneitori dicendo di stare attenti, molto più attenti alle connessioni e a questi tipi di social frequentati da ragazzi molto molto giovani.
L’età media che sfida i coetanei in quest modo è di 13-16 anni. Ma alcuni casi sono stati registrati anche tra bambini di 10/11 anni.
Autolesionismo?
Se si pensa ald anno che ci si provoca da soli sì. Se pensiamo al perché un ragazzo si fa del mael da solo talgandosi le braccia e varie parti del corpo non è assolutamente paragonabile.
Dietro episodi di autolesionismo ci sono motivazioni molto gravi: il non riuscire a superare unt rauma importante, il non sentirsi capiti, la vergogna per il proprio corpo magari proprio dopo un atto di bullismoo una violenza.
Qui si palra di un qualcosa che viene preso come un gioco e che, in fondo, gioco non è.
E allora, genitori, state molto attenti e non utilizzate uno smartphone, un tablet come baby sitter. Dedicate del tmepo ai vostri figli ed educateli al corretto utilizzo della tecnologia.
E, se avete bisogno del mio aiuyo, che voi siate adulti o no, contattatemi tramite la sezione “contatti e consulenze” del sito
Io spero che parlare della cicatrcice francese vi sia stato d’aiuto.
Buongiorno amici:) Oggi parliamo di depressione da social e adolescenti.
Una diretta correlazione tra il tempo trascorso sui social network e il calo del tono dell’umore nonché con lo sviluppo di disturbi di vario genere (alimentari, comportamentali, sessuali).
Che nelle forme peggiori può dare origine a una vera e propria patologia, chiamata “depressione da social”. Specialmente se chi è davanti allo schermo del computer o dello smartphone è un minore.
E’ la preoccupante conclusione a cui è giunto uno studio condotto dalla Società Italiana di Pediatria (SIP), recentemente pubblicato sulla rivista International Journal of environmental research of public health, facendo ordine nella vasta letteratura scientifica prodotta sull’argomento negli ultimi 18 anni.
Depressione da social, bambini e ragazzi davanti allo schermo per troppo tempo
Come riporta il sito Skuola.net, sui 68 studi analizzati dai pediatri, ben 19 – ovvero circa 1 su 4 – segnalano un’associazione significativa tra depressione e uso delle piattaforme social.
Quello che resta da vedere, come sottolinea Rino Agostiniani, Consigliere Nazionale SIP, è “se l’uso dei social porti a una maggiore depressione o se questi sintomi depressivi inducano le persone a cercare di più i social media (il che potrebbe alimentare un circolo vizioso).
Ciò che però emerge in maniera inequivocabile dai lavori svolti sinora è che più tempo bambini e adolescenti trascorrono sui dispositivi digitali, più alti livelli di depressione vengono segnalati.
E ciò avviene senza grandi distinzioni geografiche: dalla Svezia all’Egitto”.
Meccanismi
Ma per quale motivo si innesca un meccanismo del genere? Sono gli stessi pediatri a provare a dare una spiegazione.
“La depressione è collegata a un rapido aumento della comunicazione digitale e degli spazi virtuali che sostituiscono il contatto faccia a faccia con uso eccessivo dello smartphone e delle chat online.
Bambini e adolescenti navigano in Internet per lo più da soli, consultando con assiduità i social media.
Primi tra tutti, Instagram, Tik-Tok e Youtube. Con inevitabili conseguenze sulla loro vita: dalle interazioni sociali e interpersonali al benessere fisico e psicosociale”.
Fragilità_ depressione da social e adolescenti
Perché è molto facile che questo stato di fragilità emotiva, dalla dimensione digitale, esca e vada a produrre effetti negativi sullo stato di salute generale.
Alcuni esempi?
La “depressione da social” potrebbe essere benissimo alla base di: problemi psicologici, disturbi del sonno, dipendenza, ansia, problemi comportamentali, distorsione della percezione del proprio corpo, ridotta attività fisica.
Nonché patologie strettamente legate all’uso delle nuove tecnologie, come disturbi visivi e posturali, rachialgia, tendinite, fino al cosiddetto “pollice da sms”.
Minori sui social esposti a messaggi sbagliati, soprattutto su alimentazione e la sessualità
Ma sono soprattutto i disturbi alimentari quelli su cui pongono di più l’accento i pediatri. Anche perché evidenziati da ben 15 studi – oltre 1 su 5 – tra quelli esaminati.
I bambini, rileva l’analisi, quando sono in Rete sono esposti alla commercializzazione di cibi malsani, che inducono a comportamenti non salutari.
Questo perché i minori sono più vulnerabili ai contenuti sponsorizzati e agli influencer e le piattaforme di social media si sono dimostrate inefficaci nel proteggerli dal marketing di cibo spazzatura.
Specie durante la pandemia, avverte la SIP, è aumentato il rischio di un aggravamento delle abitudini alimentari inadeguate, tanto che in un precedente rapporto la SIP ha indagato il fenomeno della “covibesity”.
All’opposto, i social potrebbero anche essere un fattore di rischio per i messaggi pro-anoressia.
Questi messaggi, sottolinea lo studio, non sono più limitati come in passato a siti web che possono essere facilmente monitorati, ma sono stati trasferiti su Snapchat, Twitter, Facebook, Pinterest.
Di conseguenza, i contenuti che incitano a comportamenti alimentari errati sono più facilmente accessibili, da tutti.
Così come bisognerebbe prestare attenzione agli effetti di un eccesso di Internet sulla sfera sessuale.
Le piattaforme social possono, infatti, negli adolescenti possono alterare la percezione della propria sessualità.
L’esposizione a materiale sessuale online anche attraverso finestre pop-up o pubblicità è un rischio reale della Rete e può predisporre a sviluppo di depressione, suicidio e abuso di sostanze.
Cyberbullismo, un rischio reale che colpisce soprattutto i più giovani
Infine, non va dimenticato il ruolo determinante che un abuso dei social potrebbe avere sulle “devianze” più strettamente legate alla sfera digitale.
Come il cyberbullismo (anche questo collegamento è stato rilevati in 15 studi su 68) o il grooming (adescamento) online.
Ciò è dovuto principalmente alla crescente divulgazione negli ultimi anni di messaggi ostili e aggressivi tramite i dispositivi elettronici sotto forma di messaggi, immagini e video condivisi sui social media.
In questo contesto, l’uso problematico dei social media è stato ormai riconosciuto dalla letteratura quale un importante fattore di rischio di cyberbullismo, soprattutto nei ragazzi di età compresa tra i 13 e i 15 anni.
“La diffusione dei social media, soprattutto tra i più giovani richiede un’attenzione particolare.
Un uso non responsabile può creare problemi rilevanti nella vita quotidiana dei ragazzi e delle loro famiglie.
L’età preadolescenziale e adolescenziale rappresenta una fase cruciale per lo sviluppo dell’individuo.
Darvi un ragguaglio sulla depressione da social e adolescenti sia stato utile.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi nella sezione contatti e consulenze del sito
I danni, nei ragazzi, della finta perfezione sbandierata sui social.
Buongiorno amici. Oggi parliamo de i social come specchio digitale e i danni che, visti in questo modo, provocano nei ragazzi.
Vetrina social
Le vetrine dei social network, il numero dei like ricevuti, l’approvazione social condizionano l’umore, l’autostima, la percezione del proprio corpo,
E influenzano l’insoddisfazione verso il proprio aspetto fisico, soprattutto nelle ragazze.
Tutto questo è vero non solo per pre-adolescenti e adolescenti.
Ma anche per donne giovani e adulte, che si confrontano costantemente con le immagini e i modelli diffusi dai social media.
L’aspetto estetico rappresenta un elemento fondamentale per una buona accettazione di sé e per sentirsi accettate dal mondo circostante.
La paura del giudizio diventa una base per la messa in atto di comportamenti rischiosi per la salute.
Citiamo restrizioni alimentari, diete ferree, sport eccessivo fino a veri e propri disturbi dell’alimentazione.
L’esposizione a foto, immagini e pubblicità di corpi perfetti e magri, influenza negativamente la soddisfazione verso il proprio aspetto estetico.
Ci si sente costantemente imperfette o meno attraenti, si sente di non poter mai riuscire a raggiungere quegli standard e quei modelli ideali (Frederick et al., 2017).
E’ anche significativo come, a tali percezioni, si associ il desiderio di mettersi a dieta o fare esercizio fisico per perdere peso e assomigliare di più ai modelli proposti.
Immagine corporea e adolescenza: un rapporto difficile
Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza, il 64% degli adolescenti dichiara di sentirsi più sicuro quando è più magro e quando riesce a raggiungere il peso ideale.
Un problema che riguarda maggiormente il genere femminile, in quanto il 76% sono ragazze.
Oltre 6 adolescenti su 10 sostengono anche che la donna più magra è più accettata e riconosciuta da un punto di vista sociale.
Ciò porta alla ricerca di corpi perfetti e magri, anche seguendo i modelli di riferimento social, per avere il maggior numero possibile di like e follower.
Il 55% degli adolescenti dai 14 ai 19 anni, di cui il 70% sono femmine, si sente influenzato dai modelli lanciati da blogger e influencer, e sostiene che vedere corpi magri e perfetti in tv e su internet fa sperimentare il desiderio di essere come loro.
Si tratta di aspetti importanti, che non vanno assolutamente sottovalutati, in quanto “social network, fashion blogger e youtuber sono ormai la realtà di riferimento degli adolescenti che crescono fin dall’infanzia con la compagnia dei video dei loro idoli senza un minimo di filtro e di controllo genitoriale”.
Quali conseguenze sugli adolescenti?
Bisogna tener conto di come i ragazzi oggi siano sottoposti, fin da bambini, alla pressione di media e di quei modelli sociali che diffondono una precisa idea di bellezza, ispirata alla magrezza e al controllo dell’immagine corporea.
Il peso e l’immagine corporea condizionano l’autostima e l’umore dei ragazzi, che vivono in funzione dell’accettazione del gruppo.
Le difficoltà sono esasperate da una cultura incentrata sull’estetica, sull’apparenza, e in cui l’adolescente che non è alla moda è considerato uno sfigato, viene isolato dalla massa e, spesso, preso di mira su chat e social network.
Crescere con l’ossessione dell’apparenza, non sentendosi mai adeguati e soddisfatti di sé, è estremamente dannoso, e può determinare vissuti di insicurezza e scarsa autostima.
L’impulso a confrontare costantemente il proprio aspetto fisico con quello di coetanee o di personaggi famosi, può compromettere profondamente il giudizio su di sé.
Strumenti
Non sono gli strumenti in sé a determinare effetti negativi, molto dipende dalla modalità con cui i ragazzi li utilizzano e dai bisogni cui cercano di dare risposta attraverso le condivisioni online.
I social possono offrire un modo per connettersi con gli altri, ma possono anche aggravare ansie o fragilità già presenti offline.
È fondamentale, dunque, essere sempre attenti a cogliere ogni segnale e non sottovalutare le preoccupazioni e le ansie dei ragazzi.
Vi ricordo che se avete bisogno di un aiutocontattatemi nella sezione “contatti e consulenze ” qui
Cos’è, come capire se un ragazzo ne è affetto e come proteggerli
Buongiorno amici. Oggi parliamo di sadfishnig.
Con il termine sadfishing si definisce un comportamento complesso di cui, probabilmente, siamo stati testimoni in più di un’occasione. Ci sono persone che pubblicano nei loro social network frasi, testi o espressioni con contenuti emotivi angoscianti e persino preoccupanti.
È molto comune leggere frasi come “La vita non ha senso”, “ È chiaro che a nessuno importa di me”, “Sono sempre più solo” o “Se sparissi, sicuramente non importerebbe a nessuno”.
In certi casi, leggendo simili messaggi, si è portati a pensare che l’intento reale della persona sia attirare l’attenzione. E a volte può essere così. Tuttavia, negli ultimi anni, gli esperti prestano particolare attenzione a queste realtà che sono sempre più frequenti nel mondo on line.
Come facciamo a sapere se una persona sta realmente chiedendo aiuto? Come possiamo distinguere chi cerca attenzione da chi sta realmente soffrendo? Questo è un fenomeno a cui dovremmo prestare più attenzione. Per questo motivo, oggi lo analizzeremo.
Sadfishing, i post carichi di tristezza nel mondo on line
Siamo consapevoli che spesso la nostra realtà è piena di anglicismi ed etichette difficili da ricordare e da gestire. Questa espressione, tuttavia, è utile per descrivere comportamenti e situazioni nuove, soprattutto quando provengono dal mondo digitale e dalla rete.
Con il termine “sadfishing”, ci riferiamo ad una persona che rende pubbliche nella sua comunità virtuale le sue emozioni ed i suoi pensieri negativi.
Come abbiamo sottolineato all’inizio dell’articolo, a molti di noi sarà capitato di vedere post simili in più di un’occasione. Il nostro interesse per questo fenomeno è dovuto a due motivi ben precisi:
Il primo, sapere come i lettori giudicano ed elaborano questo tipo di messaggi.
Il secondo, verificare se la persona che ha scritto quel post sta chiedendo veramente aiuto.
Sono qui e voglio la tua attenzione
In alcuni casi, è proprio questo: un campanello di allarme. È come il bambino che rimprovera gli adulti per essere ascoltato.
Con questo atteggiamento ottiene la loro attenzione facendo leva sulle emozioni. In questo caso, non c’è manipolazione o inganno. È un esercizio di catarsi per far sì che qualcuno risponda all’appello.
Negli ultimi mesi, a seguito della pandemia, dei lockdown e delle zone rosse è aumentato il disagio sociale e il fenomeno del sadfishing. Una cosa che sappiamo tutti è che quando si tira in ballo la sfera emotiva, la nostra parte empatica risponde.
Pertanto, quando leggiamo dei post in cui c’è scritto “Sono al limite”, “Non so se riuscirò a superare questo momento” o “Ogni giorno mi sento sempre più triste”, li interpretiamo non solo come dei tentativi di attirare l’attenzione, ma anche come una richiesta di aiuto o di supporto.
In fondo, chi scrive vuole sapere se anche gli altri si sentono come lui e che non è il solo a provare certi sentimenti.
I giovani tra i 14 ed i 22 anni sono quelli che praticano di più il sadfishing (e bisogna tenerli in considerazione)
Se si hanno dei dubbi sul fatto che qualcuno stia cercando di attirare l’attenzione o stia davvero chiedendo aiuto, è sempre meglio optare per la seconda ipotesi e rispondere. Non costa niente chiedere a quella persona se ha bisogno di qualcosa.
Non è un comportamento scorretto contattare privatamente la persona che ha scritto quel post pieno di angoscia e chiederle se ha bisogno di qualcosa o se vuole parlare. Lo studio condotto dal Dipartimento di Pediatria del St. Joseph Health di Washington, ci mostrano dei dati importanti.
Gran parte dei giovani di età compresa tra i 14 ed i 22 anni che soffrono di depressione o ansia vedono i social network come l’unico modo per entrare in contatto con gli altri. I messaggi che pubblicano, pertanto, sono delle vere e proprie richieste di aiuto.
Il miglior consiglio che possiamo darvi è di rispondere sempre a questo tipo di messaggi
Internet è la nostra finestra sul mondo. Siamo arrivati ad un punto in cui i social network sono diventati i mezzi più utilizzati per esprimere i nostri pensieri, i nostri bisogni e sfogare la nostre frustrazioni.
I giovani di oggi vedono i social network come l’unico mezzo per esprimersi e dove rifugiarsi. Questo è qualcosa che non possiamo ignorare.
Di fronte a pratiche come il sadfishing è molto difficile individuare ciò che è vero da ciò che non lo è. Pertanto, è importante riflettere su quando segue:
La migliore risposta a questa situazione è comunicare in privato con quella persona e darle supporto.
Quando rispondiamo a questi messaggi carichi di angoscia emotiva, bisogna evitare di ricorrere alla mera simpatia. Non dobbiamo semplicemente mettere un Mi piace o commentare con un semplice “A me succede la stessa cosa”.
È preferibile usare frasi come: “Mi dispiace per quello che stai passando, come posso aiutarti?”. Sono più utili in queste situazioni.
Il pericolo di pubblicare sui social network come ci sentiamo
Non va bene, non è consigliato ed è meglio non farlo. Quando stiamo attraversando un brutto periodo, non è conveniente rendere pubblici i nostri sentimenti sui social network. E non lo è per una serie di ragioni.
La prima è che quella testimonianza digitale non verrà cancellata e tutte le discussioni saranno pubbliche.
La seconda perché esistono i troll. C’è chi userà il nostro post contro di noi per ridicolizzarci e umiliarci. Ciò può aggravare ulteriormente la nostra sofferenza.
Il terzo motivo per cui non è bene scrivere questo tipo di post è che non tutti sono qualificati a dare dei consigli. Anche con tutte le buone intenzioni, qualcuno potrebbe dirci o proporci qualcosa che in pratica ci fa stare peggio.
In fin dei conti, in queste circostanze abbiamo bisogno di comprensione e sostegno. È meglio che il vero aiuto provenga da degli esperti.
Conclusioni
Non possiamo che ripetere quando detto in precedenza: non bisogna ignorare questo tipo di messaggi. A volte, chi ha più bisogno d’aiuto è chi grida di meno e scrive di più dove non dovrebbe (sulle bacheche di Facebook o su Twitter).
Ma come fare per aiutare i ragazzi a non dipendere da questi?
Buongiorno amici:) Oggi parliamo della paura di non piacere sui social che colpisce soprattutto gli adolescenti.
Milioni di volte, nel corso degli anni, mi è capitato di parlare con ragazzini, anche molto giovani (dagli 11 anni ni su), rammaricati perché i genitori non volevano aprissero un profilo su fb.
ESPERIENZA
Mi ricordo di una ragazzina, quasi isolata da tutte le compagne di classe perché non aveva fb.
ma perché mamma e papà non vogliono che lo faccia? non c’è nulla di male. Ce l’hanno tutti e io sono l’unica sfigata a non averlo
A questa ragazzina ho fatto capire che i suoi erano genitori che la amavano profondamente e che ce n’era tempo per poter aprire un profilo sui social. Le spiegavo che, in quel momento della sua vita, la cosa più importante era vivere la vita fuori da un pc, relazionare fisicamente con gli altri ragazzi della sua et e cercare di non cadere in trappole online più grandi di lei.
Bambini e ragazzi sono sempre più sottoposti alla pressione di modelli incentrati sull’ossessione dell’apparire, sulla ricerca della perfezione e sul controllo dell’immagine, ricevendo messaggi distorti che non sempre sono in grado di filtrare.
Si confrontano ogni giorno con un’idea di bellezza che deve seguire canoni ben precisi, dove l’apparenza, i like e le approvazioni social devono essere raggiunti a qualunque costo.
BISOGNO DI FAR GRUPPO
Il bisogno di identificarsi con dei modelli è normale in adolescenza, ma c’è da dire che rispetto al passato si sono modificati i punti di riferimento: ormai non si segue soltanto il gruppo dei coetanei, ma anche fashion blogger, modelle e youtuber.
Inoltre, oggi si vive in una società in cui l’adolescente che non è alla moda è considerato uno “sfigato”, isolato dalla massa e spesso e volentieri preso di mira su chat e social network.
“Evito di pubblicare immagini in cui si vede bene il mio corpo, perché ho paura di non piacere”, “Ho cancellato tutte le mie foto da Instagram dopo che ho ricevuto dei commenti negativi”, “Cerco di ritoccare al meglio i miei selfie così ricevo tanti like”, “Ogni volta che posto una mia foto, temo di ricevere commenti negativi”.
La paura che pervade gli adolescenti è oggi , infatti, quella di non essere apprezzati sui social network: un mondo in cui si è esposti completamente al giudizio degli altri.
L’impulso a confrontare costantemente il proprio aspetto fisico con quello di coetanee o di personaggi famosi, purtroppo, può compromettere profondamente il giudizio su di sé e l’umore.
Per gli adolescenti più vulnerabili e fragili, infatti, crescere con l’ossessione dell’apparenza, non sentendosi mai adeguati e soddisfatti di sé, è estremamente dannoso, e può determinare vissuti di insicurezza e scarsa autostima.
Infatti, per oltre 3 adolescenti su 10è importante il numero dei like ricevuti: tanti like e tante approvazioni accrescono l’autostima, la popolarità e quindi la sicurezza personale.
Ovviamente, vale anche il contrario, ovvero commenti dispregiativi e pochi like condizionano l’umore e l’autostima in negativo, tanto che il 34% ci rimane molto male e si arrabbia quando non si sente apprezzato (dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza Onlus).
Ma come aiutarli?
È importante, quindi, e aiutare i ragazzi a non farsi totalmente condizionare da ciò che vedono e sentono e accompagnarli verso un’autonomia di pensiero, che li porti anche a sviluppare una buona autostima.
I genitori devono fare attenzione, monitorare le attività online dei figli e OSSERVARE EVENTUALI SEGNALI DI DISAGIO nei ragazzi.
E’ importante, per l’appunto, conoscere ciò che avviene sui social network e aiutarli a sviluppare man mano quella capacità critica che consente di non prendere tutto ciò che viene trasmesso dai media per buono e imparare ad andare oltre le apparenze.
Il riconoscimento di sé altrimenti rischia di passare esclusivamente attraverso il corpo e l’estetica.
Hanno bisogno, quindi, di SOSTEGNO e di riconoscere quelli che sono i loro punti di forza, per riuscire a non focalizzarsi solo su ciò che non gli piace di se stessi.
Senza esagerare, VALORIZZATE I LORO ASPETTI POSITIVI di modo che nella crescita riescano ad accettare anche i loro difetti.
Parlate con loro dei loro interessi, passioni e rinforzateli su questi campi: hanno bisogno di essere valorizzati nella loro unicità.
Ricordatevi inoltre che il vostro ruolo è fondamentale e dovete FUNGERE DA FILTRO soprattutto in questo mondo virtuale; in cui l’apparenza e l’estetica sembrano essere tutto; in cui l’aspetto fisico assume sempre più rilevanza e in cui ci si trova costantemente sotto i riflettori tra social network, selfie e mode assurde che impazzano nel Web.
CONTATTAMI
Non abbiate paura, dunque, di affrontare questo argomento con i vostri figli. Certo, dovete, come dico sempre, essere aperti sempre al dialogo aperto e all’ascolto attivo.
E, soprattutto, non ponetevi in modo sbagliato. Non fate nemmeno passare il messaggio che fuori dalle mura di casa è tutto un pericolo. Il giusto mezzo, in tutte le cose.
E se avete bisogno di un aiuto concreto contattatemi e prenotate una consulenza con me.