Video webinar: perché gli altri…

ci sembrano migliori di noi

Buongiorno amici. Oggi vi pubblico il video webinar : perché gli altri.. ci sembrano migliori di noi.

Camtv- video webinar perché gli altri…

Chi mi conosce e segue da un po’ di tempo, sa che una volta a settimana faccio delle live sulla piattaforma instagram dove tratto degli argomenti più delicato che riguardano non solo genitori ma anche adolescenti.

A volta e sono sotto forma di webinar in cui vi spiego il perché re il come delle cose altre volte condivido la mia diretta con ospiti.

I temi- video webinar perché gli altri…

Come faccio a scegliere it emi da pubblicare?

Semplice: attingo ai cassetti della mia esperienza, del mio lavoro coi ragazzi e le loro famiglie e tratto, appunto, di argomenti che potrebbero aiutare altre persone che sit rvoano nelle loro stesse situazioni.

Altre volte, invece, sono proprio le persone che mi seguono che, tramite dm, mi chiedono di trattare determinati argomenti.

E allora ecco il video, girato giovedì, su uno degli argomenti che è piaciuto di più.

Il video, ossia il link che vi giro qui, è stato pubblicato sulla piattaforma camtv dove mi potete trovare come “dottoressa Napolitano” o come “adolescenti istruzioni per l’uso”.

Qui, infatti, trovate tutte le dirette rese webinar e che i membri della membrship possono accedere.

Video webinar: perché gli altri…

https://www.cam.tv/drssanapolitano/blog/perche-gli-altri-ci-sembrano-migliori-di-noi/CNT9B50EC?shun=drssanapolitano

Ascoltate bene le mie parole.

Alla prossima amici.

e vi ricordo che se volete il mio aiuto potete contattarmi tramite la sezione contatti e consulenze del sito

Genitori figli

come recuperare la relazione tra le due parti

Buongiorno amici. Oggi pariamo di genitori figli e di come recuperare la relazione tra le due parti.

Se hai una relazione genitore-figlio frastagliata, l’ascolto empatico, la reciprocità e un lavoro incentrato su te stesso, possono aiutarti a migliorarla. Le relazioni interpersonali, soprattutto quelle di lunga durata, possono essere molto complesse e talvolta si verificano eventi che allontanano le persone. Gli eventi e la ricerca estenuante di un colpevole, possono logorare anche i legami più significativi e il rapporto genitore-figlio non fa eccezione.

A volte, gli eventi della vita e le caratteristiche di personalità del genitore e del figlio, possono rendere il legame insanabile. Altre volte, invece, ci sono dei fattori che possono aiutare a superare anche il peggiore attrito. Il recupero diviene più fattibile quando il figlio ha risanato le sue ferite (spesso inflitte proprio da quel genitore con il quale intende recuperare il rapporto) e il genitore è riuscito a mettersi in discussione nel suo stesso ruolo genitoriale.

Recuperare un rapporto non è possibile quando il genitore si identifica rigidamente nel ruolo del genitore perfetto e tende a giustificare le sue mancanze. Analogamente, recuperare il rapporto non è possibile quando il figlio è rigidamente ingabbiato nel suo ruolo di vittima e cova ancora rancore per le mancanze e i torti subiti in passato. Sebbene sia vero che un figlio possa essere stato vittima di trascuratezza emotiva, è altrettanto vero che un attento lavoro su se stesso può eliminare ogni gabbia e lavare via qualsiasi rancore. Una volta guarito, il figlio potrà scegliere consapevolmente se ricucire quel rapporto. Alla base di tutto, infatti, dovrà essere la volontà reciproca di riavvicinarsi.

5 consigli per il genitore-genitori figli

Entriamo nel vivo dell’argomento e cerchiamo di capire come migliorare la relazione genitore figlio. Care mamme e cari papà, se tuo figlio si è allontanato da te, potresti sentire un forte peso sul cuore. Sappi che se lei/lui non vuole, non puoi costringerlo a riavvicinarsi. Anche se è doloroso, l’unica cosa che puoi fare è accettare la sua decisione e lavorare su te stesso. Puoi sicuramente porgergli la mano e ricordargli che la tua porta è sempre aperte e che tu sei disponibile al dialogo.

Sai, ci sono dei modi per aumentare il senso di connessione tra te e tuo figlio. Lavorare sul legame, anche quando questo è stato messo a dura prova da diversi eventi, è possibilissimo. Ci sono alcune cose che puoi fare per far sì che tuo figlio si senta maggiormente a suo agio con te.

#1. Assumiti le tue responsabilità genitoriali

Se tuo figlio è schivo, si è allontanato o in qualche modo ti ha ferito, sappi che tu potresti essere, almeno in parte, responsabile per la sua condotta. Le azioni di un genitore, così come il suo modello educativo, hanno sempre un forte impatto sullo sviluppo psicoaffettivo del figlio. Anche se a te possono sfuggire dei nessi causa-effetto, cerca di mettere in discussione il tuo operato. Come ho spiegato nel mio libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita», talvolta i genitori possono commettere delle mancanze spinti anche dalle migliori intenzioni.

Per esempio, l’eccessiva premura, oppure il voler spronare il figlio a ogni costo a fare bene a scuola, possono involontariamente negare al bambino di sviluppare una propria autonomia. I bambini, mentre crescono, subiscono mille pressioni (imparare a camminare, a parlare, a leggere e scrivere, a comportarsi bene in società) la più grande? Soddisfare i genitori e assicurarsi il loro amore! A volte un genitore, involontariamente, fallisce totalmente o parzialmente nel suo compito. I genitori, prima di essere genitori, sono umani, quindi imperfetti. Possono sbagliare. Tieni conto di questo.

#2. Sii di larghe vedute

Essere ascoltati e accettati è uno dei nostri principali bisogni. Per un figlio, essere accettati e stimati da un genitore, è di fondamentale importanza. Anche se quando i figli sono adulti, questo non sembra essere un vero bisogno, sappi che è tutto. La tua accettazione conta.

Quando tuo figlio si apre e condivide qualcosa con te, tieni la tua mente aperta, non giudicare. Sappi che non sei tu a dettare ciò che è il meglio per lui. Amare qualcuno significa accettarlo e accettare che sia lui a valutare ciò che è per lui il meglio.

#3. Fai sentire il tuo supporto

Ogni volta che puoi, sostienilo. Fagli sentire che sei dalla sua parte. Questo aumenterà la sua percezione di fiducia. Già, nonostante gli anni passati insieme, quando qualcosa si rompe, tuo figlio dovrà di nuovo imparare a fidarsi di te (e forse tu di lui). Il mondo è pieno di persone dal giudizio facile, criticoni e oppositori incalliti, tuo figlio non ha bisogno dell’ennesima critica, ciò di cui ha bisogno è di sostegno, qualcuno che convalidi le sue esperienze e lo faccia sentire meno solo.

#4. Ascolto empatico

Ascoltare empaticamente significa prestare particolare attenzione ai sentimenti che tuo figlio esprime quando parla. In questo modo, tuo figlio si sentirà accolto e compreso da te.

#5. Concedigli spazio

La vicinanza emotiva richiede anche un pizzico di distacco. Lascia che tuo figlio si costruisca il suo spazio, lascia che si affermi nella propria identità. Concedigli spazio e tempo. In questo modo, quando starete insieme, riuscirà ad apprezzare di più i momenti di condivisione e vicinanza.

5 consigli per il figlio-genitori figli

Anche se qualcuno di voi sarà restio ad ammetterlo, i tuoi genitori, in qualche modo, sono già entrati a far parte della tua identità. Non importa quanto tu sia diverso da loro, non si tratta di ciò che fai o chi sei, ma di come ti senti. Questo è vero sia se i tuoi genitori ti sono rimasti accanto durante la crescita, sia se hai dovuto cavartela da solo. Se hai deciso di recuperare la relazione che hai con i tuoi genitori, considera questi cinque punti.

#1. Assumiti le tue responsabilità personali

È vero, le condotte genitoriali hanno sicuramente avuto un impatto su di te. Di certo trascuratezza e diverse forme di abuso perpetuate in modo involontario e maldestro, possono averti causato un forte dolore, ma anche i genitori sono umani e possono sbagliare. Se un tempo erano loro responsabili per te, oggi sei tu l’unico responsabile del tuo benessere. Ciò significa che se loro sono responsabili delle tue ferite, tu sei responsabile di guarirle quelle ferite. Non aspettare che, per magia, sia tuo padre o tua madre a guarirle. Lavoraci da solo. La tua guarigione ti renderà libero e ti darà modo di vivere nuovi momenti di gioia con i tuoi genitori.

#2. Non rinfacciare

Quando dialoghi con i tuoi genitori, cerca di non puntualizzare continuamente le mancanze subite. Non rinfacciare gli errori del passato. Ogni volta che lo fai, dai modo a eventi del passato di interferire (ancora e ancora) con il tuo presente. Quando lo fai, non solo ferisci i tuoi genitori ma condanni anche te stesso: divieni prigioniero del passato.

Cerca di essere indulgente. Sappi che anche i tuoi genitori sono stati figli e probabilmente anche loro hanno ferite nascoste. So che se stai ancora soffrendo, più che comprendere loro vorresti essere compreso da loro. Tu fai il tuo cammino. Sappi solo che probabilmente ancora i tuoi genitori hanno avuto le loro esperienze dolorose dalle quali tentano di guarire.

Potrebbe essere saggio ricordare che tutti fanno il meglio che possono con le risorse e le conoscenze che hanno a loro disposizione. Se ci sono state omissioni, probabilmente non c’erano risorse o conoscenze per fare altrimenti.

#3. Ricorda che fa parte della tua famiglia

Per proteggerti dal dolore, potresti essere tentato di lasciare fuori tua madre (o tuo padre) da diversi aspetti della tua vita. Magari hai smesso di condividere informazioni sulla tua salute, sulla tua carriera lavorativa o sulla tua situazione sentimentale. Queste omissioni, faranno sentire tuo madre (o tuo padre), molto distante da te. Prova a migliorare il senso di connessione condividendo qualcosa. Concedi ai tuoi genitori di far parte della tua vita, anche a piccole dosi.

4. Dedica del tempo al vostro legame

Lo so, gli impegni della vita possono essere molto gravosi. La vita da adulto può essere molto impegnativa e il tempo libero pochissimo. Ricavare un po’ di tempo per stare insieme, può essere un passo importante per avvicinarti. Magari prova a portare avanti qualche tradizione di famiglia, qualcosa di cui senti la nostalgia e che sai che ti potrà riempire il cuore.

#5. Né troppo vicini, né troppo lontani

Un indicatore del successo della psicoterapia sai qual è? La buona gestione dei confini genitoriali. Osservando come un adulto gestisce i confini con i genitori, si può capire molto. I confini che hai con i tuoi genitori come sono? Troppo rigidi o inesistenti? I confini inesistenti sono il frutto di una dipendenza affettiva (potresti ritrovarti con un genitore che ti gestisce la vita). Al contrario, confini troppo rigidi sono il frutto di un atteggiamento estremamente difensivo (per sfuggire a un genitore invischiante o per proteggerti da ulteriori ferite genitoriali).

i confini sono inesistenti, inizia a porre dei limiti. Prova a porre un limite per volta così da non sconvolgere le vite di entrambi. Al contrario, se i confini sono troppo rigidi, prova a riavvicinarti gradualmente, magari provando a coinvolgere tua madre (o tuo padre) in una decisione da prendere, anche qualcosa di banale.

Ripartire da se stessi-genitori figli

Che tu sia un figlio o un genitore, sappi che i conflitti che vivi oggi risiedono nella tua infanzia. È certamente difficile essere genitori ma lo è perché prima è stato difficile essere figli. Quando veniamo al mondo, un genitore investe su di noi mille aspettative e questo genera forti pressioni nello sviluppo dell’identità del figlio. 

Io vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi nella sezione contatti e consulenze del sito.

Alla prossima:)

Genitori invadenti

Chi sono e come comportarsi

Buongiorno amici. Oggi parliamo di genitori invadenti e di tutto quello che comporta.

Essere invadenti non ha nulla a che vedere con l’essere premurosi. Un genitore può essere premuroso senza essere invadente. Queste prime due frasi sono doverose perché spesso, i genitori, celano la loro invadenza dietro un eccesso di premura, quasi di preoccupazione spasmodica per il figlio. Diciamolo una volta per tutte: l’invadenza non ha nulla a che fare con la cura, con l’essere premurosi.

So che molti genitori storceranno il naso a leggere queste prime righe ma è così, l’invadenza non è una naturale evoluzione della preoccupazione ma è una chiara mancanza di rispetto, una chiara violazione dei confini psicorelazionali del figlio.

Il genitore che vuole gestire la vita di suo figlio- genitori invadenti

Più che alla volontà di proteggere il figlio, l’invadenza è meglio associata alla desiderio di voler gestire la vita del figlio. A questo può arrivare un genitore che tratta il figlio come un’estensione di sé, non riconoscendogli una sua identità personale.

Ciò succede quando il genitore proietta nel figlio parti di sé come pure tutte le sue ambizioni mancate, i suoi sogni infranti e le sue ferite. Così il figlio avrà il compito di riscattare la vita del genitore, di prendere in eredità, il carico emotivo del genitore. Lo scotto da pagare? Quel bambino non sarà mai in grado di sviluppare un’identità propria.

Questo andamento lo vediamo spesso in quei genitori che organizzano la vita del figlio, che già gli hanno programmato il percorso di studi, le amicizie da frequentare e le attività extrascolastiche, senza mai interessarsi davvero alle ambizioni del piccolo. Servendosi di sensi di colpa, ricatti emotivi e manipolazione affettiva, alcuni genitori sono capaci di inculcare la propria volontà nel figlio ancora piccolo. Iniziano sostituendo i desideri del bambino, con i propri.

Quel bambino, ben presto, si ritroverà a invalidare se stesso e a negare parti di sé per soddisfare il genitore. Ricordiamoci questo, un bambino vuole giocattoli, vuole dolciumi ma più di tutto vuole vedere nel genitore quel bagliore di fierezza, vuole sentirsi importante ai suoi occhi e, anche se non lo da a vedere apertamente, fa di tutto per riuscirci, anche se questo significa rinunciare a se stesso.

E da adulti?- genitori invadenti

Se prima, da bambini, era la gestione del tempo, i vestiti da indossare e le attività extra scolastiche, quando i figli sono adulti, quei genitori non smettono e continuano a esercitare la propria invadenza. Ecco che vogliono avere influenza su:

  • la scelta del partner
  • la carriera (studio e lavoro)
  • la stessa relazione genitore-figlio (livello di attaccamento e confini)

Un buon genitore, imperfetto come tutti gli esseri umani ma che riconosce al figlio una sua identità, può provare disappunto verso la scelta del partner esercitata dal figlio, tuttavia riesce ad accettarla. Può fargli presente determinati atteggiamenti del partner ma senza mai rimanere invischiato nelle dinamiche di coppia. Insomma, riesce a gestire i confini perché, prima di tutto, accette e stima suo figlio.

Un genitore invadente, invece, se il figlio devia dal suo programma e gli presenta un partner non congeniale ai suoi piani, non solo palesa il suo disappunto ma glielo farà pesare. Lo farà a ogni litigio, anzi, non perderà nessuna occasione per sottolineare quanto l’abbia deluso con quella scelta. Già, perché fin da bambino, il genitore ha creato un vincolo. Ha vincolato l’erogazione dell’amore alla condotta del figlio. Un ricatto bruttissimo che i genitori invischianti operano spesso.

La sintesi è questa: se vuoi il mio amore, devi essere ciò che voglio io e negare chi sei veramente. È così che i genitori innescano nei figli, fin da piccoli, il seme dei conflitti interiori. Ancora peggio, gli insegnano l’amore condizionato, cioè un amore senza accettazione, senza stima… cioè un amore che in realtà, non è affatto amore dato che accettazione e stima sono alla base!

I genitori invadenti sfruttano impropriamente il suo potere

Quando un bambino viene al mondo è indifeso e bisognoso di cure. Il genitore si fa carico del figlio e, man mano che egli cresce, innesca un’insana dinamica di potere che suona così:

  1. Io ti ho nutrito
  2. Ti ho cresciuto
  3. Io ti ho mantenuto economicamente
  4. Ho investito le mie energie su di te
  5. Ora tu mi appartieni, sei in debito!

Ovviamente, tale dinamica di potere sarà ben nascosta e mascherata da parole come “sacrificio”, “amore”, “preoccupazione” ma inevitabilmente emergerà mediante frasi quali: «per tutto quello che ho fatto per te», «me lo devi», «non puoi farmi questo», «tu puoi fare quello che vuoi ma poi non contare su di me» (che quindi, significa, puoi fare solo ciò che voglio io, perché il bambino ha solo i genitori su cui contare).

Questa dinamica, innesca una serie di ricatti morali nel figlio che si sentirà obbligato ad accondiscendere ai bisogni genitoriali, in lui emergeranno sensi di colpa, vergogna, sensazione di non essere abbastanza, rabbia repressa, ferita del rifiuto (…). In determinate situazioni, nel figlio emerge una rabbia più esplicita, accompagnata da condotte ribelli.

Purtroppo la mentalità gerarchica e priva di amore che ho descritto nei 5 punti elencati in precedenza, è molto più comune di quanto si possa immaginare. Chi decide di mettere al mondo un figlio dovrebbe farlo mosso dal desiderio di donare amore incondizionato. Non è quel bambino che ha chiesto di venire al mondo. È dunque dovere del genitore supportare, nutrire e assicurare al figlio un’istruzione. Nel farlo, non guadagna alcun credito, non dovrebbe maturare alcuna pretesa! E questo non è affatto triste. Sapete perché? Perché un legame solido e ben nutrito, ripaga più di qualsiasi ricatto morale, ripaga più di qualsiasi pretesa.

Quando il genitore non riconosce al figlio il diritto di esistere

Un genitore invadente, non riconosce al figlio il diritto di esistere perché sistematicamente gli nega l’opportunità di pensare con la sua testa. Il figlio finisce per interiorizzare completamente il punto di vista genitoriale oppure per detestarlo. Un figlio che viene costantemente invalidato, in realtà, non ha la consapevolezza di ciò che sta subendo, si sente solo oppresso e non riuscendo a dare un significato a quei sentimenti di oppressione, potrebbe ripercuoterli su tutto (genitori, compagni di scuola…), oppure potrebbe annullare completamente se stesso.

In entrambi i casi, un genitore invadente non si rende conto che con le sue pretese nascoste, con i suoi obblighi morali, finirà per:

  • seminare il risentimento a lungo termine
  • fomentare rabbia
  • creare un attaccamento disfunzionale e precario
  • negare al figlio autonomia e individuazione
  • creare un legame del tutto fasullo

Un genitore che riconosce al figlio il diritto di esistere in proprio, senza dipendenza e oppressione, gli consente di sviluppare idee, preferenze, bisogni propri e un pensiero personale che potrebbe anche essere divergente da quello genitoriale. Ci sta!

Quando l’invadenza è solo legata alla preoccupazione

Vi sono forme di invadenza più innocenti che possono rimandare alla mera e fisiologica preoccupazione. Queste forme, sono più caratteristiche dei genitori ansiosi. In questo caso, l’invadenza si fa sentire quando il figlio passa molto tempo fuori casa. Il genitore sente il bisogno di rassicurarsi costantemente sullo stato di benessere del figlio e così può essere più pressante con telefonate e dettare regole di rientro più rigide.

Potrebbe capitare che il genitore diviene più presente nella vita del bambino prima e dell’adolescente dopo. In forme più complesse, il genitore potrebbe involontariamente non incoraggiare un’indipendenza adeguata allo sviluppo (la classica mamma chioccia).

Ma in questi casi, mancano tutte le componenti di repressione, obbligo, mancano i ricatti morali (…) e soprattutto, il figlio non è vissuto come uno strumento di realizzazione personale ma solo come un destinatario di amore e cure. Non solo, con la crescita del figlio anche il genitore inizia a sentirsi più sicuro così da superare insieme i timori e le incertezze legate al futuro.

Alla ricerca di uno scopo

Il genitore diviene invadente e bramoso di gestire la vita del figlio quando la sua stessa identità è coinvolta nella realizzazione del figlio. Il successo del figlio fa sentire i genitori migliori, realizzati, come se la loro vita (percepita come priva di senso) avesse finalmente uno scopo, una direzione chiara! Il figlio non è vissuto come una persona a sé ma un mezzo mediante il quale soddisfarsi. 

Fare il genitore è sicuramente difficile ma talvolta manca proprio l’ABC. In fondo, per essere un buon genitore, basterebbe riconoscere al bambino il suo diritto d’esistere come individuo a sé, degno di stima e di amore.

E, che voi siate genitori o figli, se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi nella sezione “contatti e consulenze” del sito

Alla prossima:)

Adolescenti ribelli

Ma è poi così sbagliato?

Buongiorno amici. Oggi parliamo degli adolescenti ribelli e del perché, in fondo, essere ribelli è positivo.

Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.

L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.

Adolescente ribelle, perché?

La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.

Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.

Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.

Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.

Che significato ha la ribellione?

La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.

  1. PSICOLOGIAPSICOLOGIA EDUCATIVA E DELLO SVILUPPO

Adolescente ribelle: ricerca dell’Io

5 minuti

La ribellione adolescenziale è una realtà, almeno nella nostra cultura, e in molti casi un bisogno. Il giovane deve iniziare a uscire dai sentieri battuti per trovare la propria strada. In questo momento, i genitori devono affrontare una missione complicata: crescere insieme ai figli.

Ultimo aggiornamento: 06 ottobre, 2022

Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.

L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.

Questo passaggio tra infanzia ed età adulta può creare grande confusione nell’adolescente che lotta per capire chi è.

Quali cambiamenti possiamo vedere nell’adolescente?

Durante l’adolescenza, i cambiamenti più evidenti sono fisici, come l’altezza, la crescita dei peli del corpo, tono di voce diverso, l’odore del corpo cambia e si assiste a un generale sviluppo fisico.

A ciò si aggiunge che la cerchia di amici diventa un elemento fondamentale, che porta a trascurare la famiglia; questo aspetto può causare tensioni nelle dinamiche familiari.

Meno visibili, ma certamente evidenti, i cambiamenti interiori. Nello specifico questi riguardano la costruzione dell’identità e della personalità.

L’adolescenza è una fase di cambiamenti, compresi quelli legati alla costruzione dell’identità e della personalità.

Adolescente ribelle, perché?

La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.

Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.

Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.

L’adolescenza è il trampolino di lancio. Ecco, dunque, che i genitori possono opporsi di fronte a questa nuova sfaccettatura dei loro figli, con cui non sempre saranno d’accordo. Gli adolescenti iniziano a esprimere desideri, preoccupazioni e, soprattutto, a dire di “no” ai genitori.

Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.

Va notato che i genitori devono mantenere alcune regole, ma al tempo stesso essere flessibili in questa fase.

Che significato ha la ribellione?

La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.

Se ciò viene mantenuto anche durante l’adolescenza, i genitori si scontreranno probabilmente con figli infastiditi, provocatori e che fanno l’opposto. È il loro di uscire dai sentieri battuti, di provare, di sperimentare.

Per la prima volta, pensano al di là di quello che viene suggerito loro per dare la priorità alle loro sensazioni. Ciò riguarda diversi ambiti come i vestiti, la musica, il cibo: capiscono che possono trovare opzioni che sostituiscono quello che non amano e che forniscono più soddisfazione.

L’adolescente ribelle, tuttavia, non ha in nessun caso smesso di amare i suoi genitori, ma piuttosto si fa strada nel mondo insieme a loro, ma essendo se stesso.

Non tutti gli adolescenti si ribellano allo stesso modo né tutti lo fanno. Ma per quale motivo l’adolescente non si ribella?

  1. PSICOLOGIAPSICOLOGIA EDUCATIVA E DELLO SVILUPPO

Adolescente ribelle: ricerca dell’Io

5 minuti

La ribellione adolescenziale è una realtà, almeno nella nostra cultura, e in molti casi un bisogno. Il giovane deve iniziare a uscire dai sentieri battuti per trovare la propria strada. In questo momento, i genitori devono affrontare una missione complicata: crescere insieme ai figli.

Ultimo aggiornamento: 06 ottobre, 2022

Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.

L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.

Questo passaggio tra infanzia ed età adulta può creare grande confusione nell’adolescente che lotta per capire chi è.

Quali cambiamenti possiamo vedere nell’adolescente?

Durante l’adolescenza, i cambiamenti più evidenti sono fisici, come l’altezza, la crescita dei peli del corpo, tono di voce diverso, l’odore del corpo cambia e si assiste a un generale sviluppo fisico.

A ciò si aggiunge che la cerchia di amici diventa un elemento fondamentale, che porta a trascurare la famiglia; questo aspetto può causare tensioni nelle dinamiche familiari.

Meno visibili, ma certamente evidenti, i cambiamenti interiori. Nello specifico questi riguardano la costruzione dell’identità e della personalità.

L’adolescenza è una fase di cambiamenti, compresi quelli legati alla costruzione dell’identità e della personalità.

Adolescente ribelle, perché?

La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.

Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.

Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.

L’adolescenza è il trampolino di lancio. Ecco, dunque, che i genitori possono opporsi di fronte a questa nuova sfaccettatura dei loro figli, con cui non sempre saranno d’accordo. Gli adolescenti iniziano a esprimere desideri, preoccupazioni e, soprattutto, a dire di “no” ai genitori.

Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.

Va notato che i genitori devono mantenere alcune regole, ma al tempo stesso essere flessibili in questa fase.

Che significato ha la ribellione?

La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.

Se ciò viene mantenuto anche durante l’adolescenza, i genitori si scontreranno probabilmente con figli infastiditi, provocatori e che fanno l’opposto. È il loro di uscire dai sentieri battuti, di provare, di sperimentare.

Per la prima volta, pensano al di là di quello che viene suggerito loro per dare la priorità alle loro sensazioni. Ciò riguarda diversi ambiti come i vestiti, la musica, il cibo: capiscono che possono trovare opzioni che sostituiscono quello che non amano e che forniscono più soddisfazione.

L’adolescente ribelle, tuttavia, non ha in nessun caso smesso di amare i suoi genitori, ma piuttosto si fa strada nel mondo insieme a loro, ma essendo se stesso.

“In questa fase della vita qualcosa deve morire per dare origine a qualcosa di nuovo. Si affronta un lutto per abbandonare la persona che si era per i propri genitori”.

-Garcia, 2019-

Quando preoccuparsi?

È importante tenere a mente che ci sono manifestazioni più delicate che non hanno nulla a che fare con l’indipendenza emotiva.

La ricostruzione soggettiva può essere accompagnata dalla ribellione, ma alcuni adolescenti assumono condotte violente e autodistruttive che dovrebbero essere comprese e affrontate diversamente (Bayo-Borras, 1997).

Non tutti gli adolescenti si ribellano allo stesso modo né tutti lo fanno. Ma per quale motivo l’adolescente non si ribella?

L’adolescente continua ad attenersi a ciò che dicono i suoi genitori, senza interrogarsi o senza esprimere la propria opinione, potremmo avere qualche difficoltà a costruire la propria identità e ad allontanarsi dallo scenario infantile.

In questi casi, i genitori devono favorire spazi affinché il giovane possa scoprire i suoi interessi. Sebbene possa essere più facile non litigare mai con i figli, uno sviluppo incompleto dell’identità avrà conseguenze sullo sviluppo e l’indipendenza emotiva.

Come gestire l’adolescente ribelle senza ostacolarne la crescita

  1. PSICOLOGIAPSICOLOGIA EDUCATIVA E DELLO SVILUPPO

Adolescente ribelle: ricerca dell’Io

5 minuti

La ribellione adolescenziale è una realtà, almeno nella nostra cultura, e in molti casi un bisogno. Il giovane deve iniziare a uscire dai sentieri battuti per trovare la propria strada. In questo momento, i genitori devono affrontare una missione complicata: crescere insieme ai figli.

Ultimo aggiornamento: 06 ottobre, 2022

Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.

L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.

Questo passaggio tra infanzia ed età adulta può creare grande confusione nell’adolescente che lotta per capire chi è.

Quali cambiamenti possiamo vedere nell’adolescente?

Durante l’adolescenza, i cambiamenti più evidenti sono fisici, come l’altezza, la crescita dei peli del corpo, tono di voce diverso, l’odore del corpo cambia e si assiste a un generale sviluppo fisico.

A ciò si aggiunge che la cerchia di amici diventa un elemento fondamentale, che porta a trascurare la famiglia; questo aspetto può causare tensioni nelle dinamiche familiari.

Meno visibili, ma certamente evidenti, i cambiamenti interiori. Nello specifico questi riguardano la costruzione dell’identità e della personalità.

L’adolescenza è una fase di cambiamenti, compresi quelli legati alla costruzione dell’identità e della personalità.

Adolescente ribelle, perché?

La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.

Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.

Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.

L’adolescenza è il trampolino di lancio. Ecco, dunque, che i genitori possono opporsi di fronte a questa nuova sfaccettatura dei loro figli, con cui non sempre saranno d’accordo. Gli adolescenti iniziano a esprimere desideri, preoccupazioni e, soprattutto, a dire di “no” ai genitori.

Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.

Va notato che i genitori devono mantenere alcune regole, ma al tempo stesso essere flessibili in questa fase.

Che significato ha la ribellione?

La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.

Se ciò viene mantenuto anche durante l’adolescenza, i genitori si scontreranno probabilmente con figli infastiditi, provocatori e che fanno l’opposto. È il loro di uscire dai sentieri battuti, di provare, di sperimentare.

Per la prima volta, pensano al di là di quello che viene suggerito loro per dare la priorità alle loro sensazioni. Ciò riguarda diversi ambiti come i vestiti, la musica, il cibo: capiscono che possono trovare opzioni che sostituiscono quello che non amano e che forniscono più soddisfazione.

L’adolescente ribelle, tuttavia, non ha in nessun caso smesso di amare i suoi genitori, ma piuttosto si fa strada nel mondo insieme a loro, ma essendo se stesso.

“In questa fase della vita qualcosa deve morire per dare origine a qualcosa di nuovo. Si affronta un lutto per abbandonare la persona che si era per i propri genitori”.

-Garcia, 2019-

Quando preoccuparsi?

È importante tenere a mente che ci sono manifestazioni più delicate che non hanno nulla a che fare con l’indipendenza emotiva.

La ricostruzione soggettiva può essere accompagnata dalla ribellione, ma alcuni adolescenti assumono condotte violente e autodistruttive che dovrebbero essere comprese e affrontate diversamente (Bayo-Borras, 1997).

Non tutti gli adolescenti si ribellano allo stesso modo né tutti lo fanno. Ma per quale motivo l’adolescente non si ribella?

L’adolescente continua ad attenersi a ciò che dicono i suoi genitori, senza interrogarsi o senza esprimere la propria opinione, potremmo avere qualche difficoltà a costruire la propria identità e ad allontanarsi dallo scenario infantile.

In questi casi, i genitori devono favorire spazi affinché il giovane possa scoprire i suoi interessi. Sebbene possa essere più facile non litigare mai con i figli, uno sviluppo incompleto dell’identità avrà conseguenze sullo sviluppo e l’indipendenza emotiva.

L’indipendenza emotiva può generare nell’adolescente paure, dubbi e insicurezze.

Come gestire l’adolescente ribelle senza ostacolarne la crescita

Sebbene ogni adolescente sia diversi, le seguenti linee guida possono aiutare i genitori a non ostacolare l’indipendenza dei propri figli:

  • Lavoro di terapia personale. Vedere i figli abbandonare l’infanzia fa male, può essere molto doloroso rendersi conto di non essere più le loro uniche figure di riferimento. Lavorare su queste emozioni si rivela estremamente utile.
  • Confrontarsi con altri genitori per condividere esperienze e consigli.
  • Essere flessibili e tolleranti. Tollerare una risposta negativa e accettare i desideri dei figli, completamente diversi dai desideri personali.
  • Essere empatici ricordando la propria esperienza adolescenziale. Pur trattandosi di persone e tempi molto diversi, sicuramente potrebbero esserci degli elementi in comune.
  • Parlare molto con gli adolescenti per cercare di capire davvero i loro desideri.

Vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi nella sezione contatti e consulenze del sito

Io spero di aver fatto un po’ di chiarezza sugli adolescenti ribelli.

Alla prossima amici.

Genitori irrisolti

Chi sono e cosa comporta vivere con loro.

Buongiorno amici. Oggi parliamo di genitori irrisolti. Ma chi sono?

Ci sono genitori che non si mettono mai in dubbio, fermamente convinti della loro autorità genitoriale e poi ci sono genitori che vivono di ansia e paure e talvolta si sentono inadeguati nel loro ruolo genitoriale. Per quest’ultima categoria, c’è una buona notizia: chi riesce a mettersi in dubbio può trovare spunti per crescere, modi per migliorare e sì, via via può imparare ad acquisire la giusta misura di sicurezza così da allentare inadeguatezza, ansie e paure.

Errori

Ogni genitore e, più in genere, ogni essere umano, dovrebbe partire dal presupposto che ha sempre qualcosa da imparare. Ciò non significa che non bisogna muoversi nel mondo con sicurezza, ciò significa semplicemente che tutti possono migliorare e possiamo farlo solo se siamo disposti ad ammettere i nostri errori. In sintesi, chi non riesce ad ammette i propri errori e non si mette mai in dubbio, non cresce.

Avviso preliminare per figli feriti

Le ferite emotive possono essere deleterie, ma anche la ferita più profonda può essere lenita. Nessuno ti chiederà di condonare gli errori di un genitore negligente, abusante o distratto, tutto quello che ti chiedo è ciò che già devi a te stesso: prendi in mano le redini della tua vita e diventa la persona che desideri essere. Solo quando ti sentirai pienamente soddisfatto di te e della persone che sei diventata, sarai pronto a guardare i tuoi genitori con occhi diversi, non più con gli occhi dell’accusa, ma con gli occhi di chi è riuscito a guarire… nonostante tutto.

Avviso preliminare per genitori

Cara mamma, il manuale del genitore perfetto non esiste. Ti prego, in questi paragrafi non leggere giudizi sul tuo operato, accogli queste informazioni come semplici nozioni che possono aiutarti. Ricorda, prima di diventare un genitore, anche tu sei stata una figlia.

Prova a leggere questo articolo con gli occhi della bambina che sei stata e non con gli occhi del giudizio che ti accompagnano oggi. Un genitore ha molte responsabilità e ammetterne l’esistenza non farà di te una cattiva madre. Siamo esseri umani, tutti commettiamo errori. Il passato non si può cambiare ma, nel presente, nessuna impresa non potrà essere compiuta. Nessuna personalità è impossibile da guarire.

Ognuno è responsabile di se stesso

Solo quando si è bambini non si è responsabili per se stessi. Per molte persone questa verità è estremamente dura e talvolta anche crudele, tuttavia è la realtà con la quale ci scontriamo e non possiamo fare altro che accettarla: da adulti, siamo responsabili per ciò che siamo (oltre che per ciò che facciamo).

I nostri vissuti definiscono ciò che siamo, i nostri gusti, desideri, ambizioni, sono le esperienze del passato a “suggerirci” come muoverci nel mondo nel presente… E’ anche vero che ogni vissuto è importante, e da adulti possiamo sperimentare vissuti diversi per definirci in modi differenti, finché non troviamo la “strada che fa per noi” e diventiamo persone risolte.

Ma chi è una persona irrisolta?

Una persona risolta è colei che si muove nella vita con il giusto grado di sicurezza, che riesce a perseguire i propri obiettivi, riesce a stringere legami sani, sa auto-consolarsi e sa anche come trarre appagamento dall’esterno. Una persona risolta non è una persona senza ferite ma una persona che, preso atto delle proprie ferite, è riuscita a guarirle.

I danni dei genitori irrisolti : l’assenza di confini ben definiti

Quando una persona si accinge a diventare genitore senza aver guarito le proprie ferite, è possibile che infligga a sua volta ferite nei figli attivando una reazione a catena generazionale. Tutti i malesseri mentali e, a loro volta, le disfunzioni comportamentali, hanno una cosa in comune: l’assenza di confini ben definiti.

Non è un caso se noi professionisti della salute mentale, affermiamo che una persona che ha vissuto esperienze di neglet (trascuratezza emotiva nella prima infanzia) può dirsi davvero risolta quando è in grado di stabilire sani confini con i propri genitori. Ma cosa sono questi confini?

Nel linguaggio comune, un confine definisce e separa due aree. Sconfinare equivale a invadere. Da un punto di vista psicologico, violare un confine è sinonimo di abuso. In psicologia, i confini appartengono alla mente quanto al corpo e possono essere interni o esterni.

 I confini esterni dei genitori irrisolti

I confini esterni delimitano e regolano i rapporti tra due persone: la vicinanza e la distanza, il contatto e il distacco, ma anche la capacità di riconoscersi al contempo come individuo a sé e parte di un legame o di un gruppo. Senza sani confini, è difficile poter sperimentare un sano senso di appartenenza. Questa mancanza, può aprire le porte alla dipendenza affettiva così come a un forte senso di solitudine, può innescare evitamenti, anaffettività e disfunzioni interpersonali di varia natura.

I confini esterni, inoltre, regolando i legami, restituiscono un’immagine di sé degna di stima o meno. In che modo? Mediante i confini comunichiamo all’altro cosa siamo disposti ad accettare in una relazione interpersonale.

I confini interni dei genitori irrisolti

I confini interni, invece, esprimono la capacità dell’individuo di discernere tra emozioni e pensieri (es.: mi sento inadeguato vs sono inadeguato, mi sento grasso vs sono grasso…) tra bisogni e desideri, così come la differenza tra una sensazione fisica e una suggestione della mente. Inoltre, i confini interni aiutano nel processo di definizione del sé.

Consentono di differenziare ciò che appartiene a sé (pensieri, emozioni, sentimenti, sensazioni, bisogni, valori…) da ciò che appartiene agli altri. I confini interni permettono di scandire l’identità personale.

Un genitore irrisolto non sempre riesce a trasmettere ai figli dei sani confini. Quando sono piccoli, i bambini dovrebbero essere protetti dall’abuso fisico, emotivo e sessuale. Un genitore irrisolto potrebbe non fornire al figlio la giusta sicurezza e la giusta dose di protezione.

Il ruolo dell’accudimento genitori irrisolti

Con l’accudimento, il genitore trasmette al bambino il valore dei propri confini, la dignità dell’essere persone complete, rispettabili, meritevoli di fiducia, stima e amore. E’ in questo modo che i figli imparano a farsi rispettare, a porre dei limiti a ciò che sono disposti a tollerare, apprendono come dire no a richieste eccessive.

Chi è cresciuto con genitori invischianti, abusanti, trascuranti, eccessivamente ansiosi… non saprà «lasciar entrare e accogliere con piacere» ne’ saprà «tenere fuori e respingere». Non saprà trovare la giusta distanza tra sé e l’altro e finirà per fondersi oppure chiudersi completamente. Avrà inoltre problemi con i confini interiori: saprà individuare i propri bisogni e avrà un chiaro senso dell’identità personale.

Un genitore irrisolto rischia di far crescere il figlio in un profondo senso di insicurezza, imprevedibilità, di minaccia e paura. Il bambino impara che i legami possono essere pericolosi e le persone vanno tenute alla larga… oppure impara che per avere amore, deve sottomettersi e fondersi all’altro. In ogni caso, il bambino non impara a disegnare sani confini.

L’assenza di sani confini favorisce ulteriori esperienze di abuso. Non conoscendo altre realtà, alcune persone imparano ad essere “normalmente violate”. Vivono senza capire dove sta il limite. Perdono di vista anche il confine tra giusto e sbagliato.

Stabilire sani confini è il modo migliore per curare se stessi

La buona notizia è che dei sani confini si possono costruire in qualsiasi momento della vita. Riconoscere i propri confini e imparare a rispettarli è un lavoro faticoso e profondo ma che può dare grossi frutti in quando prevede enormi implicazioni identitarie e interpersonali.

Ricordiamo che stabilire sani confini interpersonali è il miglior modo che abbiamo per prenderci cura di noi stessi, perché definire con chiarezza cosa possiamo e non possiamo tollerare, non è una forma di ricatto o una prova di forza: è solo stima di sé.

Perché se è vero che non possiamo controllare o cambiare i comportamenti dell’altro, è altrettanto vero che possiamo decidere come comportarci e come agire (invece di reagire ai torti, alle mancanze e alle provocazioni), considerando l’ipotesi di mettere distanze quando le relazioni divengono disfunzionali.

E voi, viritenete deig enitori irrisolti?

Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi tramite la sezione “Contatti e consulenze” del sito

Alla prossima amici.