“Gli alunni devono guardarsi in faccia e relazionarsi tra loro”
Buongiorno amici. Oggi parliamo dei cellulari vietati in classe in un liceo bolognese.
La decisione è stata presa dalla dirigente di un liceo nel bolognese. Decisione per cui dono pienamente d’accordo e vediamola nel dettaglio
La decisione-cellulari vietati in classe
I nostri studenti – spiega la rettrice della scuola, Elena Ugolini – in questi anni di didattica a distanza hanno capito quanto sia importante la presenza, la relazione. Con questa proposta gli chiediamo di guardarsi in faccia, di stare concentrati su quel che fanno e di lavorare insieme”. La decisione di bandire i cellulari è stata approvata all’unanimità dal collegio dei docenti e inserita nel regolamento d’istituto. Già erano presenti sanzioni nel caso di utilizzo improprio del telefono.
Scuola – cellulari vietati in classe
Desideriamo che la scuola, dopo tutto quello che abbiamo vissuto, sia davvero un luogo dove si sperimenta, si impara, si fa ricerca e si utilizza il digitale quando serve, non perché si è creata una dipendenza da cui non ci si riesce a staccare” dichiara Elena Ugolini. Senza cellulari, dunque, ma non senza le Lim (lavagne multimediali) o i computer per la didattica online.
RIFLETTIAMO
Queste le parole della dirigente riguardo la decisione presa.
Come dicevo inizialmente, sono pienamente d’accordo.
Er aalcuni motivi. La scuola è in primis un luogo dove si imparano nozioni e se sei distratto dal telefono non riuscirai né a concentrarti né a rendere. Conseguenza: frustrazioni, fallimenti, rimproveri, probabili bocciature.
Ma la scuola, così dovrebbe essere, è anche il luogo dove si cresce, si matura, ci si relaziona e si fanno le prime vere amicizie. Si passa dall’essere immaturi all’essere adulti consapevoli.
E nnon solo per le nozioni che, ovviamente, ci vengono impartite.
Ma impariamo a sbagliare, a rialzarci, a rapportarci con i nostri coetanei.
Avete, ragazzi miei, tutto il tempo per usare il telefono. Imparate quindi a… Vivere… E a godervi il mondo reale.
Aiuto – cellulari vietati in classe
Io spero che il parlare dei cellulari vietati in classe vi abbia fatto riflettere.
E se, adulti o ragazzi che siate, avete bisogno di aiuto, contattatemi nella sezione “contatti e consulenze del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo di adolescenzialismo. Ma cos’è?
La storia-adolescenzialismo
Qualche mese fa è diventata virale su internet la storia di un’adolescente che dopo essere arrivata tardi a scuola, chiedeva alla madre di scriverle una giustificazione.
La madre, probabilmente sorpresa dalla sfacciataggine della figlia, ha dato sfoggio di originalità giustificando il ritardo della ragazza con un male denominato adolescenzialismo.
La madre, Nicole Poppic, ha pubblicato sui suoi social network la giustificazione scritta per la figlia:
“Questo è quello che succede quando sei in ritardo per colpa delle tue scelte insensate e mi chiedi una giustificazione“.
La giustificazione che ha scritto alla figlia, Cara, recitava così:
“Cara ha fatto tardi questa mattina perché affetta da adolescenzialismo. La malattia si sta diffondendo in tutto il paese, ma ancora non esiste cura. Si presenta con sintomi diversi, ma stamattina mia figlia ha accusato una grave incapacità di scendere dal letto, e anche un desiderio repellente di rispondere male alla donna che l’ha messa al mondo.
Si è sentita molto meglio dopo che le ho lanciato il telefono fuori dalla finestra. Mi chiami se i sintomi si dovessero ripresentare”.
“L’adolescenza è una nuova nascita, in quanto in essa sorgono tratti umani più completi e intensi.”
-Stanley Hall-
L’adolescenzialismo è l’inizio della metamorfosi-adolescenzialismo
Lo psicologo Stanley Hall, considerato pioniere nello studio dell’adolescenza come tappa evolutiva, descrisse l’adolescenza come una seconda nascita nella quale avviene una sorta di riepilogo delle esperienze infantili, con l’aggiunta di una serie di crisi e apprendimenti.
L’adolescenza è una fase che va dai 12 ai 20 anni e che vede il susseguirsi di una serie di cambiamenti non soltanto fisici, bensì anche cognitivi, emotivi ed esistenziali.
Per questo motivo, in questa fase della propria vita si tende a mettere in discussione il mondo e il proprio ruolo al suo interno.
La rivoluzione avviene sotto ogni aspetto, giacché la persona si ritrova persa in una vera e propria montagna russa emotiva e cognitiva che la porta a comportarsi in maniera “rivoluzionaria”.
Ribellione-adolescezialismo
La ribellione degli ormoni e la nuova posizione socio-emotiva giustificano agli occhi di tutti la “malattia” dell’adolescenza.
Una delle domande più abituali fra genitori è come mai, se l’adolescente ha già sviluppato la capacità di pensare come un adulto, non agisca come tale.
Questo quesito ha una risposta ben chiara: la maturità cognitiva e la maturità emotiva non vanno di pari passo.
Per questo motivo l’adolescente si rivela spesso emotivamente immaturo sotto molti aspetti, arrivando ad essere quasi altalenante, esplosivo e temperamentale (tutte caratteristiche da ricondurre all’adolescenzialismo).
Tuttavia, è proprio grazie alla maturità cognitiva o di pensiero che l’adolescente dà inizio alla ricerca della propria identità o essenza personale.
Di norma, l’adolescente ha sviluppato delle capacità emotive che lo portano sullo stesso piano di un adulto.
Tuttavia, a differenza di quest’ultimo, non può contare su tutta la sua esperienza, pertanto si concentra principalmente sull’analisi di quel mondo emotivo del quale cerca di assorbire il massimo.
Le emozioni-adolescenzialismo
È frequente che durante questa particolare voragine di emozioni, l’adolescente manifesti con assiduità stati d’animo negativi ed emozioni di grande intensità, confondendole in quanto spesso simultanee.
Questa attivazione emotiva implica un sovraccarico tale che l’adolescente non riesce a dare un pieno senso a tutte le sue emozioni, almeno non di primo acchitto.
Ad ogni modo, è bene tener conto di come questo turbinio di esperienze lo aiuteranno a prendere coscienza del complesso insieme di emozioni, pensieri, azioni e situazioni psicosociali che lo circondano.
Tre fattori che spiegano le complesse relazioni familiari durante l’adolescenza
Milioni di genitori in tutto il pianeta si rivedranno nella situazione della quale vi stiamo parlando, ovvero l’adolescenzialismo. Un figlio o una figlia adolescente, nel suo desiderio di mantenere un atteggiamento esuberante e di sfida, si troverà a ribellarsi contro le norme imposte dalla famiglia o dalla società.
Bisogna tenere a mente che per l’adolescente si tratta di una fase molto confusa in cui è difficile trovare se stesso, in cui si cambia e ci si reinventa. È una fase in cui l’instabilità la fa da padrona, rendendo difficile vedere la luce in fondo al tunnel.
La complessità delle relazioni familiari durante l’adolescenza, tralasciando le differenze individuali, può essere riassunta con i seguenti tre fattori.
1. Conflitti con i genitori e con la propria posizione nella società
Capita spesso in questa fase che gli adolescenti vengano trattati come bambini, ma che si richieda loro di comportarsi come adulti, alterando in qualche modo la loro visione della maturità e le certezze che hanno di se stessi. Così facendo, si alimenta uno stadio conflittuale tra loro e la società.
Si tratta di un fenomeno ben specifico denominato desincronizzazione.
Si verifica quando lo sviluppo personale dell’individuo avviene in maniera sempre più precoce, mentre l’integrazione della persona nel mondo adulto e lavorativo si produce in maniera tardiva.
Questo prolunga l’adolescenzialismo e peggiora, molto spesso, i conflitti familiari.
2. Alterazioni dello stato d’animo
L’adolescente è, per definizione, emotivamente instabile. I suoi sbalzi di umore sono più che mai bruschi e lo portano a vivere stati d’animo estremi e negativi con maggior frequenza. In media, durante la stessa giornata sperimenta una quantità molto maggiore di sentimenti negativi rispetto ad adulti e preadolescenti.
Al contempo, diventa ancora più instabile, intenso e negativo se non può contare sulla popolarità tra i suoi coetanei, se ha un basso rendimento scolastico o se è costretto a vivere conflitti familiari quali il divorzio.
L’adolescenza, sempre tenendo conto delle differenze individuali, è una fase della vita che rischia facilmente di diventare “emotivamente complicata”.
3. Condotte pericolose
Gli adolescenti, spinti dal desiderio di andare contro a quanto stabilito, adottano con facilità comportamenti illegali, antisociali, temerari o, in poche parole, che implicano un certo rischio.
A differenza degli sbalzi di umore e dei conflitti familiari, queste condotte sono più frequenti in fase di tarda adolescenza o prima gioventù.
Questa tendenza si spiega con l’impulsività e il desiderio di cercare nuove emozioni.
Tali fattori, uniti a quanto specificato poc’anzi, ci aiutano a capire che si tratta di un periodo critico che richiede la supervisione e la guida dei genitori (alla giusta distanza e sempre tenendo conto delle circostanze).
Non bisogna dimenticare che durante l’adolescenza l’individuo assorbe tutto quello che vede e sperimenta intorno a lui, per questo è bene curare le apparenze.
Non esiste alcuna bacchetta magica che ci possa aiutare a gestire questa fase, tuttavia è possibile avviare una fase di preparazione all’adolescenza simile a quella che si realizza quando sta per arrivare in famiglia un bebè.
Spero che il discorso sull’ adolescenzialismo vi sia stato utile
Vi ricordo che se state affrontando un periodo difficile della vostra vita potete contattarmi nella sezione “contatti e consulenze” del sito
da riempire di cose belle, momenti felici, persone amorevoli d esperienze meravigliose.
Buongiorno amici. Oggi vediamo come creare uno spazio nella nostra mente da riempire delle cose e perone più belle, che possano migliorare la nostra vita.
A volte spendiamo così tante energie per sopportare certe situazioni credendo di essere forti, quando invece la scelta più coraggiosa che possiamo fare e proprio quella di lasciarle andare.
Durante l’infanzia, l’attaccamento è necessario al bambino, al fine di stabilire e definire il rapporto con i propri genitori e con il mondo.
Su questo modello, poi, verranno costruiti tutti i legami di intimità e di amore con gli altri.
Se la natura di questo attaccamento è sana, riusciremo a intessere relazioni soddisfacenti e di fiducia. Quando però l’attaccamento diventa nocivo, anche solo per la nostra condizione psicologica, è necessario imparare l’arte del lasciare andare.
Quanta negatività stai accumulando?- creare uno spazio
Come possiamo pensare di stare bene se continuiamo a mantenere la mente all’erta, se non lasciamo mai andare nulla? La mente chiacchiera incessantemente, e troppe volte è focalizzata su pensieri di ansia, paura, rabbia. I pensieri non sono neutri: hanno una carica emotiva.
E c’è dell’altro: i pensieri creano sostanze che inondano il nostro corpo. È facile comprendere che pensieri “stressanti”, ovvero quelli che ci danneggiano oltre a rovinarci la giornata, con il tempo minano addirittura la nostra salute.
Pertanto, è importante imparare a chiudere i cerchi, o capitoli della nostra vita, che è la stessa cosa.
Significa lasciare andare persone o esperienze che in un determinato momento avevano un senso, ma che ora non lo hanno più. Significa voltare pagina e aprirsi a nuove esperienze.
“Lasciar andare” significa non forzare le cose
Significa lasciare che “fluiscano” naturalmente! Consapevoli del fatto che lottare insistentemente per qualcosa da cui, siamo certi, non trarremo frutti, può precluderci la scoperta di nuovi traguardi, nuove cose o persone che potrebbero renderci felici.
Comporta quindi l’accettazione del fatto che alcune cose “sono come sono” e che giudicarle o tentare di cambiarle (quando non se ne ha il potere o semplicemente il diritto), comporterebbe un inutile spreco di energie.
Per quali strani percorsi mentali o emotivi continuiamo a farci del male?
E per quale motivo persistiamo anche di fronte alle evidenze negative di determinate situazioni sociali, o di legami affettivi ambigui che ci procurano solo dolore?
Pur accettandoci e instaurando un buon rapporto con noi stessi, o vivendo la reciprocità di un amore, siamo capaci lo stesso di creare l’inferno nella nostra vita interiore, spingendoci a negare ogni sembianza di felicità.
Spesso il restare intrappolati in relazioni distruttive nasconde problemi più profondi.
Ad esempio, a volte accade che tanto più malsane sono le relazioni familiari tanto più lo sono anche quelle di cui ci circondiamo nella vita adulta.
Se abbiamo imparato a dover soddisfare l’altro, più che noi stessi, per sentirci amati e accettati, nelle relazioni adulte tenderemo a corrispondere alle aspettative altrui in modo automatico, senza dare importanza a noi stessi.
Ecco perché chi nasce in famiglie con dinamiche relazioni disfunzionali è probabile che, una volta adulto, possa farsi coinvolgere in relazioni tossiche e non funzionali al suo benessere e pertanto poco soddisfacenti.
Perché chiudere con il passato?-creare uno spazio
Il passato fa parte di noi, ha contribuito a renderci quello che siamo.
Non possiamo semplicemente nasconderlo perché prima o poi tornerà. Pertanto, è essenziale imparare a sistemare le cose con il nostro passato.
Solo quando assumiamo e accettiamo queste esperienze ci liberiamo dal loro peso e possiamo continuare il nostro cammino.
Sono migliaia le ragioni per cui ci aggrappiamo al passato, ma tra queste vi è sempre la paura dell’ignoto e la nostra tendenza a rimanere nella nostra zona di comfort.
Anche se suona contraddittorio, ci fa più paura fare il passo successivo piuttosto che continuare a soffrire restando nel punto in cui ci troviamo.
Ma non possiamo vivere il presente tenendo un piede nel passato. Ciò che è è successo è successo, dobbiamo liberarci della sua influenza perché altrimenti non potremo crescere come individui!
Infatti, crescere non significa solo appropriarsi di nuove competenze, acquisire conoscenze e incontrare nuove persone, ma significa fondamentalmente troncare con il passato.
Per conquistare alcune cose dobbiamo lasciarne andare altre. Questo significa che dobbiamo avere il coraggio di chiudere i cicli della nostra vita e lasciarci alle spalle le persone o le esperienze che, anche se in un determinato momento ci hanno dato molta felicità, ora rappresentano solo un ostacolo alla nostra crescita.
Cosa dovremmo lasciare andare?- creare uno spazio
Tutto quello che ci fa male e genera delle sofferenze inutili
Tutto quello che ci toglie felicità e ci fa morire un po’ ogni giorno, spegnendoci lentamente
Tutto quello che ci tiene legati al passato sulla base di false speranze
Tutto quello che è privo di significato nella nostra vita attuale e non si adatta alla nostra nuova visione del mondo
Tutte le persone che ci hanno lasciato e non vogliono che facciamo parte della loro vita
Tutti quei luoghi in cui non ci sentiamo più a nostro agio e dove andiamo solo per dovere o per abitudine
Tutte quelle abitudini, credenze e atteggiamenti che sono un ostacolo per la nuova fase della vita che stiamo per affrontare
Chiudere i cerchi della vita non significa mettere la parola fine, ma è piuttosto l’inizio di qualcosa di nuovo.
Quando è il momento di lasciare andare?
Quello che si è vissuto ha fatto male, certo, ma quello che si fa con il proprio dolore è probabilmente più importante del dolore stesso. Si preferisce riuscire a godersi per intero la vita che si potrebbe avere o si preferisce rimuginare all’infinito sul passato e su qualcosa che non può essere cambiato? Ma come si può lasciar andare le ferite del passato e andare avanti?
Quando abbiamo troppe aspettative su di noi
Le aspettative sono quelle che ci tagliano fuori dal flusso della vita, ci portano lontano dal momento presente e ci fanno dire: “sarò felice solo quando avrò una nuova relazione, un nuovo lavoro, una nuova casa, etc”.
Senza aspettative non viviamo più schiacciati tra passato e futuro, siamo presenti. Solo così possiamo assaporare il qui e ora.
Se la nostra mente è continuamente sballottata tra le ferite del passato e le apprensioni per il futuro, come possiamo goderci la magia del presente? Come facciamo allora a vedere, sentire, percepire la bellezza dell’attimo corrente?
Quando ci ostiniamo a volerci far amare
Non possiamo forzare nessuno ad amarci, ma possiamo essere una persona da amare.
Non dobbiamo forzare nessuno a rimanere nella nostra vita quando vuole andarsene. L’amore è libertà, non dipendenza o forzatura. La fine di un amore non é la fine del mondo.
Ogni persona che esce dalla nostra vita lo fa per una ragione, ma non lo fa mai senza prima averci insegnato la lezione. Lasciamo che le cose accadono e si risolvano da sole.
Quando si è legati a un passato che ci tormenta- creare uno spazio
Il passato è passato e non può essere cambiato.
Il segreto della libertà e della felicità non sta nella vendetta, nel rancore verso chi ci ha fatto del male e ci ha fatto anche piangere, ma nel lasciare che le cose si sistemino da sole, naturalmente e nell’imparare dagli errori.
Ciò che conta di più non é il primo capitolo, ma l’ultimo. Liberiamoci dalle catene del passato, apriamo il nostro cuore e la nostra mente a nuove esperienze!
Quando stiamo sacrificando la nostra felicità
Una relazione dovrebbe essere una condivisione di amore, un dare e avere, non un prendere e basta.
Se la persona accanto a noi non ci dà la serenità che cerchiamo è meglio chiudere. Non ha senso elemosinare amore con chi non ci merita o non ci apprezza..
Non permettiamo che questo succeda, non sacrifichiamo la nostra dignità e la nostra felicità solo per tenere qualcuno accanto a noi.
Ripetiamoci sempre, ogni giorno “IO SONO LA PERSONA PIU’ IMPORTANTE DELLA MIA VITA!
Lasciare andare è un atto che richiede coraggio
Un famoso detto napoletano recita: “Acqua ca nun cammina, fa pantano e feta” (acqua che non scorre si intorbidisce e fa cattivo odore).
Questo vecchio proverbio rende pienamente il concetto: tutto quello che non lasciamo fluire si sedimenta dentro di noi, lasciandoci con energie “sporche” che ci affaticano.
Certo, non è semplice capire quale sia il tempo migliore per andare oltre.
In generale, ogni volta che la memoria ci richiama alla mente attimi dolorosi del passato, e questi influenzano la nostra realtà nel presente, siamo imprigionati in un tempo che non ci rappresenta più.
Senza il peso dei pensieri negativi, il dolore, la sofferenza, riusciremo a camminare a passo svelto in questo folle viaggio che è la vita.
Lasciare andare non significa arrendersi, al contrario: vuol dire accettare la sfida e imparare a non avere bisogno di niente, se non di quello che ci consente di essere felici.
Trova la parte di te che non rimugina ma sente, che non pensa ma sa, che non dubita e vive, fiduciosa nel fatto che non ti manca nulla in questo momento né per essere felice, né per affrontare le difficoltà.
Se vuoi che da questo momento qualcosa di straordinario entri nella tua vita, crea uno spazio da riempire.. di cose belle, di momenti felici, di persone amorevoli ed esperienze meravigliose.
Insomma, riempi di senso la tua vita perché ti porta a dare un immenso valore al presente. Ti porta ad Esserci.
Io spero che capre come creare uno spazio importante per stare bene nella nostra mente vi sia stato utile
Vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi nella sezione “contatti e consulenze” qui
Ciao amici. Oggi parliamo di fratelli narcisisti:quali tratti presentano e cosa fare.
Errori
Spesso arriva un momento nella vita in cui diventiamo consapevoli di essere stati vittime di una famiglia disfunzionale in cui i genitori davano la priorità a un figlio rispetto agli altri. Le preferenze espresse dai genitori plasmano nel tempo la figura di quei fratelli narcisisti con cui si è quasi sempre in guerra.
Liti, condotte egoiste e abusive, pretese eccessive, rimproveri… Se avere un fratello è, in media, un dono della vita e un alleato costante anche a distanza, ci sono situazioni in cui questa formula viene meno. A volte cresciamo con una presenza chiaramente dannosa, plasmata deliberatamente da genitori con tratti altrettanto narcisisti.
Quasi senza sapere come, ci troviamo coinvolti in estenuanti dinamiche che segnano la nostra infanzia e persino la nostra vita adulta. Da un lato, vi è un padre o una madre che ripone tutte le attenzioni, le speranze e gli affetti solo su un figlio.
D’altra, bisogna fare i conti con un fratello tirannico, viziato, competitivo e talvolta anche aggressivo verbalmente o fisicamente. Sono realtà silenziose e molto complesse di cui vale la pena parlare.
Fratelli narcisisti, frutto di un’educazione selettiva
“Plasmare” un narcisista è più facile di quanto pensiamo. È sufficiente rafforzare l’egocentrismo del bambino e disattivarne l’empatia.
È sufficiente educare sulla base di una visione gonfiata e sproporzionata di sé, con messaggi quali: “sei il più bello, il più intelligente, la mamma ti ama più di ogni altra cosa al mondo, etc”.
I fratelli narcisisti sono il risultato di un’educazione ineguale e discriminatoria che li ha portati a costruire un’identità distorta. Questa identità è stata alimentata dall’interiorizzazione delle narrazioni dei genitori che ha permesso loro di presumere, sin dalla più tenera età, che loro e solo loro erano degni di ogni forma di amore e di attenzione.
A poco a poco si è eretta una personalità dannosa che negli anni si fa più pronunciata e dannosa.
Quali tratti e comportamenti mostrano?
Chi cresce con un fratello o una sorella narcisista conserva nella memoria molti ricordi d’infanzia non sempre piacevoli. Nel corso degli anni, il rapporto diventa più teso, dannoso e complesso.
Al punto che in età adulta è comune mantenere le distanze o acconsentire a incontri occasionali per mero impegno familiare. Vediamo ora alcuni tratti che definiscono i fratelli narcisisti:
Fin da piccoli avevano bisogno di attenzioni e riconoscimenti eccessivi.
Tengono conto solo delle proprie esigenze.
Già da bambini ricorrevano spesso a bugie e ricatti.
Hanno sempre mostrato un bisogno ossessivo di competere per quasi tutto.
Ci incolpano per qualsiasi disaccordo o problema familiare.
Amano mostrare i loro successi alla famiglia.
Proiettano sempre un chiaro antagonismo nei confronti dei fratelli.
Sono reattivi, polemici, non empatici e ascoltano a malapena.
Raramente mostrano interesse per la vita dei loro fratelli.
Quando ci difendiamo o li rimproveriamo per il suo atteggiamento, ci dicono di essere troppo sensibili.
Convincono i genitori a schierarsi sempre a loro favore.
I fratelli narcisisti a volte ci allontanano dalla famiglia
I fratelli narcisisti sono un pomo della discordia, l’elemento dirompente, l’innesco di qualsiasi discussione e quella figura che porta sempre con sé una battaglia che non vogliamo avviare.
Una situazione simile, come possiamo ben supporre, ha un costo. È comune allontanarsi dalla famiglia disfunzionale.
Se l’origine di tutto è l’atteggiamento dei genitori che hanno deliberatamente creato divisione e preferenze, è comune scegliere di evitare, per quanto possibile, il contatto. Quando l’amore della famiglia non è incondizionato, ogni interazione inasprisce la sofferenza.
Come trattare un fratello o una sorella con tratti narcisisti?
Avere uno o più fratelli narcisisti significa dover fare i conti con una gerarchia familiare nella quale ci troviamo alla base, mentre il figlio prediletto è al vertice.
Tuttavia, a volte, ci è impossibile prendere le distanze. In questi casi, è opportuno tenere conto di quanto segue:
Non aspettarsi niente da loro. Bisogna accettare la realtà, ovvero che i fratelli e i genitori non ci apprezzano e non tengono conto dei nostri bisogni. Evitiamo quindi di dipendere da loro in qualsiasi aspetto, e smettiamo di sperare in un cambiamento miracoloso.
Stabilire precisi limiti. Se siamo costretti a mantenere i contatti con i fratelli narcisisti, chiariamo cosa possono aspettarsi da noi o meno. Non tutto è lecito ed è necessario chiarirlo il prima possibile.
Sanare le ferite passate. Siamo cresciuti in una famiglia disfunzionale che ha concentrato l’affetto solo su un figlio. Probabilmente abbiamo molti ricordi ed esperienze da affrontare. Non esitiamo, dunque, a chiedere l’aiuto di un esperto.
Ultimo, ma non meno importante, concentriamo sulle figure che ci offrono davvero affetto, approvazione e comprensione nella vita quotidiana. Quella e nessun’altra è la nostra vera famiglia; quella che abbiamo scelto e formato.
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Buongiorno amici. Oggi parliamo di chi ti critica… perchè, fondamentalmente, è schiavo di ciò che odia di se’.
“chi ti critica”…. Le persone infelici hanno in comune un aspetto: dare la colpa agli altri! Sono soliti puntare il dito accusatore contro gli altri. Se capita qualcosa di spiacevole è sempre colpa di qualcuno: di aver avuto dei pessimi genitori, un figlio troppo presto, di avere un padrone-despota sul lavoro o magari un partner sconsiderato oppure di vivere in un paese di corrotti. Ogni capro espiatorio è buono. La perenne lotta contro il mondo nasconde in realtà ragioni psicologici molto più profonde e radicate.
Vivere in pace con se stessi non ha prezzo!
Se abbiamo accanto una persona che ama criticare, è bene fare attenzione! Potrebbe contagiarci con la sua negatività, creando dentro di noi uno squilibrio emotivo. Per questo è vitale proteggere il proprio spazio fisico e psicologico; crearsi, pertanto, una corazza contro le critiche non costruttive.
chi ti critica…Quello che gli altri pensano di te corrisponde alla loro realtà non alla tua
La perenne lotta contro il mondo nasconde ragioni psicologici molto profonde e radicate Un’eccessiva propensione alla critica infatti nasconde un forte senso di inadeguatezza e una scarsa autostima. Paradossalmente si tratta di soggetti che hanno bisogno di contestare tutto e tutti per compensare a una profonda frustrazione mai elaborata. E porsi in posizione di difesa “a priori” consente a tali individui di porsi immediatamente su un gradino più alto, un gradino su cui poi difficilmente qualcuno riuscirà a ferirli.
chi ti critica… Le critiche possono essere costruttive ma è bene fare attenzione quando diventano distruttive
E lo diventano quando ti criticano perché non sono capaci di capire il tuo punto di vista; perché non sono in grado di vestire i tuoi panni, non conoscono la tua storia e non capiscono cosa ti ha spinto a prendere una determinata strada.
altri casi le persone criticano perché vedono riflesse in te determinate caratteristiche o desideri propri che non vogliono riconoscere. Per esempio, una tua collega o magari una tua amica, che è infelice con il suo partner, può criticare aspramente il divorzio, ribadendo così la sua posizione: ripetere a se stessa che deve continuare a sopportare questa situazione.
E il lato curioso è che quanto più dura è la critica tanto più forte è la negazione alla sua base. Quindi, se siamo in procinto di divorziare o allontanarci da chi non merita più le nostre attenzioni, verremo inevitabilmente criticati da chi non è in grado di separarsi dal proprio partner pur vivendo una situazione tossica.
pratica, a volte la critica distruttiva non è altro che un meccanismo di difesa conosciuto come “proiezione”. In questo caso, la persona proietta sugli altri tali sentimenti, desideri o impulsi che sono troppo dolorosi o che non è in grado di accettare, in modo tale che li percepisce come qualcosa di estraneo e punibile.
Chi fa questo solitamente ha una bassa autostima, non riesce ad accettare se stesso e tanto meno gli altri. Ecco spiegata la sua facilità nel giudicare e affibbiare etichette!
chi ti critica…Non dare importanza a ciò che dicono gli altri
Anche se siamo convinti del contrario, nessuno è in grado di decodificare i sentimenti altrui. Facciamo fatica a capire noi stessi, figuriamoci sapere cosa stanno vivendo, provando, imparando o soffrendo gli altri.
torto più grande che tu possa fare a te stessa è dare troppa importanza a ciò che dicono gli altri di te. Sappi che le persone più infelici al mondo sono quelle che si preoccupano troppo di quello che pensano gli altri.
Se fai troppa attenzione alle critiche, metti in pericolo il tuo benessere e il tuo equilibrio emotivo. Anzi, dedica il tuo tempo a migliorarti e a migliorare il tuo ambiente. Ricorda, si vive una sola volta: non credi che il tuo tempo sia troppo prezioso per stare dietro a chi non sa apprezzarti. Le persone ovvero sia parenti, amici che conoscenti, hanno potere sul tuo stato emotivo solo se tu lo permetti. Puoi evitarlo concentrandoti sul tuo auto-sostegno. Controlla la tua voce interiore. Silenziala quando è d’accordo con le critiche delle persone a te vicine e ci ricama su.
Non fare mai l’errore di pretendere da te stessa di essere impeccabile, perfetta, disponibile agli occhi di tutti! Sei un essere umano, con i tuoi pregi e i tuoi difetti; puoi sbagliare, puoi dire cose che magari al momento non pensi, puoi piangere, puoi ridere, puoi gridare, puoi innamorarti e disinnamorarti, puoi decidere di cambiare strada o idea all’ultimo momento….non devi dar conto a nessuno.
L’importante è seguire un comportamento volto a migliorarti costantemente e che ti offra la possibilità di vivere la tua vita senza ricatti emotivi e senza dipendenze. Ovviamente nel rispetto del prossimo e delle persone a te care.
chi ti critica.. Guarisci la parte di te che è ferita
Non prestare attenzione a ciò che fanno o smettono di fare gli altri, fai attenzione a quello che fai tu o smetti di fare. Se vuoi guarire le ferite emotive causate dalle critiche altrui, non dimenticare mai che sei una persona unica e speciale.
Se dai credito a quello che gli altri pensano o dicono di te, rischi di diventare quello che non sei. Il voler compiacere gli altri a discapito della tua identità non è per niente salutare.
Ci sono alcuni giorni in cui riesci a farti scivolare addosso giudizi e commenti, mentre in altre occasioni il giudizio degli altri pesa parecchio, e ti arrovelli tutto il tempo, lasciandoti condizionare.
di non essere un bravo genitore? Pensi di essere giudicata perché vai dall’estetista tutte le settimane? Temi che le tue idee possano essere motivo di critiche? Prima di uscire ti guardi mille volte allo specchio perché temi che vi sia qualcosa di te fuori posto? Ma cosa pensano le persone ha davvero così tanta importanza?
Lo so, a volte si ha l’impressione che tutti stiano guardando noi, ma dobbiamo imparare che è solo frutto delle nostre insicurezze! Il mondo non sta a guardare quello che facciamo o smettiamo di fare. E’ la nostra insicurezza che ci porta a vedere le cose con la lente d’ingrandimento!
importa quello che fai o come lo fai, ci sarà sempre qualcuno pronto a contestare il tuo operato. Cerca di vivere e di comportarti come ritieni più opportuno. Sii sempre te stessa! Sappi che l’unico modo per vivere in armonia con le tue emozioni è fare quello che senti di fare, in ogni momento. Non aspettarti che gli altri comprendano il tuo viaggio, soprattutto se non hanno mai dovuto percorrere la tua stessa strada.
Ora hai due possibilità: terminare la lettura di questo post con un’obiezione del tipo: “sì ma non è facile” e continuare a farti condizionare dagli altri. Oppure, puoi concentrarti sull’idea che sia possibile e iniziare a fare tue queste idee, giorno dopo giorno.. per te stessa. Quale opzione scegli?
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Buongiorno amici. Oggi parliamo di violenza familiare.
La violenza in famiglia è una forma di aggressione. Si basa su continue critiche, umiliazioni, disprezzo e manipolazioni da parte di genitori, fratelli o altre figure nei confronti di un membro specifico.
Una simile dinamica condivisa quasi sempre dipende da un individuo alle cui azioni aderiscono alcuni membri della famiglia meno potenti.
Se è vero che quando parliamo di bullismo, visualizziamo quasi istantaneamente il cortile di una scuola o un ambiente di lavoro, c’è un altro scenario che spesso trascuriamo. Anche la famiglia molesta e umilia, e questo attacco psico-emotivo a volte può essere pari o più dannoso delle esperienze di bullismo scolastico.
Avere il nemico in casa significa non godere di riparo o sostegno. Crescere come la pecora nera o il brutto anatroccolo è traumatico e di rado il trauma viene correttamente affrontato in età adulta.
Avere uno o più intimidatori con lo stesso codice genetico significa dover affrontare situazioni di disagio anche se non si vive più nel nucleo familiare. Proviamo a descrivere più in dettaglio questa realtà.
In cosa consiste la violenza in famiglia
Spesso diciamo che il modo più comune per evitare uno stalker è allontanarsi da quella presenza. Tuttavia, come ben sappiamo, questo non è sempre possibile.
Il bambino vittima di bullismo deve tornare a scuola ogni giorno. Il lavoratore che subisce mobbing deve rispettare la sua giornata lavorativa. E la persona vittima di violenza in famiglia trascorre molti anni in un ambiente dal quale le è impossibile scappare.
Oltre a ciò, a volte queste dinamiche aggressive si perpetuano anche quando la vittima ha già raggiunto l’età adulta. Perché il familiare “bullo” prende una vittima e intensifica il comportamento offensivo e umiliante. L’aspetto più grave è che di solito c’è alleanza o silenzio da parte degli altri membri.
Questa forma di violenza domestica non è nuova. È una realtà con una lunga tradizione spesso messa a tacere nella nostra società.
Bulli in famiglia: chi e come sono
Possono essere i genitori e persino i fratelli. Allo stesso modo, quando si inizia una relazione, può capitare che suoceri e cognati rivolgano critiche e umiliazioni costanti. In generale, la persona che maltratta un familiare presenta uno o più tratti molto specifici:
La sua aggressività si basa sulla parola.
Mostra un comportamento immaturo.
Usa le bugie per convincere anche gli altri membri.
Controlla la persona.
È vendicativa.
L’aggressore in famiglia può anche essere manipolatore.
Potrebbe agire per gelosia e invidia.
Può mostrarsi arrogante e narcisista.
Potrebbero verificarsi notevoli sbalzi d’umore.
È abile nel fraintendere tutto, nel cambiare ciò che la vittima fa o dice e la umilia.
Come si manifesta la violenza in famiglia?
Essere vittima di violenza in famiglia può creare confusione da bambini, poiché si normalizzano determinate dinamiche. Tuttavia, crescendo ci si rende conto che certi comportamenti non solo leciti.
Questo perché feriscono, intimidiscono e privano di rispetto e benessere, dimensioni a cui tutti abbiamo diritto. I segnali di violenza sono molto vari, ma è necessario riconoscerli il prima possibile:
Si umilia la vittima per la sua persona, le azioni e le parole. Viene resa il brutto anatroccolo.
Si sminuisce.
La persona viene zittita e privata di importanza all’interno della famiglia.
Si adottano comportamenti di critica e di costante disprezzo rendendo la vittima nella pecora nera.
Si crea caos trasformando ogni conversazione in una discussione, assegnando colpe e pronunciando false affermazioni.
Ricatti e manipolazioni emotive.
Paragoni umilianti (tuo fratello è una persona migliore di te).
Superiorità, battute dannose e commenti umilianti.
È comune accusare la vittima di egoismo, di avere in mente solo i propri interessi.
Effetti psicologici
La famiglia prepotente si comporta come un animale territoriale. Molte volte il fratello, il cognato, la madre, il suocero o il padre molesti sono spinti dalla gelosia, da quell’invidia che cerca di espellere qualcuno dal nucleo familiare; indipendentemente dal legame. Come possiamo dedurre, l’impatto mentale e sociale è immenso.
Sono in aumento, di fatto, gli studi sugli effetti delle molestie domestiche. Per esempio, uno studio di ricerca condotto presso l’Universidad Central del Sur. La ricerca indica chiaramente che la violenza tra fratelli provoca profonda angoscia e disturbi dell’umore.
Sappiamo anche che più si protrae la situazione, maggiore è l’impatto sulla persona. Chi cresce in un ambiente disfunzionale tende ad adottare condotte autodistruttive.
Come rispondere alla violenza in famiglia
Nessuno ha il diritto di ferirci in alcun modo. È pienamente giustificato difendersi, rispondere il prima possibile e persino segnalare tali situazioni, indipendentemente dal fatto che il molestatore sia un familiare. Nessuno dovrebbe infondere paura e insicurezza, criticarci, ignorarci o annullarci come persone.
Stabilire limiti, salvaguardare le nostre emozioni, praticare la cura di sé, cercare figure di supporto valide e mantenere le distanze dai familiari aggressivi è la chiave del nostro benessere. La famiglia dovrebbe essere sempre un luogo di nutrimento, non un campo di battaglia.
Ragazzi io vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi nella sezione “contatti e consulenze” del sito
Sperando che parlare di violenza familiare vi sia stato d’aiuto vi abbraccio:)
Ciao amici. Oggi riflettiamo sull’importanza dell’ascoltare, dell’ascolto attivo per i ragazzi.
Voglio giusto lasciarvi questo pensiero come riflessione.
E quanta veritàc’è in queste parole amici.
Ascoltare
Molto spesso parlo di ascolto attivo. E, altrettante volte, mi viene detto “ma io ascolto mio figlio”. Forse, ma non attivamente. Che cosa vuol dire?
Si ascolta attivamente una persona che ci sta parlando quando prestiamo attenzione alle sue parole, quando comunichiamo con lei pur non dicendo nulla ma parla il nostro sguardo. Quando ci accorgiamo del suo stat d’animo mentre parliamo.
Errori
“ma certo che ascolto”…mmm…ragioniamo al contrario. Vi è mai capitato, parlando, confidandovi con qualcuno, un amico, un parente, marito, fidanzato, genitore, di parlare e, ad un certo punto, di accorgervi che l’altra persona è distratta?
E come vi siete sentiti? Malissimo.
Vi sentiti non considerati, sentite l’indifferenza della persona che dovrebbe dialogare con noi e cosa fate? Ovviamente, smettete di parlare e , dentro la vostra mente, balza l’idea di non confidare mai più nulla a quella persona perchè tanto non mi ascolta.
Ora, pensiamo in questa situazione un adolescente. E già dovreste essere felici che un ragazzo a quall’età viene da voi pe confidarsi.
Adolescenti
Che cosà farà secondo voi?
Cercherà ascolto in altre persone, in altri luoghi e, spesse volte, è proprio da lì che cominciano i problemi.
E allora non fate che ciò accada.
Se vostro figlio vien da voi per parlarvi di qualsiasi cosa sia importante er lui, non sminuitela.
Lasciate quello che state facendo e mostratevi realmente attenti, interessati.
Perché per loro, in particolar modo, ma per tutti, ascoltare significa esserci, essere visti, considerati e riconosciuti. Semplicemente importanti e amati.
Io vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi alla sezione “contatti e consulenze” del sito
I danni, nei ragazzi, della finta perfezione sbandierata sui social.
Buongiorno amici. Oggi parliamo de i social come specchio digitale e i danni che, visti in questo modo, provocano nei ragazzi.
Vetrina social
Le vetrine dei social network, il numero dei like ricevuti, l’approvazione social condizionano l’umore, l’autostima, la percezione del proprio corpo,
E influenzano l’insoddisfazione verso il proprio aspetto fisico, soprattutto nelle ragazze.
Tutto questo è vero non solo per pre-adolescenti e adolescenti.
Ma anche per donne giovani e adulte, che si confrontano costantemente con le immagini e i modelli diffusi dai social media.
L’aspetto estetico rappresenta un elemento fondamentale per una buona accettazione di sé e per sentirsi accettate dal mondo circostante.
La paura del giudizio diventa una base per la messa in atto di comportamenti rischiosi per la salute.
Citiamo restrizioni alimentari, diete ferree, sport eccessivo fino a veri e propri disturbi dell’alimentazione.
L’esposizione a foto, immagini e pubblicità di corpi perfetti e magri, influenza negativamente la soddisfazione verso il proprio aspetto estetico.
Ci si sente costantemente imperfette o meno attraenti, si sente di non poter mai riuscire a raggiungere quegli standard e quei modelli ideali (Frederick et al., 2017).
E’ anche significativo come, a tali percezioni, si associ il desiderio di mettersi a dieta o fare esercizio fisico per perdere peso e assomigliare di più ai modelli proposti.
Immagine corporea e adolescenza: un rapporto difficile
Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza, il 64% degli adolescenti dichiara di sentirsi più sicuro quando è più magro e quando riesce a raggiungere il peso ideale.
Un problema che riguarda maggiormente il genere femminile, in quanto il 76% sono ragazze.
Oltre 6 adolescenti su 10 sostengono anche che la donna più magra è più accettata e riconosciuta da un punto di vista sociale.
Ciò porta alla ricerca di corpi perfetti e magri, anche seguendo i modelli di riferimento social, per avere il maggior numero possibile di like e follower.
Il 55% degli adolescenti dai 14 ai 19 anni, di cui il 70% sono femmine, si sente influenzato dai modelli lanciati da blogger e influencer, e sostiene che vedere corpi magri e perfetti in tv e su internet fa sperimentare il desiderio di essere come loro.
Si tratta di aspetti importanti, che non vanno assolutamente sottovalutati, in quanto “social network, fashion blogger e youtuber sono ormai la realtà di riferimento degli adolescenti che crescono fin dall’infanzia con la compagnia dei video dei loro idoli senza un minimo di filtro e di controllo genitoriale”.
Quali conseguenze sugli adolescenti?
Bisogna tener conto di come i ragazzi oggi siano sottoposti, fin da bambini, alla pressione di media e di quei modelli sociali che diffondono una precisa idea di bellezza, ispirata alla magrezza e al controllo dell’immagine corporea.
Il peso e l’immagine corporea condizionano l’autostima e l’umore dei ragazzi, che vivono in funzione dell’accettazione del gruppo.
Le difficoltà sono esasperate da una cultura incentrata sull’estetica, sull’apparenza, e in cui l’adolescente che non è alla moda è considerato uno sfigato, viene isolato dalla massa e, spesso, preso di mira su chat e social network.
Crescere con l’ossessione dell’apparenza, non sentendosi mai adeguati e soddisfatti di sé, è estremamente dannoso, e può determinare vissuti di insicurezza e scarsa autostima.
L’impulso a confrontare costantemente il proprio aspetto fisico con quello di coetanee o di personaggi famosi, può compromettere profondamente il giudizio su di sé.
Strumenti
Non sono gli strumenti in sé a determinare effetti negativi, molto dipende dalla modalità con cui i ragazzi li utilizzano e dai bisogni cui cercano di dare risposta attraverso le condivisioni online.
I social possono offrire un modo per connettersi con gli altri, ma possono anche aggravare ansie o fragilità già presenti offline.
È fondamentale, dunque, essere sempre attenti a cogliere ogni segnale e non sottovalutare le preoccupazioni e le ansie dei ragazzi.
Vi ricordo che se avete bisogno di un aiutocontattatemi nella sezione “contatti e consulenze ” qui
Mantra e consigli per adulti e ragazzi per vivere serenamente
Buongiorno amici. Oggi parliamo di un mantra per ragazzi e adulti pe vivere serenamente: ma chissenefrega!
Magari non vogliamo ammetterlo con noi stessi ma l’opinione degli altri ci condiziona la vita. Facciamo gli indifferenti, ci proclamiamo liberi di pensare e decidere, ma, sotto sotto, l’idea che gli altri possano non approvare ciò che facciamo ci dà fastidio. Quindi? È tempo di fare un po’ di allenamento mentale per vivere meglio ed essere più felici. “E chisenefrega”, ecco un allenamento che ci consentirà di affinare la capacità di prepararsi all’avvenire in modo disincantato e sorridente.
Sei sicura di goderti il presente?
Certo, possiamo preoccuparci di tante cose: del giudizio altrui, della carriera, di fare brutte figure, di come siamo vestiti, di non avere i capelli in ordine, di come andrà l’esame, di non arrivare puntuali, di avere la casa pulita, di mantenersi in forma fisica, di evitare delusioni, ecc.
Ma sai che c’è? Ci sono tantissime cose di cui “non ha senso importarsi”! Mi riferisco a cose, pensieri, situazioni che se approcciati nel modo giusto, ci rendono in qualche modo “liberi” dai condizionamenti esterni. Magari potrà sembrare un approccio poco ortodosso ma davvero funzionale.
Per esempio? Amo stare in tuta, mi fa sentire più comoda e quando qualcuno mi chiede: “ma non ti piacerebbe indossare abiti più eleganti”, posso sentirmi libera di rispondere come i vecchietti del Muppet Show (ve li ricordate?): “Who Cares?” …a chi importa? chi se ne frega?
Ammettiamolo, una critica o delle opinioni negative sul proprio conto possono mandarci in tilt. Perchè non imparare a “impermeabilizzarsi” ai giudizi altrui e fregarsene? Se aspiri a una vita felice e serena devi diventare meno succube delle opinioni che provengono dall’esterno.
Ci sono tre aspetti fondamentali che ti spingono a giudicarti eccessivamente e che di conseguenza minano la tua capacità di fregartene del giudizio altrui e sono:
i sensi di colpa;
senso di inadeguatezza o inferiorità;
mancanza di abilità comunicative, relazionali e di autodifesa.
Allenati a fregartene del giudizio altrui, accetta il fatto che non si può non essere giudicati e di conseguenza può succedere di imbatterti in persone (e soprattutto i tuoi cari) che nella vita cercheranno fare leva sui tuoi sensi di colpa, sulla tua autostima. Qualcuno potrà accusarti di essere insensibile, di fare scelte affrettate, di comportarti da egoista, di frequentare persone sbagliate.
A meno che tu non abbia ucciso qualcuno, accetta pure le critiche ma fatti scivolare tutto subito. Accettare non si significa assecondare e nemmeno giustificare, ma essere consapevoli che qualcuno può essere in disaccordo con le tue scelte di vita……e quindi: ma chi se ne frega! Bada bene, nessuno ti sta chiedendo di essere superficiale nel fare le cose, l’importante è essere naturale e coerente con se stessi
Prendi la giusta distanza emotiva-ma chissenefrega
Ecco un allenamento mentale che ti chiedo di fare con costanza per spezzare le “catene” con tutti quegli atteggiamenti costruiti solo per accontentare gli altri. Questo allenamento consiste nel prendere le distanze emotive dai giudizi esterni. Immagina proprio di tranciare con una cesoia gigante l’eccessiva importanza che dai ai giudizi altrui.
Ogni volta che ne ricevi uno, chiediti se si tratta di un fatto o di una opinione. I fatti si possono sempre argomentare e dimostrare, le opinioni no. Un tuo amico, il tuo collega o magari tua madre o tuo padre può fare delle obiezioni sul tuo taglio di capelli, sul lavoro che svolgi….. e allora? Che te ne frega, l’unica persona a cui devi dar conto sei solo tu! A volte per invidia, per gelosia, per un senso di protezione…. la gente può dare consigli sbagliati, ricordalo sempre!
Impara a farti scivolare qualsiasi valutazione negativa, fatti scivolare tutto addosso…..e ti assicuro che ti sentirai più leggera. Non dimenticare mai che anche se certi giudizi arrivano dalle persone a te care, non è detto che siano giusti; loro non sono te.
Adesso prova a fregartene davvero- ma chissenefrega
Pensa al giudizio che ti ha fatto più soffrire. A distanza di tempo chiediti con obiettività: valeva la pena stare così male? Sono sicura che ti risponderai: no! E allora, ad alta voce ripeti “ma chi se ne frega, io ascolto me stessa”. Ora ti sembra difficile, ma fidati se ti alleni, vedrai la vita da un’altra prospettiva.
Per rendere meglio il concetto faccio un esempio. È un po’ come andare a correre: all’inizio, correre per 30 minuti ti sembra impossibile, ma dopo un pç di allenamento e costanza, ci riuscirai e solo perché ti sei allenata e sei stata costante. La stessa cosa succede con un sano “chissenefrega”: basta dirlo e poi ci si sentirà più libere.
Non devi scusarti con nessuno, non dimenticare mai che tu vali
Ti rimproveri e consideri gravi dei comportamenti che sono banali o delle particolarità che nessuno noterebbe? Così non fai altro che alimentare il tuo senso di colpa. Non devi chiedere l’autorizzazione per ciò che è nel tuo pieno diritto. Affermando ciò che sei e ciò che fai senza rimproverartelo, farai molto bene alla tua immagine.
In genere, chi è vittima delle critiche gratuite e cattive tende a essere molto dura con se stessa, intransigente e rigida. Allora ogni volta che sei tentata di autogiudicarti troppo severamente, fermati e ripetiti mentalmente “io valgo”. Questa breve frase servirà a convincerti che il tuo valore è sempre indipendente dai tuoi comportamenti. Quello che dovresti sempre tener presente è che non puoi piacere a tutti e non puoi soddisfare tutti. Premesso questo, dovresti già essere in pace con te stessa.
Allenarsi alla felicità
Nel nostro cranio custodiamo una formidabile macchina del buonumore. Il nostro cervello trabocca di energia, basta che impariamo a lavorare bene con lui e ad allenarlo per stare sempre meglio. Spesso pensiamo al nostro corpo come una “macchina” da allenare e tenere in esercizio. Ma non pensiamo nello stesso modo alla nostra mente e al nostro spirito. Invece possiamo agire anche là allo stesso modo, fare degli esercizi per… fortificarci. E’ l’unico modo per riuscire a superare le esperienze negative o per avere una piena consapevolezza di quello che sappiamo fare e quello che non sappiamo fare.
Le neuroscienze hanno dimostrato che, in qualche maniera, è il nostro cervello che si abitua a “difendersi” dalle delusioni e dalle disillusioni. È un’abitudine come un’altra e può essere cambiata. Così come le lamentele, l’ansia, i brutti pensieri e la tendenza alla depressione sono risposte “automatiche” che il nostro cervello dà alle situazioni quotidiane, la felicità dovrebbe diventare un’abitudine che può essere costruita.
Facile? Tutt’altro. Cambiare, reagire, provare a fare qualcosa è molto faticoso e richiede energie e costanza com’è per ogni esercizio fisico, ma in questo caso il premio è più grande di qualche muscolo in più: una vita più felice e serena.
Allenarsi alla flessibilità
Altra cosa importante è quella di non cadere nell’autosabotaggio e di non essere rigidi con se stessi: hai fatto una promessa che non hai potuto mantenere? Ti eri ripromessa di iniziare la dieta da oggi? Stai pensando che avresti potuto gestire meglio una conversazione? Tutto questo fa parte del passato, concentrati solo sul presente.
Qualunque cosa farai, sarai sempre criticata, perché ognuno ha diverse opinioni, regole, indicazioni su come affrontare la vita. E se vuoi migliorare la tua vita, non dovrai fare altro che fregartene del giudizio altrui, degli errori commessi, del passato….Solo così ti sentirai più sicura, vivrai in armonia con te stessa e raggiungerai dei risultati più gratificanti in qualsiasi settore….e allora non mancare agli allenamenti mentali: “E chissenefrega”
Vi saluto con una citazione di Bob Marley “Lo so, non sono perfetto. Ma chissenefrega! Nemmeno la luna è perfetta: è piena di crateri. E il mare? Nemmeno lui: è troppo salato. E il cielo? Sempre così infinito! Insomma, le cose più belle non sono perfette. Sono speciali“
Io spero che parlare del mio “ma chissenfrega” vi sia stato diispirazione.
Vi ricordo che se volete contattarmi potete farlo tramite la sezione “contatti” del sito
Perché ci sentiamo così e come superare questa nostra condizione.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul sentirsi inadeguati.
Quante volte, durante gli incontri con i ragazzi (ma anche con gli adulti), sento frasi del tipo
“mi sento sempre fuori posto”
“non chiedo spiegazioni scuola perché ho paura di disturbare e di essere presa in giro dai compagni”
“mi sento insicuro…ogni cosa faccio”
Ma perché ci sentiamo così? Da cosa dipende questo nostro stato d’animo paralizzante e come fare pr uscirne?
Senso di inadeguatezza: com’è manifestato
Come accennato poco fa, spesso siamo vittime di una trappola mentale che ci fa sentire inadeguati.
Alcuni di voi si staranno sicuramente chiedendo “come non sentirsi inadeguati al giorno d’oggi?”
Nella società odierna sembra che tutti amino correre per inseguire e intraprendere la strada della perfezione.
Oggi più che mai, infatti, per non restare un passo indietro è quasi necessario abbracciare degli ideali.
Insomma, per sentirsi all’altezza occorre viaggiare, comprare una casa magari lussuosa, andare in palestra e costruire una bella famiglia.
Chi non rispetta tutto questo, rimane fuori.
Ecco che può prendere vita quel senso di inadeguatezza che sembra quasi tenerci in trappola e quando parliamo di “trappola” non esageriamo: pensate che diversi psicologi definiscono l’inadeguatezza proprio come una trappola, affermando come sia dunque un modo fisso di pensare e sentire che può manifestarsi in vari modi.
Chi viene infatti investito da un senso di inadeguatezza può poter avere timore di sbagliare, a casa, a lavoro, con gli altri.
Cerca di piacere a chiunque e prova costantemente sentimenti di vergogna per i propri difetti.
Non solo: si sente sempre frustrato, poiché insicuro e con una bassa autostima.
Insomma quando parliamo di persone che si sentono inadeguate, parliamo di chi non crede nel proprio valore: per questo si ha bisogno costantemente delle conferme altrui.
Spesso per mascherare la propria insicurezza, questi soggetti cercano di mostrarsi forti e sicuri, ma questa, appunto, è solo una maschera che si indossa all’occorrenza.
A questo punto vi starete chiedendo cosa nasconda questo senso di inadeguatezza: perché mai qualcuno arriva a considerarsi inadeguato, insicuro e frustrato?
Cerchiamo di rispondere qui di seguito a questa domanda.
Senso di inadeguatezza: cosa nasconde?
Poco fa abbiamo visto che chi si sente inadeguato può arrivare a provare paura: paura di sbagliare, paura di mettersi in un certo senso in gioco.
Paura dei propri stessi difetti.
Perché ci si può sentire così inadeguati?
Spesso dietro l’inadeguatezza c’è la paura del giudizio degli altri.
Quando si ha paura di quello che gli altri possano pensare, succede questo: la stima e il valore che attribuiamo a noi stessi vacilla, a seconda del pensiero altrui.
In un certo senso più siamo insicuri, più abbiamo paura degli altri e del loro giudizio e maggiore è la probabilità che il proprio valore, o meglio il valore che attribuiamo a noi stessi dipenda da questi ultimi.
A questo punto una domanda sorge spontanea: come si può non avere paura del giudizio altrui se da questo sembra dipendere il nostro successo o insuccesso?
La paura del giudizio altrui: cosa c’è dietro?
Soffermiamoci su questo aspetto, ovvero sulla paura del giudizio altrui, dal momento che abbiamo visto essere collegata all’inadeguatezza.
Pensate per un momento all’istante preciso in cui dovete mettere in atto un comportamento: spesso vi frenate? Qualcosa che vi blocca?
Sapete cos’è quel qualcosa?
La paura di essere giudicati e di conseguenza la paura di provare un senso di inadeguatezza.
Non è raro che ci facciamo domande del tipo “ ma se faccio questa cosa, cosa penseranno di me”?
Domande che nascondono in un certo senso delle aspettative su quello che gli altri potrebbero pensare o immaginare. Perché?
Perchè abbiamo così paura di essere giudicati?
Semplice.
Perché vogliamo essere accettati. Non è forse questo un bisogno essenziale?
Chi di noi non vuole essere accettato da chi lo circonda?
Magari per il lavoro che si svolge o per l’aspetto fisico che si ha.
Ed è proprio la paura di non esserlo che spesso ci porta ad aver timore del giudizio altrui.
Quando vogliamo fare o dire qualcosa o stiamo quasi per farlo a volte preferiamo frenarci per paura di quello che gli altri possano dire.
Per paura di essere giudicati. Iniziano così ad affiorare nella nostra mente, pensieri quali: “Come dovrei comportarmi in questo momento?” “Che cosa penseranno di me?”, ovvero domande che nascono dalle aspettative che immaginiamo gli altri abbiano su di noi.
Questo perché, come abbiamo visto, non vogliamo essere giudicati, ma al contrario desideriamo solo essere accettati e amati da chi ci circonda.
E’ proprio la paura di essere rifiutati che ci porta a sentirci prigionieri.
Una paura questa legata dunque al desiderio di essere apprezzati.
Una paura che spesso non ci consente di esporci.
Facciamo un esempio forse banale, ma pratico e di facile comprensione: se abbiamo paura del giudizio altrui e ci sentiamo dunque inadeguati, difficilmente riusciremo a prendere un’iniziativa o a proporre un posto dove andare il sabato sera.
Difficilmente saremo liberi di dire la nostra, insomma: ecco perché si parla di trappola!
Giudicare: cosa intendiamo?– sentirsi inadeguati
Ma soffermiamoci per un momento al termine giudicare: cosa nasconde questa parola? Ha un unico significato?
Sicuramente no.
Noi tutti infatti valutiamo gli altri e ciò che ci circonda, in base alla nostra personalissima visione delle cose e del mondo, spesso in maniera giudicante.
Basti pensare a quando, per esempio, osserviamo qualcuno per competizione o per fare confronti ed esprimiamo un parere.
In quel caso stiamo in un certo senso avanzando un giudizio che, se ci pensiamo bene, non fa altro che mettere in risalto non tanto l’altro, ma noi stessi e la nostra voglia di competere.
Dunque in un certo senso spesso giudichiamo perché tendiamo a fare confronti.
E perché tendiamo a fare confronti?
Spesso lo facciamo per insicurezza e perchè no, per migliorarci, ma spesso tutto questo ci porta solo ad auto-criticarci.
L’inadeguatezza, con questi presupposti, non può che essere dietro l’angolo.
Paura del giudizio altrui: ha a che fare con il nostro passato?
Riguardo alla paura del giudizio altrui, non possiamo non approfondire la questione, cercando di darne una lettura più approfondita.
Poco fa abbiamo detto che spesso cerchiamo conferme altrui per credere di valere qualcosa.
Ma perché diamo agli altri tutto questo potere?
Perché mai il parere degli altri dovrebbe avere più valore del nostro?
Per rispondere a questo interrogativo ci viene in aiuto Bowlby, uno psicologo e psicoanalista britannico, che ha elaborato la teoria dell’attaccamento, con la quale ha messo in rilievo quelli che sono gli aspetti caratterizzanti il legame madre-bambino.
Lo psicologo in questione sostiene e sottolinea fortemente l’importanza del rapporto che instauriamo con le nostre figure di attaccamento, sin dai nostri primi momenti di vita.
A tal proposito infatti afferma come sia proprio questo rapporto a far interiorizzare al bambino una figura di sé come degna di essere amata o al contrario come un soggetto non amabile.
In un certo senso è anche dal modo in cui i nostri genitori ci accudiscono che dipende la nostra successiva capacità di credere in noi stessi e di conseguenza la paura del giudizio altrui e la conseguente sensazione di inadeguatezza.
Quanto detto ci fa capire quanto sia fondamentale per un bambino essere accettato, amato e curato e quanto questo possa influire sulla sua crescita psicologica e quindi sui suoi rapporti interpersonali.
Un bambino che non si è sentito amato abbastanza, da grande molto probabilmente tenderà ad essere iper-critico verso se stesso e verso gli altri.
Avrà costantemente timore di essere rifiutato o criticato.
Ma riflettiamo un momento su quest’ultima frase: avere paura di essere rifiutati non è forse una forma di allontanamento da chi siamo realmente?
Non è forse un conflitto che agiamo solo contro noi stessi?
Lasciar andare la paura del giudizio: perché è importante?
Liberarsi dalla paura del giudizio non solo è giusto, ma è anche necessario e il perché non è cosi difficile da capire.
Non possiamo sentirci sempre sotto pressione e prigionieri di quello che gli altri pensano o possono pensare.
Basti pensar a quei momenti in cui, per un qualsiasi motivo x, ci sentiamo inadeguati e di conseguenza ci innervosiamo e ci agitiamo.
Siamo davvero disposti a rinunciare a qualcosa per la paura del giudizio altrui?
Vogliamo davvero rinunciare a quel colloquio di lavoro?
Possiamo non discutere la nostra tesi in pubblico, solo perché ci sentiamo inadeguati?
Forse tutti noi dovremmo imparare a dare il giusto peso alle cose, alle persone, ma soprattutto a noi stessi, cercando di dare maggior importanza a quello che noi stessi pensiamo.
Ma come si fa?
Come possiamo riuscire a superare quel senso di inadeguatezza che spesso ci blocca e non ci fa fare quello che davvero desideriamo?
La trappola dell’inadeguatezza: come superarla
Fin’ora abbiamo cercato di capire cosa si nasconde il nostro sentirci sempre inadeguati: abbiamo visto come spesso è il timore del giudizio altrui a bloccarci e l’importanza che diamo agli altri.
Inoltre è stato messo in risalto il rapporto che sin da piccoli instauriamo con i nostri genitori, per spiegare come questo possa avere delle ripercussioni sulla nostra autostima e quindi sul nostro senso di inadeguatezza.
A questo punto non possiamo non chiederci cosa occorre fare per superare tutto questo.
Per rispondere a questo interrogativo, è necessario cercare innanzitutto di capire cos’è che ci fa sentire così dannatamente inadeguati.
Insomma è importante che ci soffermiamo sulle nostre emozioni: non mettiamole in secondo piano.
Cerchiamo di capirci di più, ponendo a noi stessi delle piccole domande.
Cos’è che mi turba così tanto?
E’ la paura del giudizio altrui? Sono le mie insicurezze?
Non ho molta fiducia in me?
Cercare di rispondere a queste domande è già il primo passo, sapete? II primo passo per conoscervi meglio e per migliorare, ma soprattutto il primo passo per andare nella direzione giusta.
Per fare tutto questo non potete, però, non lavorare sulla vostra autostima.
Lavorare sulla propria autostima
Nel corso dell’articolo abbiamo incontrato molte volte questo termine e forse è arrivato il momento di darne una definizione.
Partendo dal presupposto che di definizioni ve ne son diverse , qui ne presenteremo una in grado di cogliere il vero significato di autostima.
Cos’è l’autostima?
L’autostima, altro non è che l’insieme dei giudizi valutativi che l’individuo dà di se stesso .
Battistelli, 1994
Ora avete capito perché è così importante annaffiare questo fiore speciale?
Più lavoreremo sulla nostra autostima, più possibilità avremo di prendere consapevolezza del nostro valore.
Insomma, la morale della favola è che non dovete cercare di convincere gli altri, ma voi stessi.
Sugli altri noi non abbiamo nessun potere, su di noi, si.
Dunque quando e se vi sentirete giudicati, evitate di cercare di camuffare quello che siete, nel tentativo di cambiare il giudizio altrui.
Non serve e inoltre è solo una perdita di tempo: impiegatelo per migliorare voi stessi e l’idea che avete di voi stessi.
Questo significa sicuramente mettersi in discussione: quanti ne sono davvero in grado?
Seppur possa sembrare difficile, è necessario farlo: spesso è proprio l’opinione che abbiamo di noi a crearci problemi.
Cosa occorre fare per cambiarla?
Praticate la tolleranza, ma verso voi stessi, soprattutto.
Come riuscirci?– sentirsi inadeguati
Provate per esempio a pensare a quello che avete vissuto, alle esperienze che avete fatto.
Qualcosa vi ha reso così insicuri? C’è stato un momento in cui avete perso fiducia in voi stessi?
Questo viaggio nel passato può poter essere davvero terapeutico.
Inoltre è importante che sappiate accettare i vostri difetti o i vostri insuccessi.
Non saranno certamente questi a definire chi siete.
Ridimensionate l’importanza che date a tutto questo, ma soprattutto iniziate ad amarvi davvero: fate un lavoro che non vi soddisfa?
Bene, impegnatevi affinchè possiate arrivare a fare quello che più vi piace.
Magari ci vorrà tempo e tanta forza di volontà, ma se ci tenete davvero ad un sogno, il primo passo è crederci.
Tutto questo non farà che confermarvi che siete delle persone capaci di raggiungere i vostri scopi e finirete per avere più fiducia nelle vostre capacità.
Insomma, la parola d’ordine è questa: OSARE! Spesso il segreto è tutto lì.
Sapete quanti ce l’hanno fatta, sol perché hanno deciso di osare?
In questo modo avrete l’opportunità di far emergere ciò che chiede solo di essere ascoltato e portato in superficie.
Insomma, il primo vero passo è puntare sulla propria autostima: il primo passo che vi consentirà di liberarvi dalla paura del giudizio altrui e dal vostro sensi di inadeguatezza.
Cos’altro occorre fare per superare la trappola dell’inadeguatezza?
Vediamo alcuni consigli qui di seguito.
Ulteriori consigli – sentirsi inadeguati
Vi capita di sentirvi giudicati? Rilassatevi.
Non siamo il centro dell’Universo, quindi non è detto che siamo sempre nei pensieri altrui.
Provate a pensarla in un altro modo: “e se stessimo proiettando sugli altri ciò che accade solo nella nostra mente”?
Magari ci sentiamo vittime di un giudizio e in realtà siamo noi i primi a farlo. Rifletteteci su.
Un altro consiglio che non può proprio mancare? Ricordate che quando qualcuno ci critica, sta definendo se stesso e il suo modo di rapportarsi agli altri.
Il vostro partner vi ha trattato male, perché voleva che vi comportaste in un certo modo, durante una cena di famiglia?
Bene, questo non significa necessariamente che siete stati inadeguati.
Molto probabilmente era lui ad essere particolarmente suscettibile in quella circostanza.
Insomma imparate a pensarla in questo modo: non tutto quello che ci viene detto è verità .
Smettiamola, quindi, di dare agli altri lo scettro del potere su chi siamo.
Ricordate
A tal proposito è bene ricordare un’altra cosa importante: spesso gli altri ci criticano non per quello che siamo, ma per quello che credono che noi siamo e la cosa è ben diversa.
Se pensiamo poi che una critica spesso e volentieri è agita su un singolo comportamento, una domanda non può che sorgere in modo spontaneo: perché dobbiamo mettere in discussione ciò che siamo?
Non è giusto né utile: quindi cerchiamo di ridimensionare il tutto.
E’ importante cercare di capire quando una critica è davvero costruttiva e quando no: se una critica può esser utile a noi per migliorare qualcosa, perché non prenderla al volo?
Non siamo mica tutti perfetti: prima lo capiremo e prima riusciremo ad accettare che possiamo sbagliare, ma anche recuperare.
Quando qualcuno ci giudica, pensiamo primariamente a chi ha mosso il giudizio, vero?
E noi, in tutto questo, dove siamo?
Insomma, invece che pensare “lui/lei mi ha giudicata”, provate a dire “mi sento giudicata”.
Cambiando modalità di pensiero, recupererete il vostro potere di scelta e soprattutto rimetterete al centro voi e non è mica una cosa di poco conto !
Seguite il vostro essere, le vostre sensazioni, le vostre emozioni: amatevi, coccolatevi, smettete di giudicarvi e annaffiate la cosa più importante che abbiamo.
La nostra autostima: solo così riuscirete a stare bene con voi stessi, senza sentirvi costantemente inadeguati o sotto giudizio.
Io spero che parlare del perché sentirsi inadeguati vi sia stato d’aiuto.
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