Buongiorno amici. Oggi parliamo, in diretta:insoddisfazione cronica.
Da cosa nasce l’insoddisfazione cronica?
Tutti noi, probabilmente, ci siamo sentiti insoddisfatti almeno una volta.
Nessuno ha una vita perfetta. Tuttavia, il problema nasce quando questo sentimento domina ogni singola giornata.
In genere l’insoddisfazione cronica è relazionata a due elementi: non accettare la realtà ed essere incapaci di cambiare ciò che non va.
Entrambi gli elementi sono fondamentali per sentirsi bene. Applicarne solo uno produce stanchezza (psicologica e fisica, in ordine), ma favorisce anche le emozioni spiacevoli e persino la depressione.
Cosa succede se si accetta questa condizione?
Immaginate, per un momento, di scegliere il primo approccio. Esatto, quello dell’accettazione.
Anche se ci sono elementi nella vostra vita che non vi piacciono per niente, decidete di smettere di preoccuparvi. In fin dei conti, godersi il momento è uno dei segreti della felicità umana.
Quindi, smetterete di perdere tempo a pensare a ciò che non va.
Se il vostro capo è una cattiva persona, gli porgerete l’altra guancia. Se non avete abbastanza soldi per mettere su famiglia, vi rinuncerete. Ma quali saranno gli effetti di questo atteggiamento a lungo andare?
Vi lascio il link della diretta.
Potete anche scaricarla per guardarla e riguardarla, anche con i vostri ragazzi, quando e dove volete.
Buongiorno amici . Oggi riflettiamo sulla frase “Mio figlio è insopportabile”.
In ogni fase della vita i genitori si trovano ad affrontare sfide e cambiamenti e avere figli adolescenti può rappresentare una sfida che richiede una grande capacità di adattamento.
Anche se per alcuni è possibile gestire questa fase delicata con pazienza e comprensione, altri si sentono sopraffatti e possono sentirsi catapultati sul ring di fronte a comportamenti e a reazioni dei loro figli a volte incomprensibili o molto distanti da ciò che vorrebbero.
“Le avvisaglie sono da sempre inequivocabili: ai primi vagiti del corpo adolescente, il dialogo si zittisce. I pori, i peli, l’odore, le curve, il menarca e le polluzioni notturne cominciano a parlare una lingua che chiede che non venga aggiunto altro: è iniziata la pubertà e la notizia pretende(rebbe) discrezione. Lo sviluppo del corpo che si fa generativo dice al mondo due cose: ai pari che si è entrati in partita; alla mamma, che dovrebbe farsi da parte”. (Tratto dal libro “Mio figlio è normale? Capire gli adolescenti senza che loro debbano capire noi” di Stefania Andreoli)
Adolescenti-“mio figlio è insopportabile”
L’adolescenza è un periodo di trasformazione fisica ed emotiva in cui i ragazzi cercano di scoprire chi sono e quale sarà il loro ruolo nel mondo.
Cercano di definire la propria identità, spesso sperimentando nuove passioni e amicizie, perdendo interesse per ciò che una volta li coinvolgeva maggiormente, incluso il rapporto con i genitori.
Spesso alcuni comportamenti e atteggiamenti sembrano venir fuori dal nulla, lasciando i genitori confusi e preoccupati.
“Ieri l’ennesima discussione, è evidente che ogni tentativo di dialogo con lui sia inutile. Io ormai non posso più parlare, qualsiasi suggerimento viene intrepretato e applicato al contrario, sono davvero delusa. L’adolescenza è diventata un alibi e ogni volta che rimango ferma su delle regole per me invalicabili, e lui non ottiene quello aveva nella mente, mi dice che con me non vuole più avere niente a che fare e che mi tratterà come un’estranea finché non cambierò idea. Io provo a disinnescare ma così è davvero difficile!”.
Autonomia- mio figlio è insopportabile
L’adolescenza è anche una fase in cui i giovani cercano di sviluppare un senso di autonomia e indipendenza.
A volte potrebbero prendere decisioni apparentemente in contrapposizione agli insegnamenti ricevuti dai genitori, ma è importante ricordare che questi comportamenti sono parte del processo di crescita.
I ragazzi hanno bisogno di essere accettati per quello che sono e di essere riconosciuti nel loro modo di essere e di esprimersi, anche se spesso rischia di andare in contrasto con le regole genitoriali.
“Ieri mi chiama nella sua stanza e mi fa vedere tutta orgogliosa il suo nuovo crop top aderente e che lascia ben poco spazio all’immaginazione.
Ovviamente avrebbe voluto indossare quella maglietta striminzita e, secondo me anche un po’ volgare, la mattina seguente per andare a scuola. Io prontamente ho risposto che poteva scordarselo e che non era adatto per il contesto scolastico.
Da lì sono partite una serie di argomentazioni e polemiche con un’insistenza incredibile. Se solo mettesse il 10 % di questa energia nello studio, sarebbe la più brava della classe.
Ho cercato di fargli capire che non si trattava di una limitazione della sua libertà di espressione, perché se fosse stato per me neanche l’avrebbe avuta nel suo armadio, ma era importante passarle il messaggio che nella vita è importante contestualizzare e che su alcune regole non c’è margine di trattativa”.
Riflettere sui propri errori: genitori tra senso di colpa e frustrazione
Quando ci si trova di fronte un figlio adolescente che sembra aver preso una strada diversa da quella della famiglia, è facile sperimentare un senso di colpa come genitori.
Tuttavia, è importante ricordare che i genitori non sono i soli responsabili delle scelte dei figli e che ogni individuo ha il diritto di esplorare e prendere decisioni autonome.
Spesso, infatti, si ha la sensazione di trovarsi di fronte a un figlio completamente estraneo, e possono sorgere dubbi e preoccupazioni sul proprio ruolo genitoriale. “Dove ho sbagliato?” potrebbe essere la domanda che tormenta molti genitori in questa situazione.
“Mi vergogno quasi a dirlo, ma mio figlio in questo periodo proprio non lo sopporto, non mi piace la persona che sta diventando e soprattutto mi chiedo dove ho fallito come genitore. Sono preoccupato per il suo futuro, perché se continua così non farà mai nulla nella vita: non sa gestire niente, nemmeno se stesso”
“Mia figlia è solo capace a chiedere, chiedere e ancora chiedere senza dare assolutamente nulla in cambio.
Non le importa di nessuno al di fuori di se stessa. Quando si avvicina a noi è solo perché è interessata ad ottenere ciò che le interessa: un passaggio con la macchina, uscite, shopping. Ma si rende conto che noi ci facciamo in quattro per lei e il fratello e che la sera avremmo solo bisogno di un po’ di collaborazione e tranquillità”?
Comprensione
Anche quando non si è d’accordo con quello che fanno o dicono, è importante non criticare i ragazzi ma cercare di comprenderli e sostenerli, di ascoltare le loro ragioni e le loro idee.
Non bisogna dimenticare che l’adolescenza comporta delle sfide anche per gli stessi ragazzi e il ruolo degli adulti fornisce una base sicura da cui muoversi per sperimentare e crescere nella propria individualità e a cui fare riferimento nelle difficoltà.
In una fase ricca di novità e di fatiche, anche quando sembrano respingere ogni aiuto, per i ragazzi sentire che i propri genitori sono sempre presenti e pronti a sostenerli, rappresenta un elemento positivo, che li fa sentire degni di attenzione e rispetto. Al contempo, può essere difficile per i genitori trovare una modalità adeguata che permetta loro di mantenere un ruolo di orientamento e guida poiché i ragazzi cercano, invece, di esercitare autonomamente ogni controllo sulla loro vita e sulle loro scelte.
I genitori come possono comportarsi?
In una società in cui si fa fatica ad avere punti di riferimento stabili, dove le incertezze prendono il sopravvento e il gap generazionale sembra ostacolare un’adeguata connessione tra adulti e giovani.
I ragazzi senza una guida, si sentono sempre più soli e in balia delle loro emozioni e comportamenti.
Dunque è fondamentale comunicare e far sentire loro la propria comprensione, sostenerli nella loro ricerca di autonomia e indipendenza, spiegare l’importanza di confini e limiti che li proteggano nelle loro esperienze.
Inoltre, è importante non focalizzare tutto sulla scuola e su tutto ciò che sbagliano, ma mostrare interesse per ciò che i figli hanno da dire e ascoltarli attentamente può aiutare a instaurare una migliore comunicazione.
Nonostante le difficoltà che si possono incontrare in questo percorso, la relazione con i propri figli può modificarsi ma conservare stabilità e fiducia.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di ragazzi che si sentono soli.
La paura dell’abbandono, porta ad aver paura di perdere la persona a cui mi sono legato, alla quale tengo e sulla quale ho investito le mie energie.
Erroneamente si tende a pensare che questo vissuto riguardi solo le relazione tra adulti, mentre molto spesso anche i ragazzi vivono la perdita come qualcosa che non c’è più nel presente, non tornerà più nel futuro e non si può colmare con qualcos’altro.
Controllo ed evitamento
“Sto male da diversi mesi con la mia fidanzata ma non riesco a mettere la parola fine a questa relazione: lei è possessiva, mi controlla in ogni mio passo e discutiamo ogni giorno per ore fino ad essere esausti.
Dentro di me conosco già tutte le risposte, perché sono certo che questo non possa essere amore.
Ma il solo pensiero di lasciarla mi fa sentire un vuoto dentro che mi blocca. Troverò qualcun altro che mi ami così tanto? Rimarrò da solo per sempre?”
Questa solitudine, talvolta, diventa così forte da indirizzare i pensieri e le azioni verso la strada del controllo e dell’evitamento, senza capire che, più la si evita, più verrà alimentata e rinforzata.
Può essere una paura che riguarda qualsiasi tipo di relazione affettiva in cui c’è un legame forte, anche un’amicizia, non solo un legame sentimentale.
Amici
“Quando sono con i miei amici, non mi sento totalmente libera di esprimere me stessa perché ho sempre paura di dire la cosa sbagliata al momento sbagliato.
E se poi non piaccio? Se mi trovano noiosa? E se trovano qualcuno migliore di me e non mi chiedono più di uscire? Ogni tanto vorrei essere un po’ più leggera, ma proprio non ci riesco, mi sembra sempre di stare in bilico su un filo”
“Il mio migliore amico, la prossima settimana andrà in gita qualche giorno con la sua classe.
Più si avvicina la data più mi sale l’angoscia. So che dovrei essere felice per lui, ma il pensiero di sentirlo molto di meno o che mi possa sostituire con qualche suo compagno di classe mi massacra e non riesco a smettere di pensarci”.
L’abbandono, nella testa di chi lo prova, rappresenta la paura di rimanere solo: anche solo il pensiero di quello che potrà accadere dopo, attiva un forte stato di tensione interna.
Quali meccanismi scattano nella testa?
“Ho 17 anni e se mi guardo intorno mi sembra di non aver mai costruito nulla a livello di amicizie. Credo di essere io il problema, ogni volta che stringo dei legami le persone si allontano da me. Non capisco cosa io abbia di così sbagliato e questa situazione mi fa sentire profondamente sola.
Spesso i ragazzi utilizzano le parole “mai”, “sempre” e tendono a interpretare la realtà in funzione del filtro della paura dell’abbandono e a commettere un errore cognitivo.
Vedono, infatti, nei comportamenti, negli atteggiamenti e nelle parole dell’altro solo ciò che può andare a confermare i loro timori.
Frasi o messaggi in cui ci sono anche affermazioni positive vengono interpretati come meno rilevanti e messe in secondo piano.
Cosa accade in queste situazioni?
Quando si attiva il processo che innesca la paura, il pensiero razionale si spegne e il modo in cui si interpreta la realtà cambia.
A livello fisico, inoltre, il cuore inizia a battere più forte, il respiro si fa più affannoso e le mani iniziano a diventare più fredde e anche a sudare.
In certi momenti scatta anche la rabbia nei confronti dell’altra persona, oppure non si riesce più a tollerare il pensiero di stare da soli e dover affrontare la solitudine.
Questa paura impedisce di godere dei rapporti, non permette di vedere le potenziali vie di uscita, ma soprattutto non permette di vedere che nella vita sono state già superate tante situazioni simili e che sono state acquisite le competenze per andare avanti.
Proprio per questo, risulta fondamentale lavorare su se stessi e fare i conti con le proprie paure e con il proprio vissuto di essere abbandonati, mettendo in atto delle strategie efficaci per non farsi più condizionare nelle scelte e nelle relazioni.